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Lukoil ha deciso di vendere la raffineria ISAB di Priolo (Sicilia)

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Nella sua prima importante vendita di asset all’estero dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le successive sanzioni occidentali, Lukoil, la seconda compagnia petrolifera russa, ha accettato di vendere la sua raffineria italiana ISAB a una società cipriota sostenuta dal trader di materie prime Trafigura, con sede a Ginevra.

L’accordo prevede che la controllata al 100% di Lukoil, Litasco S.A., venda la raffineria ISAB alla società cipriota G.O.I. Energy Limited, una società di private equity sostenuta da Trafigura, secondo quanto dichiarato sul sito web di Lukoil. Il valore dell’operazione non è stato reso noto.

Secondo Lukoil, la transazione dovrebbe essere completata entro la fine di marzo di quest’anno, al verificarsi di “alcune condizioni preliminari, tra cui il ricevimento delle necessarie approvazioni delle autorità competenti, in particolare del Governo italiano”.

ISAB comprende un grande complesso petrolchimico in Italia, che combina impianti di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica.

Secondo la Reuters, G.O.I Energy, con sede a Cipro, è gestita dall’amministratore delegato di Green Oil, Michael Bobrov, mentre Green Oil detiene una partecipazione importante nel Gruppo Bazan, il più grande raffinatore israeliano.

L’accordo consentirà a Trafigure, con sede in Occidente, di gestire le forniture di petrolio per la raffineria italiana, qualora il governo italiano accetti la vendita. ISAB è un importante asset strategico per l’Italia, in quanto raffina circa un quinto del greggio italiano, secondo quanto riportato da Reuters. Dal 5 dicembre, in linea con il divieto dell’Unione Europea sul greggio russo trasportato via mare, la raffineria ISAB non può più importare petrolio russo.

All’inizio di dicembre, il governo italiano ha detto che stava valutando un intervento diretto dello Stato per mantenere la raffineria in funzione dopo il 5 dicembre, osservando che l’ISAB era stata costretta a fare pieno affidamento sul petrolio russo perché le banche avevano bloccato i finanziamenti e le garanzie per altri acquisti di petrolio, ha riferito Reuters.

La Lukoil possiede anche una rete di circa 230 stazioni di servizio di marca negli Stati Uniti, distribuite in 11 Stati.

All’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, queste stazioni di servizio hanno attirato l’attenzione dei media, con vaghi appelli al boicottaggio. Tali appelli, tuttavia, si sono dissipati alla fine di marzo, quando è diventato chiaro che il boicottaggio avrebbe danneggiato i proprietari americani del franchising.


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