Attualità
Meloni è la più potente leader d’Europa
Che Giorgia Meloni sia ormai abituata agli elogi della stampa estera sembra cosa ormai assodata. New York Times, Le Figaro, Le Monde, Faz, Economist, The Times, Financial Times, solo per citare gli ultimi in ordine di tempo, hanno dedicato numerosi articoli alla premier in passato, elogiando il suo stile in politica estera e la sua autorevolezza ( alla faccia dell’isolazionismo a cui la sinistra vorrebbe ancora fosse relegata, fanno quasi tenerezza). Ora però arriva anche un riconoscimento ufficiale, da parte di Politico.eu, edizione di Bruxelles della celebre rivista americana di politica, forse la più letta ed autorevole, tra le stanze del potere della capitale belga. Giorgia Meloni, infatti, è risultata la donna più potente d’Europa ( francamente lo si sapeva già, visto come sono ridotti Macron in Francia, Scholz in Germania e Sanchez in Spagna, ma certo le conferme non sono mai abbastanza), secondo quello che è il giudizio di una giuria scelta dalla rivista.
“Chi chiami se vuoi parlare con l’Europa?” si chiede l’autorevole rivista Politico, la più letta ed ascoltata nelle stanze del potere di Bruxelles.
“Se sei Elon Musk – l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump – il numero che componi appartiene a Giorgia Meloni. In meno di un decennio, la leader del partito di destra Fratelli d’Italia è passata dall’essere liquidata come un pazzo ultranazionalista all’essere eletta primo ministro italiano e ad affermarsi come una figura con cui Bruxelles, e ora Washington, possono fare affari.” Il giornale americano si sofferma sulla sua parabola politica dalle elezioni vinte nel 2022 fino ai giorni nostri, evidenziando la sua postura a livello internazionale, e la sua sempre maggiore rilevanza sui tavoli che contano in Europa.
“dalla sua elezione nel 2022, il primo ministro italiano ha introdotto politiche su questioni come l’immigrazione e i diritti LGBTQ+ che un tempo avrebbero suscitato la condanna di Bruxelles. Invece, la reazione dei leader dell’Unione Europea è passata dall’indifferenza all’approvazione, con molti che hanno accettato Meloni come la rappresentante gradita dello zeitgeist sempre più radicale che sta sbocciando su entrambe le sponde dell’Atlantico.”
Il trionfo delle elezioni, secondo il giornale, poteva essere un semplice fuoco di paglia, mentre in questi due anni il suo ruolo e potere nel mondo è cresciuto grandemente. E l’avvento di Trump non potrà che accrescere quello che appare ormai evidente essere il suo ruolo di ponte tra Ue e amministrazione americana.
Ma la premier non viene premiata solo per quello che ha fatto sulla scena internazionale, ma anche per come ha gestito una situazione delicata per un paese come l’Italia, con un debito pubblico monstre ed una crescita da decenni assai debole. “Ma negli ultimi due anni Meloni ha consolidato il suo governo come uno dei più stabili mai esistiti nell’Italia del dopoguerra. Sebbene il paese sia gravato da un debito nazionale pari al 137 percento del suo prodotto interno lordo , le previsioni economiche non sono così fosche da spaventare gli investitori stranieri attratti dall’ambiente politico insolitamente tranquillo.” E d’altra parte i dati economici di questi due anni, parlano di una occupazione mai cosi alta e di uno spread ormai vicino ai 100 punti base ( dai 240 di quando Meloni ha preso incarico).
Grane spazio poi Politico dedica a quello che la Meloni ha saputo fare sul tema dei migranti, con gli accordi con i paesi africani, come Egitto, Libia e Tunisia. Un approccio che è stato molto apprezzato dai colleghi europei e che è diventato una sorta di modello da seguire.
Infine Politico sottolinea anche quello che è apparso come un vero e proprio capolavoro diplomatico, con la nomina di Raffaele Fitto alla commissione europea ( anche lui inserito nell’elenco delle personalità più influenti secondo Politico) “Questa estate, i funzionari della Commissione hanno detto a POLITICO che, nel tentativo di proteggere Meloni, von der Leyen ha ritardato la pubblicazione del rapporto sullo stato di diritto dell’UE perché ha notato le “tendenze negative” nella libertà dei media in Italia. A settembre, von der Leyen è andata ancora oltre per accontentare il primo ministro, nominando il candidato italiano per la prossima Commissione, Raffaele Fitto , uno dei sei vicepresidenti esecutivi del collegio e affidandogli l’importante portafoglio di coesione.
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