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PA, prosegue il turnover ma mancano giovani, tecnici e nuovi profili: i dati FPA sul lavoro pubblico

I dati FPA sul lavoro pubblico

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Tra gli obiettivi di più ampia portata delle riforme finanziate (anche) con i fondi del PNRR vi è il rinnovamento della Pubblica Amministrazione, da implementare attraverso un ampio turnover del personale. Allo scopo, è stato anzitutto riformato il meccanismo dei concorsi pubblici (con l’entrata in vigore della cosiddetta ‘riforma Brunetta’), per velocizzare le procedure di individuazione delle risorse da inserire nelle amministrazioni pubbliche.

In relazione ai nuovi obiettivi, il Dipartimento di Funzione Pubblica ha poi definito le nuove linee guida per la selezione dei dipendenti pubblici. In linea di principio, “le amministrazioni dovranno individuare il proprio fabbisogno professionale considerando non più esclusivamente le conoscenze teoriche dei dipendenti (sapere), ma anche le capacità tecniche (saper fare) e comportamentali (saper essere)”. In virtù dei nuovi parametri di individuazione del personale, si legge sul portale istituzionale funzionepubblicagov.it, “le nuove assunzioni non consisteranno nella sostituzione di vecchie figure con altre identiche, ma guarderanno al futuro, alle nuove competenze che devono sostenere la trasformazione della Pa prevista dal Pnrr”.

La Pubblica Amministrazione in Italia: i dati

Il cambio di approccio è dovuto anche all’attuale composizione degli organici delle amministrazioni pubbliche italiane; in base a quanto evidenziato dal ricerca “Lavoro pubblico 2023” condotta da FPA, presentata in occasione del Forum PA 2023, “a fine 2022 tornano a crescere i dipendenti pubblici in Italia, che raggiungono 3.266.180 unità, il valore il più alto dell’ultimo decennio”. Lo studio evidenzia come l’organico delle PA italiane sia caratterizzato da “un’età media alta, pochi giovani, poca formazione e una carenza di tecnici e profili specialistici per cogliere le sfide del PNRR”.

Pur registrando una forte ripresa dei concorsi pubblici, il settore deve fare i conti con una diminuzione dei candidati e un aumento delle rinunce, parzialmente compensati da un incremento dei contratti a tempo determinato.

I concorsi pubblici

Lo strumento primario per implementare il necessario turnover del personale è senz’altro quello delle procedure concorsuali. La già citata ‘riforma Brunetta’ ha snellito l’iter di selezione nei concorsi pubblici che, tra il 2019 e il 2021, hanno vissuto una stagione particolarmente intensa, tra il necessario recupero delle procedure sospese per via della pandemia e l’organizzazione dei nuovi concorsi propedeutici al raggiungimento degli obiettivi del PNRR.

Tra le fine del 2021 e lo scorso marzo, infatti, il portale InPA conta 2.210 concorsi (di cui 767 ancora in corso) che hanno messo a bando quasi 35mila posti di lavoro, di cui oltre 19mila banditi solo quest’anno; nel complesso, il 72% delle posizioni è per incarichi a tempo indeterminato. L’attivazione del portale InPA rappresenta un altro tassello del rinnovamento e della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: dal 31 maggio diventerà l’unico canale utilizzato dalle amministrazioni centrali e locali per la pubblicazione dei bandi di concorso, rimpiazzando quindi l’apposita sezione della Gazzetta Ufficiale; in tal modo, gli aspiranti potranno accedere più agevolmente alla visualizzazione dei bandi attivi. In alternativa, è possibile anche consultare portali specializzati come concorsipubblici.com per restare aggiornati sui concorsi attivati dalle amministrazioni centrali e locali.

Pochi giovani, più laureati ma meno formazione

Il quadro che emerge dall’analisi condotta da FPA, per quanto concerne la composizione dell’organico, è piuttosto complesso. Nonostante le nuove assunzioni, l’età media resta superiore ai cinquant’anni (50,7 anni) mentre, nell’ultimo ventennio, è aumentata anche l’età di inserimento in organico (da 29,3 a 34,3 anni). Non stupisce, quindi, come gli impiegati pubblici under 30 siano meno del 5% (solo il 3,6% è stabile): nelle scuole, nei Ministeri e negli enti locali, in media solo il 2% degli impiegati ha meno di 30 anni e un contratto a tempo indeterminato. Di contro, la quota di dipendenti stabili con più di 60 anni tocca il 29,3% nei Ministeri e il 20,8% nelle funzioni locali; percentuali simili si registrano nella scuola: 22,8% di lavoratori stabili over 60 (contro lo 0,3% di under 30).


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