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Analisi e studi

Prescrizione: da domani saremo tutti presunti colpevoli. A vita (di P. Becchi e G. Palma su “Milano Finanza”)

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A pochi giorni dall’entrata in vigore della riforma sulla prescrizione fortemente voluta dal M5S, mentre FI propone l’abrogazione della legge, il PD corre ai ripari e presenta una sua controproposta.​ In effetti sta per entrare in vigore una legge palesemente incostituzionale.

La legge approvata circa un anno fa dall’allora maggioranza giallo-verde prevede la sospensione dei termini di prescrizione dopo il primo grado di giudizio penale. Una vittoria del giustizialismo dei 5Stelle che la Lega cercò di attenuare con l’introduzione dei termini perentori di durata dei tre gradi di giudizio. Ma se della durata certa dei processi non se ne fece più nulla, la riforma della prescrizione entra invece in vigore il 1° gennaio.​ Una misura che terrà gli imputati sotto processo “in saecula saeculorum”, tanto senza la prescrizione si potrà essere giudicati stando ai comodi dei magistrati.

In questi giorni il PD ha cercato di trovare un compromesso: sospendere i termini di prescrizione per due anni nel caso la sentenza di primo grado fosse impugnata in appello (più ulteriori sei mesi in caso di rinnovazione della fase istruttoria in secondo grado), più un ulteriore anno in caso di ricorso per Cassazione. Una soluzione di mediazione che semplicemente addolcisce il veleno. Ci spieghiamo meglio.

Il nostro ordinamento costituzionale prevede il principio della presunzione di non colpevolezza dell’imputato (art. 27) e il principio della ragionevole durata del processo (art. 111). Sospendere il decorrere dei termini di prescrizione per due anni e mezzo in appello più un ulteriore anno in Cassazione significa, sostanzialmente, fare un favore alle cancellerie e ai giudici, che potranno smistare le udienze con maggiore calma, diluendole nel tempo. Ma tale esigenza amministrativa contrasta con i diritti dell’imputato come la legge che entra ora in vigore.

Se l’imputato è presunto innocente fino a sentenza passata in giudicato ed ha diritto ad una durata ragionevole del processo, per quale motivo deve vedersi allungare il suo processo di tre anni e mezzo per mere esigenze di organizzazione amministrativa? Se è presunto innocente e il processo non si tiene in tempi brevi, lo si mandi assolto. Tenerlo sotto processo per tre anni e mezzo in più rispetto ad oggi significa – nei fatti – considerarlo presunto colpevole, essendo la irragionevole lungaggine di un processo una vera e propria anticipazione di pena. Inaccettabile. È una questione di civiltà giuridica e di umanità. Uno Stato che si rispetti non scarica sui cittadini la propria incapacità amministrativa.

Una proposta ragionevole sarebbe stata quella di sospendere i termini di prescrizione di un solo anno, assegnando questa facoltà al solo Tribunale in modo da consentire, ad esempio, una più approfondita fase istruttoria in favore dell’imputato in primo grado. In tal modo si sarebbero garantiti ugualmente sia i diritti dell’imputato, che avrebbe avuto più tempo per difendersi, che quelli delle parti civili, che avrebbero un anno in più per non incorrere nella prescrizione.

Ora il governo, a nostro avviso, potrebbe emanare un decreto legge che sospenda l’entrata in vigore della riforma pentastellata per un paio di mesi, in modo da consentire a PD e 5Stelle di trovare un compromesso ragionevole ed approvare le modifiche necessarie. Ma non succederà. E allora non resta che affidarsi agli avvocati, che potranno chiedere ai giudici di Tribunale di sollevare questione di legittimità costituzionale. In tal caso bisognerebbe trovare “giudici a quo” che abbiano una buona cultura giuridica e sollevino in modo corretto la questione davanti alla Corte costituzionale.

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su “Milano Finanza” del 31 dicembre 2019

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(Ladri di democrazia. La crisi di governo più pazza del mondo, di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, Giubilei Regnani editore: http://www.giubileiregnani.com/libri/ladri-di-democrazia/)

 


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