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Economia

Moldova: il referendum sulla UE si rivela un mezzo boomerang

Nella Moldova il risultato del referendum per l’accesso nella UE è incerto, e anche se cis sarà una vittoria della UE, il margine sarà minimo, ridicolo. Bruxelles non affascina più nessuno

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Gli europeisti potranno festeggiare: con il 98% dei voti conteggiati il 50,3 per cento degli aventi diritto sembra aver dato il voto per l’accesso nella UE, 744 voti di vantaggio in un paese con 3 milioni di votanti, sembrerebbe aver deciso dei destini del paese, se questa è una decisione.

Quello che i sondaggi affermavano sarebbe stato un mezzo plebiscito, si è rivelato un flop. Anche se il risultato rimanesse dell’ordina attuale, fatto non certo, visto che manca il 2% dei voti e che, comunque, ci saranno sicuramente delle contestazioni, è un dato di fatto evidente che, quando si va al voto, l’Unione Europea non viene ad avere nessun appeal.

Evidentemente lo spettacolo di quanto accade a Bruxelles, la politica antirussa, l’imposizione di misure di dubbia comprensione, come le varie politiche green, viene a superare sia le promesse di contributi lauti sia la possibilità di poter facilmente emigrare in Germania o in Olanda e guadagnare stipendi  impensabili in quello che è, ancora oggi, uno dei paesi più poveri d’Europa, con una paga media che si aggira sui 650 euro lordi al mese.

Qualcosa non funziona nella UE se un paese che apparentemente, avrebbe tutto da guadagnare dall’integrazione, non la vuole , o meglio non la vuole con l’entusiasmo. Di cui ci si vantava precedentemente.

OIl primo ministro maia Sandu, europeista

Maia Sandu la politica liberale ed europeista che era ritenuta la favorita nei sondaggi, andrà al ballottaggio il 3 novembre con Alexandr Stoianoglo, un politico considerato filorusso. Evidentemente anche dal punto di vista politico legislativo la scelta europeista non convince. Parlare di brogli e di voti comperati dai filorussi è, francamente, solo una foglia di fico che nasconde il fallimento delle politiche europeiste. Perché se veramente Bruxelles fosse vista come l’alfiere della libertà e del benessere non ci sarebbero state sufficienti tutte le mancette di Putin a cambiare il destino del voto.

Ora si può reagire alla “Democratica americana” cioè maledicendo l’avversario e gridando ai brogli, oppure si può reagire da politici maturi, iniziando a farsi qualche domanda sul perché la UE abbia perso la propria attrattiva, perché non sia più vista come una garanzia di pace, di benessere, di crescita economica. Una domanda che si stanno facendo, inascoltati, anche diversi milioni di cittadini europei.


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