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Pezzo dopo pezzo si sta smontando la narrativa della pandemia: ma l’Italia resiste!

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Hiroo Onoda era nato in Giappone, a Kainan, il 19 marzo 1922 ed è stato un militare nipponico, conosciuto ai più perché, dopo quasi 30 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, il 9 marzo 1974, venne ritrovato nella giungla sull’isola filippina di Lubang, dove si nascondeva perché era convinto che la guerra non fosse finita. Per portarlo via dal suo nascondiglio le autorità furono costrette a farlo arrestare, dato che si rifiutava di credere alla fine del conflitto bellico.

Così stanno facendo i nostri politici, le virostar, i media ben foraggiati: stanno ben nascosti tra le frasche della capanna di foglie che si son costruiti, dalla quale a malapena filtra la luce del sole, figuriamoci le notizie dal  mondo. E rifiutano di credere ai dati che sempre più chiaramente emergono: il lockdown non è servito a nulla, la terza dose di vaccino nemmeno, il greenpass è inutile e dannoso, la nazione è in ginocchio, tutti gli stati del mondo stanno proclamando la fine dell’incubo pandemico e tigliendo le restrizioni.

Ennò: i nostri politici son furbissimi. Non ci cascano. Metti che sia una trappola? Che come mettiamo il naso fuori, ZAK! veniamo assaliti da una pericolosissima variante che ci stava aspettando al varco.

Meglio aspettare ancora mesi e mesi, prolungare prudenzialmente le misure restrittive per tutti, contro ogni logica, sfidando la pazienza di tutti, offendendo ed umiliando l’orgoglio di molti.

L’unica differenza tra noi e Hiroo Onoda non sta nella ridicola conclusione e nel brusco risveglio da un’ipnosi paranoica, no. La differenza è che Hiroo davvero ci credeva. I nostri politici invece ci marciano.

 


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