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Neanche la Cina sfugge alla Delta (quella nuova?)

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Secondo le notizie diffuse dalla Commissione sanitaria nazionale cinese domenica,  le 31 province cinesi (regioni autonome, comuni) hanno segnalato  43 nuovi casi confermati di coronavirus. Tra questi ci sono 26 casi leggeri e 17 casi importati. In totale i casi attivi confermati sono stati 564, di cui 13 gravi, con un aumento di 6 casi rispetto al giorno precedente.

Il portavoce della Commissione sanitaria nazionale cinese, Mi Feng, ha dichiarato in una conferenza stampa che dal 17 ottobre la Cina ha assistito alla diffusione di una serie di epidemie locali, che mostrano una rapida tendenza allo sviluppo, e si sono diffuse in 11 province all’interno una settimana. . Ha affermato che la maggior parte delle persone infette ha attività di viaggio interregionali e il rischio di un’ulteriore diffusione dell’epidemia è ancora in aumento.

Secondo Pang Xinghuo, vicedirettore dei Centri di Pechino per il controllo e la prevenzione delle malattie, Pechino ha aggiunto 5 nuovi casi confermati di nuova polmonite coronarica locale relativi a Pechino e 1 caso di infezione asintomatica di nuova polmonite coronarica locale associata a fuori Pechino.

L’analisi dei nuovi ceppi di contagio indica che a diffondersi è la variante Delta, molto più contagiosa delle precedenti e che sembra non essere frenata dal vaccino utilizzato dai medici cinesi. Del resto, se no, con oltre 80% di popolazione vaccinata, che ci sarebbe da preoccuparsi? In fondo il vaccino ferma l’infezione, o no? Intanto però un ritorno del Covid potrebbe peggiorare la situazione logistica internazionale già a pezzi.

 


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