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Pfizer: prendi i soldi, licenzia e scappa? 200 esuberi nello stabilimento di Catania

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‘Angoscia e l’attesa di 200 lavoratori in bilico nello stabilimento Pfizer di Catania: “Silenzio assordante dell’azienda e delle istituzioni”.

Nello stabilimento etneo si producono farmaci iniettabili a base di penicillina e vi sono maestranze preparate ed esperte. Il calo della produzione investe uno specifico antibiotico a base di penicillina per cui la richiesta si è abbassata drasticamente, passando dai 12 ai 15 milioni di flaconi ogni 12 mesi negli anni dal 2017 al 2019 sino ai 3 milioni di flaconi nell’ultimo anno.

La produzione di farmaci inettabili richiede un livello di specializzazione elevato ma la perdita di alcune commesse cinesi per la Pfizer ha determinato la volontà di rimodulare il suo impegno a Catania. Quindi che fare? L’azienda ha ventilato – per alcuni dipendenti che rientrerebbero nel novero dei licenziati a tempo indeterminato – il possibile spostamento nell’azienda di Ascoli Piceno.

Il gruppo farmaceutico Pfizer ha presentato ai sindacato un piano di 130 esuberi nello stabilimento di Catania. “A fine febbraio non verrà rinnovato il contratto a 50 dipendenti di Ramstad, che di fatto lavorano per Pfizer oltre al congelamento di altre 60 posizioni in attesa dell’arrivo di un nuovo macchinario in seguito al quale le unità verranno ridotte a 30” hanno reso noto Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, dopo un incontro con l’azienda. I sindacati hanno annunciato che “da oggi partiranno iniziative e mobilitazioni in vista dello sciopero del prossimo 4 marzo”. Lo stabilimento di Catania è specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici
L’annuncio degli esuberi giunge mentre il gruppo sta macinando miliardi di ricavi e utili grazie al vaccino contro il Covid, sviluppato insieme alla tedesca BioNtech, oggi dominante sul mercato. Farmaco per la cui messa appunto le società hanno ricevuto, in varia forma, sostanziosi aiuti pubblici. Nel corso dell’anno Pfizer ha ripetutamente rivisto al rialzo le sue stime su ricavi ed utili proprio grazie alla vendita di vaccini. I dati sul quarto trimestre e sull’intero 2021 verranno resi noti il prossimo 8 febbraio. Nei primi 9 mesi del 2021 la società ha registrato ricavi per 57 miliardi di dollari (50 miliardi di euro), il 91% in più dello stesso periodo del 2020. Gli incassi da vaccini sono saliti in un anno da 4,5 a quasi 29 miliardi di dollari. Nell’ultimo anno il valore della società in borsa è cresciuto del 51% raggiungendo i 295 miliardi di dollari. (fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/04/pfizer-incassi-da-capogiro-con-i-vaccini-ma-nel-sito-di-catania-arrivano-130-licenziamenti/6481583/)
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Riassumendo, la Pfizer sta facendo incassi d’oro alla mecca del vaccino, volando sul tappeto magico portato da massmedia e sicofanti opportunamente foraggiati, che continuano ad alzare il tiro sulla necessità di inoculazioni perpetue. Ovviamente gli conviene (conviene: non sono enti di beneficenza) tagliare gli esuberi nelle fabbriche che producono farmaci ormai fuori moda. La penicillina la usi una volta e hai salvato il paziente, e loro non vogliono salvare il paziente, ma tenerlo in uno stato di paranoica attesa, iniettarlo da sano, perpetuamente. Queste sono le modalità che danno la certezza di sicuri investimenti in borsa su aziende che non possono che aumentare esponenzialmente i loro utili, perpetuamente. E che non si osi parlare di cure preventive, altrimenti il business sfuma. E non vogliamo far incazzare gli investitori, giusto?

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