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L’IDEA EURO-TEDESCA PER SALVARE L’INDUSTRIA AUTO … che ci manderà in fallimento

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L’Unione Europea finalmente si sta rendendo conto che qualcosa nell’economia europea non va e che bisogna intervenire. L’idea è molto semplice: nei tre primi mesi dell’anno  si è venduto  in UE il 60% in meno di auto, e nel trimestre successivo il 30% in meno. Quindi Thierry Breton ha iniziato ad identificare  i settori industriali, partendo proprio dal settore auto e dalle sue aziende , per identificare quali siano a aiutare con sovvenzioni a livello europeo.

Naturalmente per l’auto è stato molto più semplice: si sono identificate le società europee del settore, quasi tutte francesi e tedesche, e si sta preparando un piano di intervento. Gli altri settori comprendono il medico-farmaceutico, inteso in senso strategico, però, come necessità di riportare in Europa le produzioni che, in nome dell’iperliberismo, si è lasciato andare all’estero, ponendo il sistema sanitario in difficoltà. Poi anche altri settori, come trasporti, turismo etc.

Tutto bene quindi? Finalmente la UE si muove nella giusta direzione ? Beh, quasi. Prima di tutto il piano, come  ammette lo stesso Handelsbatt, non tiene conto delle profonde differenze con cui i paesi del Nord e del Sud prevedono vengano erogati gli aiuti: il Nord vuole che gli aiuti settoriali siano solo sotto forma di prestiti, il Sud sotto forma di sovvenzioni. In questo modo si rivede una contrapposizione che è presenta sin dall’inizio della crisi e che non verrà risolta dalla commissione, ma che per noi è una questione di vita o di morte. Però questo sarebbe il problema minore.

La Commissione vuole aiutare, ma questi soldi devono venire da un aumento dei contributi dei singoli stati. Quindi l’Italia deve contribuire per aiutare l’industria automobilistica, soprattutto franco tedesca. Si potrebbe dire che la Germania dovrebbe dare dei soldi per il turismo italo-spagnolo, ma le dimensioni degli interventi sono molto diversi e , soprattutto, le situazioni di partenza sono completamente diverse. Se per la Germania aumentare del 5% il debito/PIL è una passeggiata, la stessa misura per i paesi del sud può essere devastante , visto il livello più alto di debito. Per il sud l’unica via di fuga è la monetizzazione del debito o la conversione interna dello stesso verso strumenti monetari interni: la seconda via avrebbe il vantaggio di far ripartire i paesi attraverso la via della domanda interna ed in modo differenziale , omogeneo rispetto alle caratteristiche dei singoli paesi. Quindi, essendo le soluzioni più logiche, verranno ignorate a livello europeo.


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