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Per la Commissione i marinai italiani prigionieri a Tripoli neanche esistono…

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Il peschereccio ‘Tramontana’ in una foto pubblicata sul sito ‘Vesselfinder’, 23 luglio 2019. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO’ ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ ++HO ? NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

Spero che tutti voi ricordiate il rapimento da parte dei libici di Bengasi sei 18 marinai di Mazara del vallo, per il quale il Governo italiano sta facendo assolutamente nulla. Di Maio sarà il “Miglior allievo” di Brunetta, ma per i nostri lavoratori non ha cavato ancora un ragno dal buco.

I deputati europei Francesca Donato, Marco Zanni, Marco Campomenosi, Antonio Mario Rinaldi, Alessandro Panza, Paolo Borchia, Annalisa Tardino, Stefania Zambelli, Vincenzo Sofo, Angelo Ciocca e Gianantonio Da Re si rivolgono all’Alto Rappresentante per i la politica estera dell’Unione, una specie di ministro degli esteri della Commissione, per sapere se lui è a conoscenza della situazione e se intende fare qualcosa. Ecco il testo dell’interrogazione.

Il 10 settembre scorso 18 marittimi di Mazara del Vallo, mentre si trovavano per una battuta di pesca a circa 38 miglia nautiche a nord dalle coste della Cirenaica, sono stati sequestrati da esponenti dell’esercito libico e sono stati portati a Bengasi a bordo di alcuni gommoni. I loro due pescherecci sono ugualmente stati sequestrati dalle milizie del generale Haftar.

Per quasi un mese non si sono più avute notizie della sorte degli equipaggi. In seguito, è stato acclarato che si trovano in stato di fermo; le autorità libiche, in risposta alle richieste italiane, hanno chiesto il rilascio di quattro cittadini libici condannati dal tribunale di Catania a 30 anni di carcere per traffico di esseri umani e per la morte in mare di 49 migranti.

Questi sequestri si vanno ad aggiungere ad altri incresciosi episodi accaduti in passato. Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  1. È a conoscenza dei fatti?
  2. Quali azioni può intraprendere per risolvere rapidamente questa situazione angosciante per i pescatori coinvolti, le loro famiglie e per i tanti pescatori che si trovano ad operare in queste zone del Mediterraneo dove azioni piratesche a scopo ricattatorio continuano ad avvenire in palese violazione del diritto internazionale?

Dopo tempo risponde l’Alto Commissario. Ecco il testo della sua risposta.
Il conflitto in Libia rappresenta un serio problema per la regione e per la sicurezza e la stabilità dell’UE. La priorità dell’UE è porre fine al conflitto militare e garantire un’adeguata transizione in Libia per far sì che il paese possa essere un partner unito, stabile e affidabile. A tal fine, l’UE partecipa attivamente al processo di Berlino per la Libia guidato dalle Nazioni Unite (ONU), che costituisce il quadro internazionale approvato dalla risoluzione 2510 del Consiglio di sicurezza dell’ONU per rilanciare il processo politico in Libia1.

La Commissione sostiene pienamente la risoluzione pacifica delle questioni menzionate dagli onorevoli deputati, in linea con il principio delle Nazioni Unite di astensione dalla minaccia o dall’uso della forza nelle relazioni internazionali e con le pertinenti disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS).

In passato l’UE aveva invitato le autorità libiche allora in carica a ratificare la convenzione UNCLOS anche nel contesto del precedente dialogo sulle questioni marittime e relative alla pesca tra l’UE e la Libia. A causa della situazione politica del paese in quel momento tale dialogo è stato sospeso. L’UE incoraggerà la Libia a diventare parte della convenzione UNCLOS e rilancerà il dialogo quando ve ne saranno i presupposti.

Mentre il servizio europeo per l’azione esterna e le delegazioni dell’UE nei paesi terzi facilitano attivamente il coordinamento e la cooperazione tra le ambasciate e i consolati degli Stati membri, è importante sottolineare che l’assistenza consolare diretta per i cittadini dell’UE rientra nelle competenze degli Stati membri. La Commissione vi invita pertanto a contattare direttamente le autorità italiane competenti.

L’Alto Commissario non si prende neanche la briga di citare il caso dei nostri marinai. Tutto il resto è, consentitemi,  supercazzola diplomatica e pure fatta male. Come può un governo non riconosciuto dalla UE e dall’ONU, come quello del Generale Haftar a Bengasi, aderire all’UNCLOS,  il trattato sul riconoscimento reciproco delle zone economiche esclusive. Tra l’altro la Libia, quella di Al Serraj, ha concordato una controversa e bizzarra ZEE con la Turchia che divide il Mediterraneo orientale a metà ignorando la presenza fisica della Grecia, dell’Italia e di Malta.

Quindi, per riassumere:

  • l’Alto Commissario ignora quanto accaduto ai marinai siciliani, oppure, sinceramente, non gliene importa nulla;
  • l’Alto Commissario non ha idea di come si possa risolvere il pasticcio diplomatico libico, fra Haftar, Sarraj, la Turchia, l’Egitto e la Russia.

Questa risposta è al livello di quella in cui la presidente della Commissione Von Der Leyen affermò che Santa Sofia non era a Istanbul, ma a Cipro. A cosa serve una commissione che non è in grado  rispondere a nessuna domanda anche basilare dei cittadini?


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