Cultura
Più SPRITZ e meno SPREAD
Continuiamo la collaborazione con Francesco Lenzi, che ringraziamo, con questo articolo che parla ancora di Euro e Svalutazione.
Vi segnalo che Francesco e’ un nostro Lettore, ed immagino sara’ disponibile a rispondere a domande sui commenti. A Lui, come a qualunque lettore, do’ la possibilita’ di pubblicare articoli con piacere, specialmente se fatti con criterio, ed al di la’ delle tesi esposte (basta contattarmi via mail).
Consigliamo le Lettura simultanea dei seguenti articoli:
L’altro giorno stavo parlando delle solite cose di questi tempi. La crisi, la casta, la corruzione, gli sprechi ed ovviamente lo spread. Da almeno 2 anni ognuno di noi ha preso familiarità con questo spread. Dei miei carissimi amici mi hanno regalato una maglietta con la faccia del Presidente del Consiglio ed una scritta: “+ SPRITZ – SPREAD”. La maglietta è molto carina con la faccia austera e rigorosa del professor Monti in color fluorescente. Anche la scritta è interessante e mi ha portato a pensare che se il Presidente del Consiglio si fosse dedicato a bere Spritz, invece che a curare lo spread, i risultati non sarebbero poi molto distanti da quelli che ci ritroviamo attualmente. Mi ha fatto veramente sorridere il commento rilasciato ad una conferenza tenuta alla fine del giugno scorso: “Se il precedente governo fosse ancora in carica, ora lo spread italiano sarebbe a 1200 o qualcosa di simile”
Tralasciamo il fatto che, se il precedente governo fosse stato ancora in carica, probabilmente lo spread, come lo conosciamo, neanche esisterebbe più, perché i mercati avrebbero già portato a termine il lavoro. Volevo invece focalizzare il discorso su quali siano le cause dello spread, riuscendo così anche a capire perché quella dello spread a 1200 è una sostanziale bischerata. Questo tipo di battute possono essere utili per ottenere consenso nella popolazione, e fare un po’ di terrorismo sull’uscita dalla moneta unica, ma certamente non impressionano persone che muovono decine di miliardi di euro e che valutano altre cose per decidere di investire in titoli di Stato di un certo Paese.
Egli ha infatti ripetuto che i differenziali di rendimento tra i titoli dei vari Stati dell’Eurozona sono sostanzialmente determinati da tre fattori:
- Rischio di credito
- Rischio di liquidità
- Rischio di converitibilità
La prima componente riguarda il singolo Paese e concerne la possibilità che un Paese possa o meno ripagare interamente il suo debito alla scadenza. La seconda riguarda la liquidabilità del titolo e quindi l’eventualità che tale titolo non sia liquidabile sul mercato secondario. Il terzo fattore concerne invece il rischio che il titolo venga ripagato in una valuta diversa da quello in cui è stato emesso. Se andiamo ad analizzare le varie componenti di rischio per il caso dell’Italia possiamo farci un’idea del perché le affermazioni di spread a 1200, 5000 o anche 10000000 siano fuori dal mondo.
Partiamo dal rischio di credito. L’Italia ha ormai da anni un avanzo primario tra i più alti al mondo. Questo significa che, prima di pagare gli interessi sul debito, le spese sostenute dallo Stato sono inferiori (e molto) rispetto alle entrate. Poi arrivano gli interessi sul consistente debito pubblico italiano. Se l’Italia avesse la possibilità di utilizzare una moneta nazionale (e non estera come quella attuale) i tassi di rendimento reali sul debito non sarebbero molti distanti da quelli internazionali. Sarebbero quindi vicini allo zero oppure negativi (così come avviene per gli USA, la Gran Bretagna ed il Giappone). La bufala del dividendo dell’euro (quella secondo cui fuori dall’euro i tassi reali sarebbero stati significativamente più alti) neanche la commento. Economisti, molto più qualificati di me, l’hanno sostanzialmente distrutta. E’ abbastanza evidente che in un sistema mondiale in cui i capitali circolano liberamente, i rendimenti reali offerti dai titoli di Stato non possono che uniformarsi. Quindi, con avanzo di bilancio delle dimensioni attuali e rendimenti reali dei titoli di Stato negativi, credo non vi siano dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico.
Riguardo al rischio di liquidità, non c’è molto da aggiungere alle parole dello stesso Draghi. Il fatto che abbia annunciato operazioni illimitate sul mercato secondario, significa per gli operatori che la liquidità è ormai garantita dalla BCE (ovviamente se alle parole pronunciate dal Governatore seguiranno poi i fatti).
Rimane il terzo rischio ed è quello che ormai da qualche anno preoccupa gli investitori, il rischio di convertibilità.
Questo rischio si riferisce alla possibilità che un certo titolo emesso dallo Stato italiano possa essere ripagato in lire, o in fiorini, o in qualsiasi altra valuta che il nostro Stato deciderà di adottare, piuttosto che in Euro. Se andiamo a riprendere i dati sui tassi di cambio reali dei Paesi dell’eurozona (calcolati in riferimento ai 17 Stati appartenenti all’unione monetaria) vediamo che l’andamento per Italia, Francia e Germania, dall’ introduzione dell’euro, è questo
Che vi sia una certa relazione tra il rischio di convertibilità (quindi il ritorno alle valute domestiche) e il differenziale di rendimento dei titoli di Stato si può verificare anche graficamente.
Pertanto, visto che stiamo pagando ormai da due anni i costi di questa svalutazione, senza però averne i benefici (incremento delle esportazioni, abbassamento dei tassi di interesse, recupero della domanda interna, allentamento della morsa fiscale) non sarebbe il caso di farla finita qui e di mostrarci chiaramente in che modo uscire da questa trappola? Se non lo decidiamo noi, di concerto con gli altri partner europei, lo decideranno i mercati.
Commento di GPG Imperatrice:
Reputo anche questo secondo articolo di Francesco sia sostanzialmente ineccepibile. Non aggiugo altro. Non esiste altro possibile sviluppo di quello evidenziato nelle conclusione. E’ unicamente questione di tempo. E’ evidente che il valore di spread e tassi e’ legato alle aspettative di dissoluzione dell’euro e di svalutazione della Lira e dei periferici. D’altronde come altro si spiegano tassi sotto zero sui titoli tedeschi a breve, cosa del tutto irrazionale in apparenza, se non con cio’? Il bello e’, che esattamente come nel 1992, i tassi scenderanno proprio dal giorno in cui ci sara’ la svalutazione (verificare per credere), proprio perche’ l’aspettativa cade.
GPG Imperatrice
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