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PER QUELLI CHE VOGLIONO MODIFICARE I TRATTATI (di Antonio M. Rinaldi)

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Ora che finalmente anche i più accaniti sostenitori della costruzione monetaria europea iniziano ad intuire che non è tutto oro quello che luccica, si iniziano sempre più a proporre, in ambito politico, dei media e accademico, non solo nazionale, richieste sempre più pressanti di revisione dei Trattati.

Sia chiaro che qualsiasi accordo può essere modificato, integrato o annullato, tanto più un Trattato internazionale, se sussiste naturalmente ancora una Sovranità nazionale che consenta di farlo, ma un conto è apporre qualsiasi tipo di cambiamento nei testi originali e un’altra cosa che queste riescano a modificarne effettivamente l’impianto producendo gli effetti desiderati!

Ebbene, le ipotesi di modifica dei dettami contemplati nei vari Trattati posti a fondamento e sostenibilità dell’euro, spaziano fra generiche opzioni di “ammorbidimento” delle “regole” alle più draconiane attribuzioni di poteri d’intervento alla Banca Centrale Europea. Tuttavia questi meri “esercizi” (perché tali sono e tali rimarranno) non tengono conto di un fattore determinante a monte del problema: l’attuale costruzione monetaria europea non è assolutamente modificabile almeno nei effetti desiderati!

Nei 23 anni che ci separano da Maastricht infatti è stata imbastita una fitta rete di lacci e lacciuoli per il merito ad intrecci normativi fra Trattati e regolamenti al punto che attualmente è praticamente impossibile intervenire con provvedimenti che possano modificare, seppur minimamente, l’attuale configurazione monetaria. Il modello economico su cui si basa l’euro, “pantografato” da quello tanto caro ai nostri amici tedeschi, cioè che prevede la stabilità dei prezzi (contenimento ossessivo dell’inflazione) e il rigore dei conti pubblici fino al perseguimento del pareggio di bilancio come unico presupposto per la crescita, ha necessitato che si procedesse sempre più negli anni nel plasmare tutte le regole europee indirizzandole per il suo pieno supporto e sostenibilità.

Sono, proprio per questo motivo, stati approvati e messi a regime dei veri e propri “piloti automatici” per garantire il pieno rispetto verso questo modello senza che i rispettivi governi nazionali avessero il più che minimo potere o elasticità interpretativa per poter attenuarne gli effetti all’interno delle proprie economie domestiche, nel caso le contingenze determinate dalla mutevolezza dei cicli, ne imponessero ragionevoli modifiche o sospensioni temporali.

I poteri fra Bruxelles, Francoforte e Berlino sono stati esercitati e aumentati sempre più esponenzialmente proprio tenendo conto di questo impianto: “se tu paese membro non ti adegui e non rispetti le regole e codificate nei Trattati e nei regolamenti, non saremo disponibili a nessun tipo di pur minima flessibilità in caso di tuo bisogno”.

In questo modo i poteri sono stati definitivamente trasferiti dai rispettivi Parlamenti nazionali europei ad una oligarchia autoreferenziale non eletta che non persegue gli interessi della collettività, ma esclusivamente a vantaggio di ristretti interessi e che trae dalla forza di queste regole “blindate” ogni sua legittimazione.

Da dove si dovrebbe pertanto iniziare a modificare i Trattati per invertire e spezzare questo perverso meccanismo? In questo disegno ogni tassello è stato inserito volutamente e funzionalmente per poter realizzare il raggiungimento della creazione di un sistema che pone la moneta come elemento fondamentale per instaurare un governo sovranazionale che preveda conseguenzialmente lo spossessamento delle residue sovranità nazionali come conditio necessaria e sufficiente per la sua realizzazione.

Non è possibile procedere con aggiustamenti o modifiche dei Trattati per poter ridare alla moneta euro il giusto ruolo di supporto all’economia reale invece di quello assunto ora, che prevede invece, che sia l’economia reale ad adeguarsi ai dogmi della moneta stessa!

Qualsiasi modifica dell’attuale impianto monetario europeo pertanto sarebbe di fatto resa nulla nel ginepraio delle migliaia di regole issate nel tempo che si concertano al punto da rendere indifferente qualsiasi intervento migliorativo. Si è generato fra le Istituzioni europee, per dirla alla prof. Guarino, un meccanismo bio-giuridico autogenerante per il quale, come in tanti esseri cari alla mitologia, immediatamente si riproduce perché è concepito e programmato nel perseguire un ben preciso disegno.

Insomma chi pensa ingenuamente che basta modificare qualche regoletta o inserire qualche flessibilità interpretativa qua e là per risolvere i problemi dell’eurozona, non comprende che non è assolutamente possibile poterlo fare neanche più tecnicamente. L’unica alternativa ormai è fra l’attendere l’autoimplosione o il perdurare di situazioni di sempre più estremo disagio per le popolazioni a meno che non si provveda al più presto ad un preventivo smantellamento concordato di quella moneta che invece di unire ha diviso ancora di più l’Europa e gli europei!  

Antonio M. Rinaldi


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