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Economia

Parte la scelta della piattaforma Europa per l’acquisto congiunto dei materiali critici

Parte la selezione della piattaforma europea per l’acquisto delle materie prime critiche e rare. Una innovazione interessante, ma che giunge in ritardo

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L’Unione Europea ha dato il via al processo di scelta tra otto offerenti che forniranno la sua piattaforma di acquisto congiunto da 9 milioni di euro per i minerali critici e l’energia, secondo quanto riportato da Reuters. Il blocco ha ventilato l’idea di unire gli ordini di acquisto nel tentativo di ottenere accordi e prezzi più favorevoli per i minerali critici poco dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022. L’UE intende finalizzare un contratto entro la fine dell’anno, dopodiché svilupperà sezioni della piattaforma per singoli prodotti all’inizio del prossimo anno.

Non è ancora chiaro se gli Stati Uniti si uniranno alla nuova piattaforma, che quindi, per ora, parte solo dal vecchio Continente.
Due anni fa, gli Stati Uniti e i loro partner del G7 hanno lanciato il Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali (PGII) per costruire catene di approvvigionamento di energia pulita attraverso il friendshoring delle catene di approvvigionamento di energia pulita. I Paesi hanno anche firmato il Partenariato per la sicurezza dei minerali per produrre, lavorare e riciclare i minerali critici.

Successivamente, nel 2023 a Davos, in Svizzera, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che un pilastro fondamentale della nuova strategia industriale dell’UE sarà costituito dai partenariati globali per accedere ai fattori di produzione necessari all’industria. Questa nuova iniziativa si basa su iniziative già esistenti nell’UE, tra cui l’ Alleanza europea per le batterie e la legge sulle materie prime critiche, entrambe finalizzate a rendere sicure le catene di approvvigionamento.

Queste iniziative hanno segnato l’emergere di una “politica industriale congiunta” in base alla quale gli Stati del G7 coordinano le loro strategie industriali a livello internazionale e costruiscono catene di approvvigionamento in modo collaborativo. Ciò significa che questi Paesi lavoreranno insieme per garantire l’approvvigionamento delle tecnologie necessarie e creare mercati a sostegno delle industrie a zero emissioni nei rispettivi Paesi.

Gli studi condotti dal Net Zero Industrial Policy Lab della Johns Hopkins University hanno concluso che i partenariati tra Stati democratici sarebbero in grado di produrre una quantità di minerali sufficiente a consentire al mondo di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius, l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi. Tuttavia, gli stessi studi affermano che la produzione di un numero sufficiente di metalli per raggiungere questi obiettivi richiederebbe una straordinaria cooperazione tecnologica e finanziaria.

Comunque, consideriamo che ci sono voluti due anni non per far partire la piattaform


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