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LO STATO DEVE DARE LA LIQUIDITA’ AD AZIENDE E PARTITE IVA, ed in modo semplice. Se no salterà tutto (ed il governo dovrà mettere i soldi lo stesso)

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Probabilmente in questi giorni, magari proprio oggi, uscirà il tanto atteso “Decreto aprile”, che dovrebbe chiarire il piano del governo, se esiste, per la ripresa economica dell’Italia dopo i danni, non ancora conclusi, del COVID.

In questo breve scritto desidero assolutamente non essere polemico, ma fare alcune proposte che potrebbero risultare utili per una pianificazione del futuro. Inoltre, al contrario di quanto trapela dalle indiscrezioni sul secondo decreto, una misura corretta non dovrebbe essere per “Tipologia di società” o per “Numero di dipendenti”, ma per fatturato, quasi si tratti di un colossale anticipo su fatture. Perchè, ad esempio, ci sono società che hano un numero di dipendenti limitato, ma un fatturato molto elevato, perchè magari agiscono in settori quali l’intermediazione, ma la cui funzione è essenziale. Immaginate di vendere parte della vostra produzione tramite un grossista e questi, improvvisamente, cessa di avere la possibilità di pagarvi: questo metterebbe in pericolo tutta la filiera produttiva.

Il prestito deve avere la funzione di far ripartire il normale flusso dei pagamenti, per cui, invece che una cifra fissa, dovremmo avere una percentuale sul fatturato, indicatore diretto del giro di affari. In questo modo, tra l’altro, puniremmo le aziende che fanno del nero… Quanto? Vista la situazione attuale fra un 30% ed un 40% a seconda delle prospettive di durata del closedown. Inoltre questo prestito dovrebbe diventare a fondo perduto se lo stesso fa a pagare stipendi, salari, contributi e tasse locali e fornitori. In questo modo manterremmo un sistema di pagamento sensato ed attivo. La garanzia dello stato? Al 100%, per questa cifra, per accelerare al massimo i tempi di pagamento senza Cofidi e procedure complesse bancarie. Quindi un buon, serio sistema di iniezione della liquidità:

  • è paramentrizzato sul fatturato, ed in modo sensibile;
  • è a fondo perduto per il pagamento di fornitori, dipendenti ed imposte locali, incentivando il mantenimento in servizio dei dipendenti al posto della Cassa Integrazione e mantenendo in vita le filiere;
  • ha una durata di almeno 60 mesi, ma meglio 120, per le cifre rimanenti.

In questo modo almeno il flusso finanziario rimarrebbe attivo, e le aziende avrebbero una funzione diretta nell’emergenza. Al momento della ripartenza il sistema sarebbe in grado di riattivare le filiere, mantenute in vita, in modo istantaneo. Tutto questo poi dovrebbe essere accompagnato da una nuova politica industriale che tenga conto che in ogni settore è necessaria una riserva industriale strategica e che l’import export non deve diventare l’elemento essenziale dell’economia, ma un settore in cui si compensano carenze ed eccessi di ogni sistema produttivo. Dobbiamo tornare ad una crescita stimolata dall’interno, non dal’esterno, a meno che non vogliamo trovarci nella stessa crisi fra qualche anno.

 

 

 


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