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Metà dell’energia elettrica cinese deriva da fonti non fossili. Un risultato raggiunto in anticipo

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La Cina ha raggiunto prima del previsto l’obiettivo di avere una capacità elettrica installata superiore a quella dei combustibili fossili: il 50,9% della sua capacità elettrica proviene attualmente da fonti non fossili, come ha riferito lunedì l’agenzia di stampa statale cinese Xinhua.

Già nel 2021, le autorità cinesi avevano dichiarato che le energie rinnovabili avrebbero superato la capacità installata di combustibili fossili entro il 2025.

La Cina non ha rivali nella spesa per le energie rinnovabili a livello globale, investendo per aumentare la propria capacità di produzione di energia solare ed eolica.

La produzione di energia eolica e solare in Cina è aumentata negli ultimi anni fino a quasi eguagliare il consumo domestico di elettricità, ma la quota relativamente piccola della domanda domestica nel consumo complessivo significa che la Cina ha ancora bisogno di molti combustibili fossili.

Nel 2022, la produzione cinese di energia eolica e solare è aumentata del 21%, raggiungendo i 1.190 terawattora (TWh), secondo i dati della NEA citati da Bloomberg. A titolo di paragone, la domanda di elettricità residenziale è aumentata del 14% lo scorso anno, raggiungendo i 1.340 TWh, in quanto la gente è rimasta per lo più a casa a causa della politica dello zero-Covid.

Nonostante l’aumento delle installazioni e della produzione di energia eolica e solare in Cina, secondo le stime di Bloomberg l’industria cinese rappresenta circa il 60% di tutta la domanda di elettricità. La domanda residenziale, invece, rappresenta solo il 17% del consumo di elettricità nel 2020.

L’anno scorso, mentre gli investimenti globali nella transizione energetica a basse emissioni di carbonio ammontavano a 1,1 trilioni di dollari, eguagliando gli investimenti nell’approvvigionamento di combustibili fossili, la Cina è stata il Paese leader nell’attrarre investimenti nella transizione energetica, con 546 miliardi di dollari o quasi la metà del totale globale, ha dichiarato all’inizio dell’anno la società di ricerca BloombergNEF (BNEF).
Il secondo posto per gli investimenti in energia a basse emissioni di carbonio spetta agli Stati Uniti, con 141 miliardi di dollari, mentre tutti gli investimenti di questo tipo nell’UE hanno raggiunto i 180 miliardi di dollari nel 2022.

La Cina ha dominato anche la catena di approvvigionamento e gli investimenti manifatturieri nell’energia pulita, rappresentando il 91% degli investimenti manifatturieri nel 2022.

“Dal punto di vista della diversificazione della catena di approvvigionamento, il quadro non è cambiato molto. La Cina sta investendo di gran lunga di più nella costruzione della sua catena di approvvigionamento di energia pulita e resta da vedere se altre regioni riusciranno a conquistare quote di mercato significative”, ha dichiarato Antoine Vagneur-Jones, responsabile della ricerca sul commercio e le catene di approvvigionamento del BNEF.


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