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MERKEL E JOHNSON SI INCONTRANO, LA CANCELLIERA SI STACCA DA MACRON?

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Ieri c’è stato un incotnrofra Boris Johnson ed Angela Merkel a Berlino. Questo meeting segue una serie di decisioni definitive da parte del governo britannico, dalla firma della fine dell’applicazione delle leggi comunitarie nel Regno Unito alla decisione di non prendere più parte alle riunioni europee a partire dal mese di settembre, tutti passi verso la Brexit senza si e senza ma.

Il meeting è stato piuttosto positivo, in un clima favorevole , ed ha portato a delle interessanti novità. Prima di tutto il “Deal” fatto da Bruxelles e dalla May e respinto dal parlamento inglese non è scritto, per la Merkel, nella pietra, ma può essere rivisto. Sullo spinoso problema del Backstop, irlandese, cioè sul fatto che l’Ulster rimanga parte della UE a tempo indefinito, la Cancelliera ha detto chiaramente che un accordo diverso può essere trovato senza problemi, invitando Johnson a presentare una soluzione alternativa entro 30 giorni.

Si tratta di una novità clamorosa, che spacca la posizione della UE e che mette in secondo piano l’approccio duro ed inflessibile di Macron a favore di una soluzione concordata attraverso una nuova trattativa. Del resto perchè farsi del male di più di quello che stiamo già facendo, solo per il gusto di litigare? Mica siamo in Italia!

Un’apertura che metterebbe in soffitta tutta la gestione della Brexit fatta da Barnier, tanto che a questo punto la logica suggerirebbe di trovare rapidamente un’altra figura per gestire la transizione. Del resto è abbastanza ovvio che sia necessaria una soluzione e che la Germania sia in testa per poterla trovare, visto chi sarebbe colpito dai danni nel caso saltasse.

Dopo l’incontro con la Merkel Johnson ha avuto una rapida cena con Macron, ma pensiamo che al presidente francese sia andato in vino per traverso. Eppure, alla fine, anche la Francia, come l’Italia, potrebbero giovarsi molto da un accordo, anche se Bruxelles dovrebbe trovare chi paga i 47 miliardi di euro di contributi comunitari che Boris non vuole pagare.

 


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