Attualità
Oggi vennero uccisi l’Arciduca Ferdinando e sua moglie Sofia, 109 anni fa. L’inizio di una grande strage
Oggi si commemora il 109° anniversario dell’assassinio dell’arciduca Ferdinando d’Austria e della sua moglie Sofia a Sarajevo, l’attentato che diede il via alla Grande Guerra. Eppure la Grande Guerra non scoppiò subito, anzi immediatamente sembrava che l’assassinio politico dell’erede al trono imperia d’Austria-Ungheria dovesse essere solo un tragico apostrofo della storia europea. Invece fu la miccia che provocò la grande esplosione.
L’attentato di Sarajevo
Il 28 giugno 1914, giorno di San Vito e festa nazionale serba, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero austro-ungarico, e la sua moglie Sofia, duchessa di Hohenberg, si trovavano in visita ufficiale a Sarajevo, la capitale della Bosnia-Erzegovina, una provincia annessa dall’Austria-Ungheria nel 1908. La visita aveva lo scopo di rafforzare il legame tra l’impero e la regione, ma era vista con ostilità dai nazionalisti serbi e bosniaci, che aspiravano a liberarsi dal dominio asburgico e a unirsi al Regno di Serbia. Curiosamente anche Ferdinando non era un entusiasta dell’annessione, avvenuta alcuni anni prima, della Bosnia Erzegovina, che riteneva un territorio problematico di cui non si sentiva la necessità, oltre che un pericolo per la pace europea. Ferdinando non era un pacifista, ma da militare si rendeva conto dei rischi di una guerra per l’Impero.
Fra il pubblico presente alla visita c’era Gavrilo Princip, un giovane studente di 19 anni, membro della Mlada Bosna (Giovane Bosnia), un gruppo paramilitare che riceveva appoggio e armi dalla Crna ruka (Mano nera), un’organizzazione segreta ultranazionalista serba. Princip e altri sei complici si erano posizionati lungo il percorso che l’arciduca avrebbe dovuto seguire in automobile per raggiungere il municipio di Sarajevo.
Alle 10:10 del mattino, la comitiva reale partì dalla stazione ferroviaria a bordo di sei auto scoperte. La prima bomba fu lanciata da Nedeljko Čabrinović, uno dei cospiratori, ma mancò il bersaglio e finì sotto la terza auto, ferendo due ufficiali. Čabrinović tentò di suicidarsi ingoiando una capsula di cianuro e gettandosi nel fiume Miljacka, ma il veleno era inefficace e il fiume era basso. Fu quindi arrestato dalla polizia.
Francesco Ferdinando e Sofia scamparono all’attentato e continuarono la loro visita al municipio, dove l’arciduca pronunciò un discorso in cui esprimeva il suo dispiacere per l’accaduto. Dopo aver visitato i feriti in ospedale, la coppia reale decise di cambiare il percorso del ritorno per evitare ulteriori rischi. Tuttavia, a causa di un errore di percorso e di confusione tra i conducenti, l’auto dell’arciduca si fermò davanti a una bottega di alimentari dove si trovava Gavrilo Princip, che non aveva rinunciato al suo piano ed era armato.
Princip approfittò dell’occasione e sparò due colpi di pistola alla coppia reale da una distanza di pochi metri. Il primo colpo colpì Sofia al fianco sinistro, perforandole il ventre e l’aorta. Il secondo colpì Francesco Ferdinando al collo, recidendogli la vena giugulare. I due morirono entro pochi minuti tra le braccia l’uno dell’altra. Princip fu subito arrestato dalla folla inferocita e dalla polizia.
L’assassinio dell’arciduca scosse profondamente l’opinione pubblica europea e mondiale. Il governo austriaco accusò la Serbia di aver fomentato e sostenuto il complotto terroristico e chiese il sostegno della Germania per una possibile azione militare contro il piccolo regno balcanico. La Serbia negò ogni coinvolgimento nell’attentato e chiese l’appoggio della Russia zarista, sua alleata tradizionale.
I passi verso la guerra
L’attentato di Sarajevo fu la scintilla che innescò la polveriera europea, ma non fu la causa unica della Grande Guerra. Dietro lo scoppio del conflitto c’erano infatti una serie di tensioni e rivalità tra le potenze europee, che si erano formate in due blocchi contrapposti: la Triplice Alleanza (Germania, Austria-Ungheria e Italia) e la Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia). La Russia aveva fornito garanzie alla Serbia, in nome della comune radice slava.
Tra le cause principali della guerra possiamo citare:
- La competizione economica e coloniale tra le potenze, in particolare tra la Germania e la Gran Bretagna, che si contendevano il primato industriale e navale e il controllo dei mercati extraeuropei.
- La questione nazionale, che riguardava i popoli oppressi dagli imperi multinazionali (austro-ungarico, ottomano e russo) e che alimentava il nazionalismo e l’irredentismo di alcune nazioni, come la Serbia, che voleva creare una Grande Serbia riunendo tutti gli slavi del sud.
- La questione balcanica, che era il teatro di frequenti crisi e guerre tra le nazioni emergenti (Serbia, Bulgaria, Grecia, Romania) e le potenze decadenti (Austria-Ungheria e Turchia), che si contendevano il controllo della penisola balcanica, considerata la “polveriera d’Europa”.
- Il sistema delle alleanze, che prevedeva l’intervento automatico dei paesi alleati in caso di aggressione da parte di un’altra potenza. Questo sistema rendeva difficile il dialogo diplomatico e favoriva l’escalation bellica.
- Un sistema di garanzie reciproche che legava i vari stati europei: la Russia garantiva la Serbia, il Regno Unito il Belgio. L’invasione di questi stati portò automaticamente all’escalation bellico;
- Una irrequietezza generale della gioventù, espressa da vari movimenti, che creava una tensione tipica della calma che precede la tempesta.
Dopo l’attentato di Sarajevo, l’Austria-Ungheria decise di approfittare dell’occasione per eliminare la Serbia come rivale nei Balcani e per rafforzare il proprio impero. Il 23 luglio 1914 inviò a Belgrado un ultimatum con dieci richieste molto dure, tra cui la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini sull’attentato, la soppressione di ogni propaganda anti-austriaca in Serbia e la dissoluzione delle organizzazioni nazionaliste serbe.
La Serbia accettò quasi tutte le richieste, tranne quelle che ledevano la sua sovranità. L’Austria-Ungheria rifiutò la risposta serba e il 28 luglio 1914 dichiarò guerra alla Serbia. Il giorno dopo iniziò il bombardamento di Belgrado. La Russia, in difesa della Serbia, ordinò la mobilitazione generale delle sue forze armate. La Germania, alleata dell’Austria-Ungheria, chiese alla Russia di fermare la mobilitazione entro 48 ore. Di fronte al rifiuto russo, la Germania dichiarò guerra alla Russia il 1° agosto 1914. tutto in automatico. Solo l’Italia, in quella fase, riuscì a sganciarsi dalla Triplice, con la scusa che la guerra non era difensiva.
La Francia, alleata della Russia, dichiarò a sua volta guerra alla Germania il 3 agosto 1914. La Germania attuò il suo piano Schlieffen, che prevedeva di attaccare prima la Francia attraverso il Belgio neutrale e poi la Russia. Il Belgio si oppose all’invasione tedesca e chiese l’aiuto della Gran Bretagna, che dichiarò guerra alla Germania il 4 agosto 1914. Anche qui, tutto procedette con il pilota automatico.
In pochi giorni l’Europa si divise in due schieramenti: da una parte gli Imperi Centrali (Germania e Austria-Ungheria), dall’altra gli Alleati (Francia, Gran Bretagna, Russia e Serbia). In seguito si aggiunsero altri paesi: tra gli Imperi Centrali entrò l’Impero ottomano nel 1914 e la Bulgaria nel 1915; tra gli Alleati entrarono il Belgio nel 1914, l’Italia nel 1915 (che cambiò campo rompendo il patto con gli Imperi Centrali), il Giappone nel 1914, il Portogallo nel 1916, gli Stati Uniti nel 1917 e la Romania nel 1916.
La Grande Guerra era iniziata. Costò la vita a 4.350.000 militari e circa 3.500.000 civili.
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