Analisi e studi
La Sbalorditiva Corsa all’Oro della Polonia: Varsavia Supera la BCE e Sfida gli Equilibri Europei
Polonia stravolge equilibri: riserve d’oro superano quelle BCE. Dettagli sulla corsa polacca al metallo prezioso e la strategia del governatore Glapinski.

Mentre l’attenzione globale si concentra spesso sulle mosse auree di Pechino, intente a diversificare le proprie riserve e a smarcarsi dal dollaro, una nazione europea sta conducendo una campagna di accumulazione d’oro ancora più aggressiva in termini relativi, quasi sotto silenzio: la Polonia. Varsavia non solo sta acquistando metallo giallo a ritmi record, ma ha già superato le riserve auree della Banca Centrale Europea (BCE) e detiene quasi il doppio dell’oro della Spagna.
Recentemente, la Banca Nazionale Polacca (NBP) ha rivelato che le sue riserve auree hanno raggiunto le 509,3 tonnellate. Questa cifra impressionante porta la quota dell’oro nelle riserve valutarie polacche al 22%, ben oltre l’obiettivo del 20% fissato dalla stessa banca e un balzo enorme rispetto al misero 4% del 2017. Per dare un termine di paragone, la Spagna detiene circa 281,58 tonnellate d’oro. Ancora più significativo è il sorpasso sulle 506,5 tonnellate detenute dalla Banca Centrale Europea, l’istituzione che rappresenta i 20 paesi dell’Eurozona. Con questo stock, la Polonia si colloca al dodicesimo posto tra le banche centrali per riserve auree, secondo il World Gold Council, un risultato notevole per un paese con un PIL nominale ancora inferiore a quello spagnolo e che opera con la propria valuta, lo zloty.

Oro acquistat dalla Banca centrale polacca nei primi due mesi del 2025, confrontato con le altre banche centrali Fonte El Economist
Il caso della BCE merita una breve riflessione: il suo oro deriva dai contributi iniziali dei paesi membri dell’Eurozona ed è distinto dalle riserve nazionali. All’atto della fondazione, le nazioni preferirono mantenere la maggior parte del metallo prezioso nei propri forzieri. Infatti, dopo gli Stati Uniti (oltre 8.000 tonnellate), troviamo colossi europei come la Germania con 3.351 tonnellate, seguita dall’Italia con 2.452 tonnellate e dalla Francia con 2.437 tonnellate. Questi paesi confermano il loro ruolo di strenui difensori dell’oro come asset strategico, superando persino le riserve ufficiali dichiarate dalla Cina (2.292 tonnellate), nonostante l’enorme volume delle sue riserve valutarie complessive.
L’accelerazione di Varsavia nell’accumulo di oro è stata fulminea. Nel 1996, la NBP deteneva appena 14 tonnellate. Nel 2016 erano 102. Il vero cambio di passo si è visto nel 2018, con l’acquisto di oltre 100 tonnellate che hanno portato le riserve da 103 a 228 tonnellate. Dal 2022, e con un’ulteriore intensificazione nella primavera del 2024, gli acquisti sono diventati frenetici, con picchi che hanno visto la Polonia, in termini di tonnellate nette acquisite in determinati periodi, superare persino la Cina. Nei primi due mesi del 2025 (secondo le proiezioni citate nell’articolo originale), la Polonia avrebbe aggiunto altre 32 tonnellate.
Circa il 20% dell’oro polacco è custodito in patria, mentre il resto si trova a New York e Londra, in una strategia di diversificazione dei luoghi di custodia. Già nel 2019, con un’operazione segreta, la NBP aveva rimpatriato 100 tonnellate dalla Banca d’Inghilterra. Recentemente, la Polonia ha iniziato ad acquistare oro anche dal Ruanda, paese divenuto un importante esportatore pur non avendo significative attività estrattive proprie, il che solleva interrogativi sulla provenienza del metallo, probabilmente dalla Repubblica Democratica del Congo.
Questa strategia si è rivelata finanziariamente vantaggiosa. A fine 2024, l’oro della banca valeva circa 14,12 miliardi di euro, un valore notevolmente superiore al costo d’acquisto, e da allora i profitti “sulla carta” (la NBP non intende vendere) sono cresciuti, raggiungendo un valore stimato attuale di circa 45 miliardi di euro. Un investimento lungimirante in un contesto globale di incertezza crescente.
Questa politica aurea si inserisce nel contesto del “miracolo economico” polacco, che ha visto il paese ascendere rapidamente tra le potenze dell’Unione Europea, posizionandosi come sesta economia per PIL. Varsavia ambisce ad accumulare riserve auree commisurate alla sua crescente influenza.
L’artefice di questa “febbre dell’oro” è il controverso governatore della NBP, Adam Glapinski, in carica dal 2016. Egli considera l’oro la componente più sicura delle riserve, un simbolo di stabilità e credibilità. Tuttavia, la sua figura è politicamente connotata, essendo storicamente allineato con il partito ultraconservatore Diritto e Giustizia (PiS). Criticato per la sua gestione dell’inflazione, Glapinski ha trovato nella strategia aurea un successo innegabile. Attualmente, i suoi rapporti con il governo di centro-sinistra di Donald Tusk sono tesi, con minacce di deferimento alla Corte di Stato. In questo scenario, Glapinski ha cercato e ottenuto una sorta di “protezione” dalla BCE, che ha difeso l’indipendenza dei governatori delle banche centrali UE. Mentre le pressioni politiche sembrano essersi allentate, il “Re Mida” polacco può sempre contare sullo scudo dorato delle sue imponenti riserve.
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