Esteri
Paesi emergenti con qualche difficoltà: Colombia e Cile
Due paesi sudamericani emergenti hanno qualche problema derivante dall’indebolimento nei prezzi delle materie prime, situazione a cui hanno reagito in modo leggermente diverso.
Iniziamo con il primo paese, la Colombia. Questo paese negli ultimi annio ha goduto di una situazione positiva per la scoperta e lo sfruttamento dei depositi petroliferi off shore. Purtroppo per Bogotà il prezzo del petrolio, come sappiamo, è crollato a partire dalla fine del 2014, e questo ha condotto ad un forte peggiormento del cambio del peso colombiano rispetto al dollaro
A fronte di questo la Banca centrale di Bogotà ha ritenuto di rafforzare i tassi di interesse, come appare nel seguente grafico
Ora le partite correnti colombiane sono peggiorate notevolmente fra il 2013 ed il 2014, passando da -12 a -19 miliardi di dollari, per cui la Banca centrale dovrebbe permettereuna maggiore svalutazione, per riequilibrare il rapporto fra l’import e l’export. Purtroppo il timore maggiore di Bogotà è l’inflazione, per cui la Banca centrale sostiene una moneta supervalutata a scapito della Bilancia delle partite correnti ed anche del tasso di sviluppo del PIL, atteso in ribasso dal 4,6% del 2014 al 3,4% del 2015 (dati FMI)
Vediamo il Cile. Anche il Cile ha assistito ad una svalutazione forte della valuta nei confronti del dollaro
Anche il paese andino meridionale risente del calo del prezzo delle materie prime, soprattutto l’importante rame. Però in questo caso abbiamo uno stato con una struttura industriale di maggiore rilevanza, e con una politica economica e monetaria più attiva. La banca centrale era già intervenuta sui tassi di interesse, riducendoli in modo sensibile.
La diversa struttura industriale cilena permette al paese di avvantaggiarsi meglio della svalutazione del peso cileno, che è stata cercata per rilanciare l’economia. La banca centrale di Santiago non abbasserà il tasso di interesse in futuro, per non accendere spinte inflazionistiche, ma , nello stesso tempo non ha più bisogno di operare in tal senso, in quanto la riduzione è già stata fatta mesi fa. L’azione di politica monetaria fatta in un momento opportuno, incrociata con una struttura economica più manifatturiera, ha permesso di ridurre il deficit delle partite correnti fra il 2013 ed il 2014, passando da – 12 miliardi a – 3 miliardi circa. Nello stesso tempo questa operazione svalutativa permetterà al Cile un miglioramento nel tasso di sviluppo del PIl, dal 1,3 al 2,6% nel 2015.
La gestione della politica monetaria non deve far paura, ma deve essere fatta con coscienza e con conoscenza della struttura economica di cui si dispone .
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