Economia
L’ultimo atto: la drammatica chiusura di Lotus nel Regno Unito. Questo è il futuro di Maserati?
L’iconico marchio Lotus dice addio al Regno Unito dopo 70 anni. La crisi dell’auto britannica si aggrava: dopo MG, un altro storico brand finisce in mani cinesi. E ora, con Maserati in vendita, l’Italia rischia di perdere un altro simbolo.

La notizia è di quelle che fanno tremare i polsi a chi ama le auto sportive e la storia che le accompagna. Dopo oltre 70 anni di produzione nel Regno Unito, l’iconico marchio Lotus si prepara a spegnere i motori della sua storica fabbrica di Hethel, nel Norfolk. Una decisione drastica che mette a rischio ben 1.300 posti di lavoro e segna l’ennesimo, doloroso capitolo nella crisi sempre più profonda dell’industria automobilistica britannica.
È il destino che ha già colpito marchi leggendari come MG, un tempo Morris Garages, oggi un’ombra della sua gloriosa storia, di proprietà della cinese SAIC Motor. L’acquisto da parte di un colosso straniero, visto inizialmente come una “ancora di salvezza”, si è rivelato un cavallo di Troia, portando alla delocalizzazione e alla chiusura della produzione nel Regno Unito.
Da salvatore a carnefice: il ruolo di Geely
Quando il colosso cinese Geely – lo stesso che possiede Volvo e Polestar – acquisì una quota di maggioranza (51%) in Lotus nel 2017, l’operazione fu salutata come un miracolo. L’azienda, che aveva accumulato perdite per anni, sembrava finalmente avere un futuro. Geely ha investito circa 3 miliardi di sterline in nuove tecnologie e macchinari, ma ha presto spostato la sua attenzione su un nuovo stabilimento a Wuhan, in Cina.
La crisi non è arrivata all’improvviso. Secondo fonti vicine all’azienda, Lotus ha faticato a pagare i fornitori nelle ultime settimane, portando a un blocco temporaneo della produzione a Hethel per circa un mese. La società, in perdita, ha poi deciso di fermare la produzione per sempre a partire dal prossimo anno. La stessa Lotus ha confermato al Financial Times di aver sospeso la produzione a metà maggio per gestire gli inventari, a causa di problemi nella catena di approvvigionamento legati ai dazi statunitensi. Ma il silenzio di Lotus e Geely sui “rumors” di una chiusura definitiva è assordante.
Il pretesto di Trump e la delocalizzazione forzata
La mossa di Lotus sembra una risposta diretta alla guerra commerciale e ai dazi imposti da Donald Trump sulle importazioni di auto prodotte all’estero. Feng Qingfeng, CEO di Lotus Technology, ha dichiarato che la “localizzazione” della produzione è l’unica strada percorribile per rispondere alle nuove tariffe, che hanno già bloccato le spedizioni della sua Emira negli Stati Uniti.
Ovviamente non si toccca lo stabilimento cinese e il mercato britannico ed europeo sono troppo piccoli, in questo momento, per giustificare l’attività dello stabilimento nel Regno Unito. Avevano puntato tutto sugli USA, e la scommessa si è rivelata perdente.
La strategia è chiara: produrre dove si vende, evitando tasse proibitive. Ma per il Regno Unito, questo significa il crollo di un’altra roccaforte dell’industria. La produzione automobilistica britannica, che a maggio ha toccato il livello più basso dal 1949, sta subendo un colpo dopo l’altro. La chiusura di Lotus segue quelle di altri giganti come Honda e Ford, avvenute nell’ultimo decennio.
Il dramma italiano: Maserati nel mirino
E mentre l’industria automobilistica britannica affonda, l’ombra della crisi si allunga sull’Italia. La notizia che Stellantis sta valutando la vendita di Maserati ha gettato nello sconforto gli appassionati del “Tridente”. Il leggendario marchio emiliano, con la sua storia gloriosa e il suo inconfondibile suono, rischia di fare la stessa fine di Lotus e MG.
Anche se il CEO Filosa ha visitato l’impianto produttivo e la smenttia di una sua vendita, l’ipotesi resta comunque nell’aria, anche perché produzione e vendite sono al minimo. Anche mantenere un marchio senza un progetto industriale e produttivo, è una finzione. Maserati esportava negli USA, Stellantis ha impianti negli USA: alla fine trasferire la produzione in una linea negli Stati Uniti sarebbe la questione di un istante, e di italiano in Maserati non resterebbe più niente.
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