Attualità
L’ultimo giapponese nella giungla. La Bank of Japan non aumenta i tassi, ma controlla lo Yen. Rischi per il… debito USA
La Banca centrale giapponese rimane quasi l’unica a difendere le politiche espansive. La Bank of Japan lascia invariato il suo tasso di interesse di riferimento a breve termine a -0,1% e quello sui rendimenti dei titoli decennali intorno allo 0% durante la riunione di giugno, con un voto di 8-1, come ampiamente previsto. Il consiglio di amministrazione ha inoltre dichiarato che si offrirà di acquistare quantità illimitate di obbligazioni per difendere un tetto implicito dello 0,25% ogni giorno di mercato, ripetendo le indicazioni sulle operazioni di mercato fornite ad aprile. Ecco un grafico con l’evoluzione del tasi di riferimento giapponese
I responsabili politici hanno ritenuto che l’economia giapponese sia in ripresa, nonostante una certa debolezza dovuta all’impatto della COVID-19 e all’impennata dei prezzi delle materie prime. I consumi privati si sono ripresi, soprattutto nel settore dei servizi, mentre le esportazioni e la produzione industriale hanno continuato a crescere,. Evidentemente per la BoJ ha più importanza l’economia reale che la speculazione finanziaria. Sul fronte dei prezzi, il tasso di variazione a/a dell’IPC (tutte le voci meno gli alimenti freschi simile al core negli USA) dovrebbe attestarsi intorno al 2%, a causa degli elevati prezzi dell’energia e dei generi alimentari. L’inflazione era al 2,5% ad aprile e si attende abbia un andamento non molto dissimile a maggio.
Con questa inflazione la BoJ ritiene che tutto sia ancora sotto controllo. L’unica preoccupazione viene dallo Yen che è passato dal 110 sul dollaro di luglio 2021 a 115 a fine anno a 135 negli scorsi giorni. Bisogna dire che, dopo l’annuncio, lo Yen, che si era stabilizzato sui 132, è cresciuto, ma senza battere i massimi dei giorni precedenti.
L’unica preoccupazione giapponese è il cambio. I titoli di stato sono protetti dalla Banca centrale al tasso del 0,25% e questa ne acquista enormi quantità per proteggere i rendimenti e controbattere una enorme speculazione che vuol far saltare Yen e rendimenti. In realtà questa mossa rischia di mettere in difficoltà il debito USA, non quello giapponese.
Il Giappone è fra i maggiori detentori di titoli di stato USA, con 1303 miliardi di Dollari di titoli in tasca, seguito dalla Cina con 1061 e dal Regno Unito con 608. Se si svaluta lo Yen è meno conveniente per i grandi investitori istituzionali giapponesi comprare titoli in dollari, che già hanno un forte rendimento reale negativo, ma resta più conveniente quello giapponese, che mantiene un rendimento reale sempre negativo, ma migliore. Per dare un’idea il rendimento reale negativo di quelli USA è pari al -5,25%, quello dei giapponesi è del -2,25%, sempre negativo. se poi i titoli USA costano di più c’è meno interesse ad acquistarli. Gli speculatori USA stanno praticamente danneggiando la maggior fonte di finanziamento del loro paese, tra l’altro senza riuscire, per ora, nel proprio intento.
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