Attualità
Max Mara: il drammatico epilogo di Reggio Emilia e la disperata ricerca di un “Santo in Paradiso”
Un sogno spezzato: Max Mara abbandona il Polo della Moda a Reggio Emilia. Scopri come le ingerenze politiche hanno affondato un investimento da 100 milioni e perché la città ora cerca disperatamente salvezza a Roma e Bologna. Un dramma economico che scuote l’Italia.

L’aria è tesa a Reggio Emilia. Dopo il fragoroso abbandono del progetto Polo della Moda da parte del Gruppo Max Mara, un certo silenzio assordante è calato sulla città. La decisione, arrivata come un fulmine a ciel sereno dopo una serie di polemiche politiche e sindacali che hanno travalicato ogni limite, ha lasciato tutti con l’amaro in bocca.
Il sogno di un maxi-investimento da cento milioni di euro, destinato a rilanciare il settore moda e creare occupazione, è svanito nel fumo di accuse incrociate e inopportuni interventi politici.
Come abbiamo ricostruito nell’articolo precedente, la famiglia Maramotti, colosso dell’eleganza italiana, ha sbattuto la porta, stanca di un “clima politico divisivo e attacchi alla reputazione del Gruppo”. Una vicenda iniziata con uno sciopero legittimo delle operaie di Manifatture San Maurizio, ma presto degenerata in un dibattito infuocato, che ha coinvolto i media nazionali e persino il Parlamento. Il Consiglio Comunale di Reggio Emilia ha poi dato il colpo di grazia, concentrandosi sulle relazioni industriali del gruppo anziché sui meriti del progetto, percepito dai Maramotti come un “voto condizionato a future verifiche sul comportamento del nostro gruppo”. Le dichiarazioni pubbliche del Sindaco Massari sulle condizioni di lavoro hanno infine fatto traboccare il vaso, spingendo l’azienda a ritirarsi da un impegno che pareva decennale.
Il tentativo disperato di ricucire: quando la politica corre ai ripari (Troppo tardi?)
E ora? Fatto il danno, dopo aver scatenato la tempesta con dichiarazioni e prese di posizione inopportune, la politica locale corre ai ripari, cercando di ricucire una frattura che sembra insanabile. “Pronti a riaprire il dialogo con Max Mara”, ha dichiarato il Sindaco di Reggio, Marco Massari, tentando un contatto con i vertici aziendali. Ma la risposta è stata un silenzio assordante. La sensazione, diffusa in città, è che i tempi per una eventuale ricucitura saranno tutt’altro che brevi, se non addirittura impossibili. Se la situazione non fosse recuperabie sarebbe un disastro politico locale storico…
La questione è stata il fulcro di un incontro politico rovente tenutosi nella sede della Federazione provinciale del Pd, in via Gandhi. Massari si è seduto al tavolo con i vertici del partito e gli assessori, in un confronto dalle tinte drammatiche. Si cerca disperatamente una strada, una soluzione diplomatica per salvare il salvabile. Ma la domanda che si fanno in molti è: come?
La chiamata a Roma e Bologna: un ultimo appello ai “Santi in Paradiso”
La partita, a questo punto, potrebbe giocarsi su un campo che oltrepassa i confini reggiani. Da Roma, i deputati Pd Malavasi e Rossi, in una nota, hanno lanciato un appello al buonsenso, suggerendo di “riannodare i fili del dialogo” coinvolgendo la Regione. Bologna, con il suo vicepresidente e assessore allo sviluppo economico, Vincenzo Colla, figura di grande esperienza e promotore del Tavolo Regionale Permanente della Moda, potrebbe davvero svolgere un ruolo cruciale. Ma l’immagine è quella di chi, dopo aver combinato un disastro in casa propria, si appella disperatamente a poteri superiori per rimettere insieme i cocci. La cosa divertente è che qualcuno nel gruppo Maramotti magari ricorderà che tutto è anche partito dalle interrogazioni parlamentari presentate proprio a Roma.
Si attende di vedere quale scenario si concretizzerà, con tempi ed esiti tutti da verificare. La speranza è flebile, appesa a un filo sottile. Intanto, un segnale inquietante arriva da parte di esponenti della sinistra reggiana, che iniziano a prendere le distanze da un approccio ritenuto fallimentare.
La voce del dissenso: “Leggerezza e appiattimento su posizioni ideologiche”
Non sono mancate le voci critiche dall’interno dello stesso fronte politico. Maura Manghi, Presidente provinciale Italia Viva Reggio Emilia, e Daria De Luca, Segretaria cittadina PSI Reggio Emilia, hanno espresso con rammarico la loro preoccupazione. “Abbiamo letto con grande rammarico della rottura avvenuta fra il Comune di Reggio e la più importante azienda operante nel territorio,” hanno dichiarato in una nota congiunta.
Le due esponenti politiche non usano mezzi termini: “Ci sembra che in questa vicenda le parti politiche abbiano agito quantomeno con leggerezza.” Hanno sottolineato come il progetto urbanistico sia stato approvato a larghissima maggioranza, ma non senza “prese di posizione ed i distinguo anche all’interno della maggiore forza di governo in città, critiche non tanto sul progetto quanto sulla linea sindacale della proprietà.” L’accusa è chiara: un “totale appiattimento sulle posizioni di una sola sigla sindacale (la CGIL) senza ascoltare non solo l’azienda, ma anche i sindacati ed i lavoratori che non concordano con la posizione della CGIL stessa.”
Criticano il sindaco Massari per aver probabilmente cercato solo di “tenere insieme le forze centrifughe che compongono la sua maggioranza, una maggioranza in alcuni settori anche all’interno dello stesso PD troppo spesso prona alle posizioni della CGIL.” Per Manghi e De Luca, il progetto è stato sostenuto e approvato, ma forse “senza stigmatizzare a sufficienza attacchi all’azienda perfettamente legittimi se provengono da organizzazioni sindacali, non adeguati se provengono da forze politiche che dovrebbero valutare l’interesse globale di un’intera comunità.”
Una Città a Rischio: La Morale Amara di una Fuga di Investimenti
“Non sappiamo se la frattura sarà sanabile. Speriamo di sì,” concludono, con un velo di pessimismo, le due rappresentanti politiche. La dura realtà è che la città ha “perso un’occasione importante che non sappiamo se e quando si ripeterà.”
In un’Italia che deve reindustrializzarsi, sprecare le poche occasioni che si presentano è un lusso che non possiamo permetterci. Reggio Emilia rischia di diventare “una città sempre più povera, sempre più insignificante”. La “fine a tarallucci e vino” non funziona più.
Purtroppo questa storia, che vi abbiamo presentato più che altro come esempio dei danni di una politica che mette l’apparenza davanti alla sostanza, avrà delle ricadute pesantissime sull’economia della città, e dovrebbe ricordare anche ai consiglieri comunali un vecchio detto, purtroppo caduto in disuso: “Il più bel tacer non fu mai scritto“.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

You must be logged in to post a comment Login