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Crisi

L’ultima frontiera (La morte “della legge di Say”)

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Le multinazionali, coscienti della deflazione globale in arrivo ma sempre alla continua ricerca di margini crescenti, stanno spostando le loro produzioni in Paesi ancora più poveri. Ad esempio, dalla Cina e dalla Malesia si passa alla Cambogia, al Vietnam, al Laos, al Bangladesh, all’Indonesia, all’India;

Dalla Slovenia, dalla Serbia e dall’Albania si passa in Romania, in Bulgaria, in Tagikistan, in Bielorussia.

 

 

 

 

 

La ricerca del posto con il costo del lavoro più basso e dei diritti dei lavoratori quasi inesistenti si fa spasmodico: credono che offrendo sui mercati dei prodotti meno cari la situazione si possa riequilibrare e invece non farà che peggiorare, poiché, nel frattempo, la saturazione di ogni mercato sarà completa e definitiva.

La deflazione che ha colpito i Paesi avanzati ha interrotto il ciclo del ricambio, ritardando alle calende greche acquisti che pur sarebbero stati necessari, mentre nei paesi emergenti non sono in grado di consumare quanto servirebbe poiché non si è creata alcuna classe media in grado di fornire un ricambio valido ai consumi occidentali.

Costoro si ostinano a non capire che NON è l’offerta a creare la domanda, ma giustappunto l’opposto e perché tale situazione si verifichi è necessario che i salari e i diritti crescano e non il contrario.

Quanto il tuo operaio non può acquistare neanche il tuo prodotto, soprattutto se scadente ed economico, la morte dell’intero sistema è prossima.

Ho la netta impressione che ritorneremo molto indietro nel tempo.

Roberto Nardella


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