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L’Ucraina vuole puntare sull’export di energia verde, ma questo la metterà in concorrenza con l’Europa del Sud

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Pale eoliche

L’Ucraina punta sulle sue vaste risorse di energia rinnovabile per entrare a far parte dell’Unione Europea, ma dovrà spodestare altre nazioni per ottenere spazio sul mercato. In particolare, gli Stati del Sud Europa che volevano puntare sull’eolico offshore, Portogallo e Spagna, e che proprio ora stanno scoprendo un nuovo oro verde nelle loro risorse eoliche e solari. Tuttavia, i politici ucraini stanno portando avanti i piani per un futuro verde e la loro perseveranza potrebbe ripagare in più di un modo, anche perché i costi attualmente sono più bassi che nelle aree oceaniche. Questo causerà un forte problema competitivo nella UE.

Accendere un fuoco sotto la rivoluzione europea dell’energia rinnovabile

Proprio la guerra in Ucraina ha posto un freno allo sviluppo del gas naturale in Europa e ai tentativi si stosituirlo con le energie rinnovabili, soprattutto eoliche sul Mare del Nord.

L’invasione del 2022 ha inoltre messo a nudo i rischi geopolitici che gravano sui mercati energetici globali e sugli impianti di produzione di energia centralizzata, compresa l’energia nucleare.

Nell’ambito della sua richiesta di adesione all’UE, l’Ucraina si è adoperata per rappresentare se stessa come la chiave per ridurre la dipendenza dell’Europa dal gas russo e per passare a un’economia a basse emissioni di carbonio. Si tratta di una tesi difficile da sostenere, a meno che il Paese non riesca a riprendersi dagli attacchi russi alle sue infrastrutture energetiche.

A complicare ulteriormente le cose per l’Ucraina, le nazioni mediterranee stanno cercando nuovi mercati per l’energia rinnovabile nel Nord Europa, come recentemente evidenziato dall’attività eolica offshore in Spagna e Portogallo.

L’Ucraina costruisce un mercato migliore per le energie rinnovabili

L’Ucraina ha avuto un buon vantaggio nell’adozione di energia eolica e solare molto prima dell’annessione della Crimea da parte della Russia. Ad esempio Vestas aveva acquistato un gran numero di turbine, ben 90,  per l’istallazione nel Mar Nero già nel 2012.

Fino a poco tempo fa, però, il Paese non aveva un piano di mercato per accelerare l’industria delle energie rinnovabili. Un ostacolo strutturale fondamentale è stato l’organizzazione statale di intermediazione dell’Acquirente Garantito, che vincola i produttori di energia rinnovabile a contratti rigidi.

La situazione sta cambiando. All’inizio di quest’anno il Parlamento ucraino ha approvato la legge n. 3220-IX, volta a stimolare l’industria delle energie rinnovabili del Paese.

L’esperta ucraina di energia e clima Maryna Denysiuk, che ricopre il ruolo di Senior Project Manager presso l’Ufficio per la realizzazione delle riforme del Gabinetto dei Ministri del Paese, spiega come la nuova legge preveda alternative al sistema dell’Acquirente Garantito.

“La legge consente al produttore di uscire dal gruppo di bilanciamento del GB [Acquirente Garantito] e di scegliere un modo alternativo di vendere la propria elettricità sul mercato, aumentando la concorrenza, invece di garantire l’acquisto dell’intero volume di elettricità a un prezzo fisso”, ha scritto Denysiuk in un articolo pubblicato su Ukrinform.net il 26 novembre.

“Di fronte ai continui bombardamenti, la resilienza del sistema elettrico può essere rafforzata dalla disponibilità di energia di riserva, autonoma e decentralizzata, anche da fonti rinnovabili. Abbiamo bisogno di energia dal sole, dal vento, dall’acqua, dalla biomassa e dal biogas”, ha aggiunto.

Decentralizzare per resistere ora, e rilanciare dopo

Tra le altre disposizioni della legge n. 3220-IX, Denysiuk ha sottolineato la creazione di un sistema per garantire l’origine dell’elettricità prodotta dall’Ucraina per l’esportazione, con l’obiettivo di soddisfare gli acquirenti di energia rinnovabile in Europa. Il meccanismo dovrebbe essere operativo in Ucraina entro il settembre 2024, con il coordinamento regionale a seguire come elemento essenziale per l’integrazione dell’Ucraina nell’UE.

Denysiuk ha anche sottolineato che la legge n. 3220-IX è solo l’inizio. Sono necessarie altre leggi di supporto e altre azioni parlamentari. In particolare, ha sottolineato la necessità di dare priorità al decentramento degli asset energetici. Ciò include il riutilizzo dei vecchi siti di produzione di energia.

Il sito nucleare di Chernobyl, da tempo dismesso, vicino a Kiev, è già diventato una vetrina per il riutilizzo delle energie rinnovabili. Per ironia della sorte, il disastro storico che ha spento l’impianto nel 1986 è accreditato per aver favorito la disgregazione dell’Unione Sovietica e l’indipendenza dell’Ucraina.

Nel 2018, l’azienda ucraina Rodina e la tedesca Enerparc AG hanno costruito una centrale solare da 1 megawatt nel sito, con l’obiettivo di dimostrare la fattibilità della costruzione di impianti di energia rinnovabile sul luogo di un disastro nucleare. A quanto pare, qualcuno ha recepito il messaggio, perché ora sono in corso i progetti per la costruzione di un impianto di energia rinnovabile sul luogo del disastro nucleare.

Tra l’altro la rete ucraina dovrà essere ricostruite e questo avverrà, ovviamente, con soldi europei e con standard di generazioni diversi dalle vecchie centrali a carbone. Inoltre l’Ucraina punta molto sull’esportazione dell’energia prodotta internamente e che ora non ha più usi.

E idrogeno verde, naturalmente

Leggendo tra le righe, le “moderne centrali di picco” potrebbero includere il gas naturale con cattura del carbonio, cioè centrali che bruciano solo la componente idrogeno del gas naturale. Lo stesso può avvenire per la produzione da biomassa. L’Ucraina ha già iniziato a definire piani per posizionarsi come risorsa di idrogeno verde per l’UE. Nel frattempo, Mitsubishi e altre società di ingegneria hanno iniziato a introdurre turbine a gas progettate per funzionare con idrogeno verde, quindi generando direttamente energia in loco da esportare.

Anche l’organizzazione ucraina Razom ha sostenuto la creazione di un’industria dell’idrogeno verde in Ucraina, come parte del suo sostegno alla transizione energetica rinnovabile del Paese.

Riferendo di un’iniziativa di collaborazione sulle energie rinnovabili tra Ucraina e Germania il 25 ottobre, lo specialista di comunicazione di Razom, Maksym Gardus, ha osservato che i partecipanti hanno concordato sull'”importanza di introdurre rapidamente fonti energetiche alternative decentralizzate per garantire un funzionamento affidabile e stabile del sistema energetico”.

La produzione di idrogeno verde può essere poi inviata tramite gasdotti rinnovati in occidente, e questo può essere prodotto da varie fonti, dall’eolico, ma anche dal nucleare, che recentemente è stato definito “Verde”. Ovviamente questo pone l’Ucraina in diretta concorrenza con Portogallo e Spagna che puntano, anch’essi, allo sfruttamento dell’eolico offshore oceanico. Se la ricostruzione ucraina attrarrà delle risorse della UE, queste, ovviamente, non saranno disponibili per Madrid o Lisbona.

I soldi non si generano dal nulla nella UE, non siamo la Cina, quindi qualcuno pagherà per la ricostruzione green energetica ucraina. Chissà chi sarà.


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