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Nuovi equilibri di potere mondiale : Cina imperiale.

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South-China-Sean

 

Mentre l’Europa si chiude nei propri confini, non riuscendo a proteggere neppure quelli, in un clima che ricorda quello degli ultimi giorni dell’impero Romano, nel resto del mondo si riequilibrano i rapporti di forza. Punto di fulcro di queste leve è l’Estremo Oriente, in special modo la zona del Mar Cinese Meridionale, di cui ci siamo già occupati in precedenza.

nella carta a inizio pagina vedete le pretese contrapposte della Cina  (in rosso) e degli stati rivieraschi (Filippine, Vietnam, Malaysia Brunei).

Il mar Cinese Meridionale è importante cperchè:

a) Luogo di passaggio attuale di buona parte dell’import export cinese;

b) ricco di risorse di gas naturale necessarie allo sviluppo dell’aera;

c) ricco di risorse ittiche.

La disputa ormai si sta risolvendo in modo definitivo a favore della Cina, che ha creato tanto di prefettura , distretto amministrativo, per amministrare l’area, con capitale “Artificiale” , Sansha.

sansha city

Questa è la capitale del nuovo distretto, abitata da circa 1000 cinesi e collegata da un aeroporto con la madrepatria. Addirittura partono tour turistici dallo Hainan per visitarla. La sua posizione è questa.

sansha city position

 

Ora prima di tutto con questa mossa la Cina ha mostrato tutto il suo potere realmente imperiale: creare una provincia dal nulla è un evento che rimanda ad altri periodi storici. In quest’opera è stata anche aiutata dalla scarsa capacità economico militare o dagli errori degli altri contendenti.

– La Malaysia si è chiamata fuori dalla contesa, praticamente cedendo alle richieste cinesi.

– Il Viet-Nam, che si era impegnato fortemente nel resistere all’invadenza cinese, arrivando a sfiorare, lo scontro militare . L’innalzarsi del contrasto ha dato il pretesto alla Cina per ampliare le proprie pretese e, nello stesso tempo, per rafforzare il proprio programma di costruzione di avamposti militari.

– le Filippine hanno anch’esse innalzato il livello di scontro con i “Pescatori politici” cinesi, non riuscendo però a proteggere in modo adeguato il conteso “Scarborough Shoal” venendone espulsi. Le filippine quindi hanno innalzato a livello diplomatico la contesa, chiedendo un giudizio della Cina di fronte alle corti internazionali, al quale la Cina ha risposto con pretese territoriali ancora più ampi.

Appare chiaro che i due stati minori confinanti, per quanto agguerriti, non riescano in nessun modo a far fronte al potere cinese, anzi ogni loro azione venga vista come una provocazione da Pechino e porti a reazioni di livello superiore.  In questo gioco gli USA si trovano a giocare un duplice ruolo: da un lato sono alleati diretti delle Filippine, dall’altro si ergono a garanti della libertà di navigazione. Barack Obama ha già parlato condannando le mosse cinesi e pronunciandosi a favore dello status internazionale dell’area, ma ,fortunatamente, per ora, non ci sono stati passi militari, anche se è in corso un rafforzamento generale dell’apparato militare nell’area. Il fatto è che i cinesi sentono la situazione precedente del Mar Cinese Meridionale come un’ingiustizia, in quanto stabilita negli anni cinquanta dalla conferenza di San Francisco alla quale non presero parte. Negli anni settanta ed ottanta le loro rivendicazioni sono state  contenute dalla scarsa capacità militare o dalle prospettive di sviluppo dei commerci  internazionali. Ora sia la posizione militare, sia quella economica  di Pechino le permettono di reclamare con forza quelle richieste sopite.

Il confronto potrebbe andare avanti in modi imprevedibili, ma anche risolversi con trattative: il governo comunista ha affermato di voler sfruttare le risorse dell’area in modo non esclusivo. Vedremo se vincerà la diplomazia o la forza.

 


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