Attualità
Il Movimento 5 Stelle e il suo declino. Storia dell’ennesimo disastro annunciato
Stiamo assistendo in questi mesi all’agonia del Movimento 5 Stelle. Un anno e mezzo fa il Movimento di Beppe Grillo sorprese osservatori e sondaggisti ,ottenendo quasi il 26% dei suffragi alla sua prima elezione e arrivando a scardinare l’equilibrio bipolare che aveva governato il paese dal 1994. Questo sorprendente risultato, per un partito nato da pochi anni, era stato ottenuto cavalcando l’onda della crisi economica e la protesta contro le politiche del governo Monti. Il movimento del comico ligure si era accreditato come l’ovvio rifugio di tutti quegli scontenti di destra e di sinistra, di tutti gli arrabbiati e gli indignati di ogni parte politica, come unica speranza di un rinnovamento della classe politica. Oggi però il partito che doveva incarnare la protesta è in una crisi apparentemente irreversibile. Doppiato dal PD alle europee, tallonato dalla Lega nei sondaggi, in preda a un’emorragia di parlamentari inarrestabile, il partito di Grillo sembra attanagliato in una spirale discendente difficilmente reversibile. E questo nonostante i dati economici disastrosi dovrebbero permettere al maggior partito d’opposizione di dilagare come avviene nel resto d’Europa.
Quello del Movimento 5 Stelle è un disastro facilmente prevedibile. Certamente il folclorismo e l’impreparazione della classe dirigente del Movimento non è stato d’aiuto, così come assolutamente grottesche sono le scene dei processi farsa per coloro che si macchiano del reato di lesa maestà di Grillo. Sicuramente la pattuglia parlamentare del Movimento, e la natura estremamente dittatoriale della leadership di Grillo non hanno aiutato, ma credo che il problema sia un altro. Il vizio principale, che fin dal principio avrebbe dovuto far capire a Grillo il rischio che stava correndo, sta in una evidentissima divergenza tra la “Base” del Movimento 5 Stelle che tiene le chiavi dei voti in rete, e l’elettorato che stremato, lo scorso anno non aveva trovato altro rifugio che il Movimento 5 Stelle per esprimere il proprio disgusto.
L’elettorato che appena un anno e mezzo fa votava il Movimento 5 Stelle era composto in egual misura da delusi del centro-destra come del centro-sinistra, e questa natura mista dell’elettorato era facilmente intuibile dalla distribuzione geografica, quasi omogenea, del consenso pentastellato. Nel corso di questo anno e mezzo però il “potere” nel Movimento lo ha detenuto la fantomatica “Base”, quella che vota ai referendum in rete per intenderci. Una base che si è formata agli albori del Movimento e che ha un pensiero di sinistra radicale. Per capire la natura di estrema sinistra di questa “Base” basta dare un’occhiata ai nomi dei dieci preferiti dalla “Base” per la presidenza della repubblica nel 2013, dieci idoli di quell’area che sta a sinistra del PD. Questa divergenza tra elettorato a 5 Stelle e “base” si è sublimata con l’abrogazione del reato di clandestinità, provvedimento forse di natura minore, ma che probabilmente ha sancito una sorta di “punto di non ritorno” tra quell’ala di scontenti “di destra”, che si erano rifugiati sotto il tendone del Movimento, e il partito di Grillo. In sostanza, da quando è in parlamento, M5S si è trasformato in M5SEL, ovvero in una versiona ingigantita del partito di Vendola da cui è praticamente indistinguibile.
Beppe Grillo ha capito questo processo che, in questo momento, sta avvantaggiando principalmente la Lega di Salvini. Più volte Grillo ha espresso posizione critiche sull’immigrazione e sull’Euro, probabilmente per cercare di ingraziarsi nuovamente questo elettorato sfuggitogli di mano, ma ad oggi sembra non aver ottenuto grossi risultati nel recupero di elettori, apparendo più come un pappagallo che cerca disperatamente di rincorrere Salvini, con un certo affanno. Le svolte di Grillo sono inoltre troppo timide.
Sull’immigrazione non si capisce bene come la pensi e quale sia il suo piano, sull’Euro e la supercazzola del referendum stendiamo semplicemente un velo pietoso. La “timidezza” dell’ortottero genovese è probabilmente dettata dalla consapevolezza che la “Base” è quella che conosciamo, una “Base” che ha ne “Il Fatto Quotidiano” il suo potente, ed evidentemente temuto, megafono. Grillo però deve cominciare a rendersi conto che “La Base” e l’abbraccio con “Il Fatto Quotidiano” si stanno rivelando mortali. La “Base” del Movimento e “Il Fatto” rappresentano difatti una sinistra velleitaria, ultraminoritaria e votata alla perenne opposizione. Una sinistra che sarebbe in grado di perdere un’elezione anche contro Daniela Santanché.
Il declino del Movimento 5 Stelle potrebbe risultare reversibile se Grillo si togliesse di torno questo cappio che lo sta strozzando, ma temo che il personaggio non sia esattamente un cuor di leone, e che quindi rimarrà ingabbiato nel “vorrei ma non posso” che ne causerà il progressivo logoramento.
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