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LIBERTA’ DI APRIRE O LIBERTA’ DI FALLIRE? Caos e pessimismo, molti neanche riapriranno. La voce di Vissani

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Alla fine il governo ha ammesso che i ristoranti potranno aprire dal 18, ma rispettando una serie di misure che rendono la loro apertura un bel problema. Facciamo un esempio:

  • un metro fra cliente, tranne “Barriere” anti droplets;
  • igienizzanti ovunque;
  • bagni puliti più volte al giorno;
  • basta oliere o saliere condivise fra più tavoli, spinta perso i monodose;
  • controlli periodi da INAIL ed ASL con sanzioni pesanti;
  • forti ricambi d’aria, divieto di utilizzare condizionatori con riciclo;
  • invito ad utilizzare gli spazi esterni

Cosa comportano queste norme per i ristoratori ?

  • in città la caduta verticale nel numero dei coperti, che possono ridursi alla metà ao ad un terzo;
  • una serie di norme molto complesse di non facile attuazione;
  • la possibilità di essere chiusi per un periodo dai 5 al 20 giorni in caso di inadempimento;
  • se in città, pagare più denari ai comuni per l’occupazione suolo pubblico. Inoltre una parte dei coperti viene ad essere alla mercé del tempo atmosferico;

Almeno in città c’è l’illusione di poter integrare con la consegna a domicilio o con il ritiro in ristorante, ma il secondo non è particolarmente gradito, il primo mette il ristoratore nelle mani delle piattaforme di delivery, che,essendo delle pure sanguisughe, ricaricano dal 33% al 42%, Inoltre, se l’incasso è fatto dal servizio di consegna terzo, ci sono spesso dei problemi di pagamento perchè questo non paga immediatamente, ma con un certo ritardo. Quindi abbiamo questi problemi con la consegna:

  • le alte percentuali richieste dalle piattaforme;
  • problemi di carattere finanziario;
  • non adatto se si è in una posizione periferica o in campagna;
  • produce una montagna di rifiuti (sono tutte confezioni usa e getta);
  • problemi con la qualità del prodotto;
  • i ragazzi che effettuano il trasporto non sempre rispettano le norme igieniche per i loro contenitori.

Insomma, un bel pasticcio. Ala fine c’è tutta questa convenienza a riaprire? La riapertura , a quali condizioni? Vissani, in un interessante video che vi proponiamo al termine afferma senza problemi che lui NON ha interesse a riaprire e che non intende farlo sino a che non sia stata completamente superata questa situazione, nonostante sia chiuso da mesi. Altri riapriranno, ma licenziando in toto il personale, come da nostre notizie dirette, ed utilizzando solo i famigliari. Poi, francamente, chi ha voglia di mangiare fuori dopo questo periodo e, soprattutto, senza quella allegra convivialità che caratterizzava i ristoranti e le osterie?  Il rischio per chi riapre è quello da un lato di andare subito in perdita e, dall’altro, anche di rovinarsi il nome.

Che Fare? Vissani afferma che il governo dovrebbe sovvenzionare, ma fino a quando? Un palliativo potrebbe essere l’azzeramento della tassa i occupazione suolo pubblico, soprattutto per  le aree pedonali, ma questo sarebbe solo un palliativo. Poi bisogna farla tornare la gente al ristorante: chi vuole entrarci con la mascherina? Magari una bella idea potrebbe essere un “Buono pasto” anticipato, una forma di sovvenzionamento al consumo esterno, magari incentivato da una forma di defiscalizzazione.

Un bel problema che farà saltare centinaia di migliaia di posti di lavoro e rischia di mettere in  ginocchio un’eccellenza italiana: il mangiare bene.

Due Video di Vissani

il primo con  Giacalone e Marta Fana

Il secondo un’inervista a più mani a RadioRadio


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