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Libia: per fortuna torna a produrre petrolio, in mezzo a tentativi di cambio del governo

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La produzione di petrolio in Libia ha raggiunto 1,2 milioni di barili al giorno, il livello che il Paese produceva prima della dichiarazione di forza maggiore di aprile, secondo la nuova leadership della National Oil Company (NOC).

Grazie ai grandi sforzi delle filiali e dei team tecnici della #NOC, siamo felici di annunciare che i nostri tassi di produzione hanno raggiunto i livelli precedenti alla dichiarazione di forza maggiore di 1.200.000 barili al giorno“, ha twittato domenica la NOC.

https://twitter.com/NOCLibya/status/1553814054417956864?s=20&t=qP8oQPHG4YGphOSxz7MChw

Il 13 luglio, pochi giorni dopo che il governo di unità nazionale (GNU) aveva preso d’assalto il NOC e sostituito con la forza il presidente di lunga data Mustafa Sanalla, la  sospensione per causa di  forza maggiore era stata revocata sui principali giacimenti petroliferi e terminali di esportazione. La produzione avrebbe raggiunto 1,13 milioni di bpd il 27 luglio.

Non è chiaro se gli 1,2 milioni di barili al giorno che la Libia starebbe producendo ora si riferiscano solo al greggio o al greggio più il condensato, cioè il semilavorato spesso utilizzato nel settore. Se così fosse la quantità effettiva di petrolio prodotta sarebbe perfino superiore.

Il ritorno a livelli di produzione normali arriva mentre il Paese rimane in una situazione di stallo politico che ha visto scoppiare scontri intermittenti tra le varie milizie rivali nella capitale, Tripoli. La situazione di stallo oppone il primo ministro ad interim del GNU, Abdul Hamid Dbeibah, a Tripoli, a quelli fedeli al nuovo primo ministro nominato dal Parlamento sostenuto dall’Est, Fathi Bashagha.

Le tensioni rimangono alte, con l’influente presidente del Parlamento libico Aquila Saleh che lunedì ha dichiarato illegittima la GNU e ha accusato Dbeibah di aver “speso male” circa 24 miliardi di dollari di proventi petroliferi. Saleh sostiene che il governo legittimo della Libia è guidato da Bashagha, che finora non è riuscito a insediarsi a Tripoli.

La situazione ha creato difficoltà nell’ottenere informazioni, anche per quanto riguarda i dati sulla produzione petrolifera, e i governi rivali hanno rilasciato dichiarazioni contraddittorie. Inoltre l’insicurezza per le società internazionali che offrono servizi petroliferi è sempre crescente.


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