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LO SPREAD AI TEMPI DEL BAZOOKA

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Post di Paolo Cardena’ da Vincitori e Vinti

 

Visti i precedenti, onde evitare che il Premier, presto o tardi, possa arrogarsi anche il merito della caduta dello spread come ha fatto ieri a proposito del cambio Eur/Usd e deliri vari,

ho annotato sul grafico i vari eventi che hanno determinato la caduta dei rendimenti e quindi anche dello spread, oltre alle dinamiche di bassa inflazione che ovviamente incidono.
Presto dirà anche questo. Contateci!

 
 
E sempre a proposito di spread, vale la pena riproporre uno scritto di settembre dello scorso anno, nel quale si ricostruiscono gli eventi rappresentati nel grafico, tenuto conto che il QE della BCE è stato annunciato solo un paio di mesi fa.
Nel novembre 2011, il governo Berlusconi (l’ultimo uscito da un tornata elettorale democratica), venne fatto dimettere sotto i colpi dello spread che viaggiava intorno ai 550 punti. Lasciamo stare il giudizio sull’uomo Berlusconi, che spetta a Dio; e lasciamo anche stare il giudizio politico, che spetta alla storia, che comunque si sta compiendo. Il ragionamento è un altro.
 
Che lo spread abbia condizionato la vita democratica del paese è cosa nota e non sono io a dirlo, ma sono gli stessi protagonisti di allora a sostenerlo: da Bini Smaghi (a quei tempi membro della BCE), ad Hans-Werner Sinn dell’Ifo tedesco, passando per Zapatero eTimothy Geithner.
Cosa dicono al riguardo questi illustri signori?

Bini Smaghi, da L‘Huffington Post:

“la minaccia di uscita dall’Euro non sembra una strategia negoziale vantaggiosa (…). Non è un caso che le dimissioni (…) di Berlusconi siano avvenute dopo che l’ipotesi di uscita dall’Euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi di altri paesi”.

Hans-Werner Sinn, da L’Huffington Post:

“Sappiamo – ha detto Sinn – che, nell’autunno 2011, l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avviato trattative per far uscire l’Italia dall’Euro”.

Zapatero,  che racconta che al G20 di Cannes fu avvicinato dalla Merke, da Reuters

“Mi chiese se fossi disponibile a chiedere una linea di credito preventiva di 50 miliardi al Fmi mentre altri 85 miliardi sarebbero andati all’Italia”

Continua Zapatero che,nei corridoi dei palazzi del G20, già si sussurrava il nome di Mario Monti alla Presidenza del Consiglio.
 
Timothy Geithner, che in un suon libro parla di un vero e proprio complotto contro Berlusconi. Da Panorama 

“Ad un certo punto, in quell’autunno, alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i presti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato”

 Gli stessi Monti, De Benedetti e Romano Prodi, intervistati da Alan Friedman,hanno lasciato intuire che, a quell’epoca, nel processo democratico del Paese e, segnatamente nell’avvicendamento del governo Berlusconi con quello di Monti, non tutto andò per il verso giusto e non furono osservate tutte le ritualità e le cautele che il buon funzionamento di una democrazia presupporrebbe. 
Come che sia, certo è che, fino a quel momento, i non addetti ai lavori dello spread ne sapevano come io posso sapere di chirurgia cardiovascolare, cioè una beata ceppa. Che lo spread abbia agito come detonatore economico e politico, ormai è un fatto assodato. Tant’è che esistono anche diversi studi (ad esempio quello di Paul de Grauwe) che confermano che lo spread venne usato per imporre austerità (di tutto ciò il blog è pieno di articoli).

A quei tempi, Mario Draghi aveva da poco preso il timone della BCE, succedendo al francese Jean-Claude Trichet, che passerà agli annali della storia, oltre che per il suo immobilismo, anche per aver compreso la crisi come la casalinga di Voghera capirebbe di borsa (quella dove si scambiano azioni, non quella per fare la spesa), con tutto rispetto per queste ultime impagabili signore.
 
Sempre ai tempi che furono (novembre 2011) la BCE non aveva ancora implementato nessuna delle misure di politica monetaria, poi, successivamente messe in campo. Ad esempio, il finanziamento a lungo termine LTRO con il quale fu evitata l’implosione del sistema bancario europeo – che avrebbe sicuramente portato alla dissoluzione della moneta unica- è qualcosa messo in campo da Draghi tra dicembre di quell’anno e il febbraio dell’anno successivo (2012).
 
Nel 2012, nel mese di luglio, da Londra, sempre lo stesso Draghi pronunciò il famoso «whatever it takes» che impresse una formidabile caduta dello spread, poi consolidatasi nel settembre dello stesso anno con il piano OMT, con il quale la Banca Centrale Europea, ricorrendo determinate condizioni e presupposti, si impegnò ad acquistare titoli di stato con scadenze inferiori ai 3 anni, mentre il fondo ESM (creato nel frattempo) sarebbe intervenuto sulle scadenze più lunghe.
Questo, per dirvi che, da quell’epoca (2011), senza che nessun trattato sia stato modificato,sono stati demoliti molti dei tabù che limitavano l’azione della banca centraleE ad oggi la BCE è qualcosa di profondamente diverso rispetto ad allora. La Germania, ferrea depositaria del rigore monetarista tedesco, nel contesto come quello poc’anzi descritto, a più riprese, ha sollevato molti dubbi sull’operato della BCE; ma alla fine della storia non si è mai opposta concretamente, accettando passivamente l’operato della banca centrale.Evidentemente perché a conoscenza dei rischi che correva (corre tutt’ora) il titanic euro, e anche per proprio tornaconto derivante dal fatto che le manovre della BCE hanno consentito di guadagnare molto tempo, utile per rientrare dalle esposizioni creditorie nei confronti dei paesi del sud (si veda il sistema Target2).
Andando avanti, lo scorso giugno, Draghi ha annunciato il TLTRO, finalizzato a finanziare ulteriormente il sistema bancario europeo, auspicando che, questa volta, i prestiti concessi possano giungere all’economia reale. Sempre in quella sede, la Banca Centrale ha aperto anche all’ipotesi di allentamento quantitativo (quantitative easing): operazione impensabile fino a pochi mesi fa nel contesto dell’eurozona, proprio perché lo statuto istitutivo della Bce, come noto, vieta il finanziamento dei debiti sovrani. Tant’è che la Bce sembrerebbe orienta all’acquisto dei titoli ABS (asset backed security) cioè titoli obbligazionari che incorporano prestiti a privati.
Tuttavia, in vista della riunione della BCE del prossimo 4 settembre,  molti commentatori affermano che la Bce,per contrastare le spinte deflazionistiche che si stanno manifestando soprattutto nei paesi dell’area mediterranea, possa spingersi addirittura a comprare titoli di stato, non sterilizzando gli acquisti, cioè creando massa monetaria aggiuntiva. Al di là degli aspetti tecnici e legali (tutti da risolvere), i mercati, considerando il calo dei rendimenti sia nei paesi periferici che nei paesi core, sembrano credere a questa ipotesi. Se ciò dovesse avvenire, significherebbe l’abbattimento completo di tutti i dogmi che hanno limitato l’azione della BCE, fin dalla nascita dell’euro. Non mi sembra una cosa da poco. (quiquie qui, ma anche altrove, potete trovare articoli sul tema)
 
Tutto questo ragionamento per ricordarvi che, se la banca centrale europea, già nel novembre del 2011, avesse avuto nel suo arsenale tutte le munizioni successivamente messe in campo, il problema spread non sarebbe esistito. Di conseguenza non si sarebbero avuti tre governi nominati con ritualità assai discutibili, e magari la democrazia avrebbe avuto un corso diverso, più conforme alle logiche che il corretto funzionamento del processo democratico presupporrebbe.
 
Insomma, come si è già detto in questi pixel, con il mantra che la Banca Centrale sarebbe dovuta essere indipendente dagli Stati (cosa peraltro non vera), si sono creati stati dipendenti dalla Banca Centrale, la quale, a sua volta, è ostaggio dei mercati.
Potete urlare quanto vi pare, ma la sovranità appartiene alla Bce. E questa è l’entità che tiene sorregge l’Italia, mantenendola in uno stato di vita apparente

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