Attualità
Patrie sovrane ed Eurozona, il bilancio a 10 anni dalla crisi del 2008
Premetto che, con il seguente post, non si vuole far nessuna propaganda politica, ma semplicemente limitarsi a riportare alcuni dati economici significativi ed inconfutabili, magari rispondendo a chi invece propaga il fatto che uno Stato completamente sovrano, non riesca ad affrontare crisi e sfide globali.
Dunque, come stanno messi i principali Paesi industrializzati, di dimensioni geografiche non superiori o di poco superiori rispetto all’Italia, totalmente sovrani, in possesso delle loro monete e di libertà dai vincoli d’austerità come il rapporto deficit-pil, a dieci anni dalla crisi finanziaria del 2008?
Il primo grafico parla da sè: la Repubblica della Corea del Sud (estesa di circa solo 1/3 in km2 rispetto all’Italia), sovrana, in mezzo a potenze come Cina, Giappone e Russia e con la sua moneta Won, ci ha superato in termini di reddito pro capite reale a parità di potere d’acquisto a prezzi constanti con riferimento all’anno 2011.
Agli inizi del 2015 l’anno del sorpasso e dalla crisi del 2008, la Corea ha aumentato il redditto dei propri cittadini, mentre l’Italia nell’Euro è andata nel senso contrario.
La disoccupazione sud coreana da un “picco” del 4,7% nel 2010 ad un 4,4% a gennaio 2019. Quindi il Paese ha retto benissimo l’impatto con la crisi del 2008, con un tasso di disoccupazione quasi la metà della media Eurozona (7,9%).
Proseguendo il viaggio nelle patrie a moneta sovrana notiamo che i tassi di disoccupazione giovanile di UE ed Eurozona sono più del doppio rispetto a Giappone, Corea del Sud e Svizzera.
Il Giappone dalla crisi del 2008 ha addirittura quasi dimezzato il suo tasso di giovani senza lavoro.
Ed infine, la Gran Bretagna che si appresta ad attuare la Brexit, sulla crescita dei salari, proprio con il dato di questo febbraio 2019 , mostra addirittura un picco più alto dal marzo 2011 ed il tasso d’occupazione al suo massimo storico dal 1971.
I segnali di un rallentamento del commercio globale comunque si stanno avvertendo, ma ciò non è sinonimo di recessione economica per i singoli Paesi se dotati di una loro moneta sovrana, libertà di fare deficit e banca centrale garante. Questi Paesi proprio per gli strumenti citati, davanti ad una contrazione del commercio globale, risponderanno con maggiori risorse da impiegare per la DOMANDA INTERNA, come è accaduto all’indomani della crisi finanziaria globale del 2008, mentre ancora oggi i Paesi dell’Eurozona arrancano, ad esempio la Germania, proprio per aver impostato un’economia basata molto sull’export ora è in stagnazione con gli ultimi due trimestri 2018 a -0,2% e 0%. E davanti abbiamo una prospettiva di un calo del commercio mondiale.
Pertanto, la strategia futura per affrontare e gestire possibili crisi e sfide globali, non dovrà basarsi sulla quantità, bensì sulla qualità…
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