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Lettere alla Redazione

Lettera di un Lettore: “Unire i Puntini”

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Pubblico questa Lettera ricevuta da uno dei nostri lettori, di indubbio interesse.

Buonasera
Vorrei complimentarmi  per la completezza, semplicita’ e costanza dei lavori che lei mette a disposizione.
La seguo da parecchio tempo su RC e trovo in lei una rara capacita’  nel fornire dati sempre precisi e mai tendenti a fare polemiche inutili e faziose.
Svolgo un lavoro che mi da’ l’ opportunita’ di incontrare molte persone di svariate categorie lavorative e sociali.
Penso che il male peggiore di questi ultimi anni sia nelle persone ( uomini e donne ) sia la mancanza di tempo e la non volonta’ di “ unire i puntini “.
La mancanza di tempo spesso e’data da motivi futili o da incapacita’ organizzativa, non unire i puntini e’ per lasciare le cose come stanno : fa comodo cosi’.
Si dice che il pesce puzza dalla testa ma potrei dirle che prima di cambiare il mondo bisognerebbe essere capaci di tenere pulito ognuno il proprio vialetto.
Mussolini diceva che governare gli italiani e’ inutile.
Le dico questo perche’ sono molto contrastato tra il lasciare tutto e ripartire da zero da qualche altra parte del mondo o partecipare ed aiutare a capire.
Poi vedo la costanza di persone come lei, Funny King, Bepi  Mela, Blondet  e mi volto indietro: qualcosa mi trattiene forse e’ perche’ ho avuto la fortuna di nascere nel paese piu’ bello,piu’ invidiato e forse piu’ maltrattato al mondo.
Ogni regione, provincia, vallata, pianura presenta paesaggi straordinari, piatti, dolci, formaggi, vini, sagre e feste tradizionali tutte belle uniche e in competizione.
Si il bello e il brutto allo stesso tempo: la competizione sana che sviluppa e crea e la competizione sbagliata che spreca e divide.
Non c’ e’ molto tempo: entro 5 al massimo 10 anni perderemo tra 80 e il 90% di conoscenza lavorativa artigianale e imprenditoriale delle piccole imprese familiari e non. Tutte le persone tra i 55 e 65 anni hanno una ricchezza lavorativa sconfinata creata dalla volonta’,dagli errori dal campanilismo e dall’ eclettismo unico nel suo genere: dovremo saperlo leggere nel DNA dove sta’ prima che sia troppo tardi. Falegnami, carpentieri,saldatori,giardinieri,idraulici,marmisti,pellai,stampatori,grafici,
pasticceri, casari e via dicendo, si e’ oramai creata una voragine tra loro e chi prendera’ il testimone.
Ci stiamo impoverendo moralmente. Non c’e’ fame, siamo sazi.
Ci han detto stai fermo ci penso io (che brutta sciagura i sindacati).
Non abbiamo materie prime, abbiamo perso la grande industria, stiamo invecchiando, siamo pieni di debiti, quindi ?
Io “sogno” Italialand ( copiato da Crozza ).
Non dobbiamo faticare per creare delle aspettative : ne possiamo soddisfare in modo Infinito.
Dobbiamo cambiare la mentalita’ velocemente, Darwin disse : non sara’ il piu’ forte, non sara’ il piu’ intelligente ma sara’ il piu’ veloce al cambiamento che sopravvivera’.
Una volta una persona che arrivava da un’ altro paese era uno straniero, poi viandante, poi turista ecco ora dobbiamo farlo sentire ospite. Un’ ospite : come invitare a casa il nostro migliore amico. Poi il resto arriva da se’ : un paese come un grande parco di divertimenti, con svariati temi e interessi tutto collegato con 3 grandi aeroporti internazionali ,1 al nord, 1 al centro  e 1 al sud; vari bus navetta e linee veloci ferroviarie di media percorrenza.
Percorsi enogastronomici, per sportivi, per cultura e arte, per vacanze, per viaggi di Nozze, per curarsi, per …
Il lavoro e il coinvolgimento verrebbe creato dai servizi all’ ospite.
Certo ho semplificato molto sono un sognatore ma non tutto e’ e andra’ perduto.
 
Le lascio un pensiero (copiato):
 
La  fiducia  non  e’  un  bene  ne’  un  servizio          
non  appare  in  alcun  conto  economico            
e’  assente  dal  bilancio  pubblico              
non  si  insegna  all’  universita’.              
Si  puo’  misurare  certo  ma  gli  indicatori           
sono  opinabili,  soggettivi.                
Eppure  e’  tutto.                      
E’  il  silenzioso  amalgama  di  ogni  comunita’,        
la  ragione  di  fondo  di  ogni  rapporto  familiare  ed  economico.
Senza  fiducia  non  si  investe                
e  si  perde  la  consapevolezza  e  l’ orgoglio  di  quello  che  si  e’.
Cordiali saluti
Pier
 
ferro
 
Caro Pier,
Ha scritto una serie di concetti condivisibili e di buon senso, applicabili tanto alla comunita’ Italia quanto a ciascuno di noi.
Non c’e’ molto da aggiungere. Ha piu’ o meno sintetizzato quello che e’ anche il mio pensiero: l’azione tanto di una nazione, quanto di un individuo deve partire dal buon senso e deve avere al centro il concetto di “Responsabilita’”, intesa come assunzione di Impegni in un quadro strategico definito, volti in ultima analisi al dare un futuro alle nuove generazioni prioritariamente.
Cio’ significa valorizzare le proprie capacita’ e risorse, e per far cio’ e’ necessario capire bene le cose ed essere flessibili e rapidi nelle decisioni.
L’Italia, paradossalmente, e’ una nazione che ha una popolazione straordinariamente “Flessibile” e “Geniale”, spesso oltremisura, debordando nell’anarchia e nel disordine. Noi lo viviamo piu’ come un difetto che come un pregio. In realta’ la “grande capacita’ di adattamento individuale e collettivo” del suo popolo, dovrebbe essere messa al centro della strategia dell’Italia del 21esimo secolo.
Abbiamo invece intrapreso strade, specialmente dagli anni 70 in poi, antitetiche, in cui:
a) Internamente la Politica, la Burocrazia, la Cultura, la gestione dell’Economia si sono sclerotizzate e sono prosperate “sovrastrutture corporative” di ogni tipo, che sostanzialmente hanno irrigidito gli schemi di movimento del popolo italiano. Una spesa pubblica enorme ed inefficiente, una burocrazia senza eguali, classi dirigenti corporative ed intere classi sociali volte al parassitismo spesso in forma ereditaria, hanno sostanzialmente creato una RIGIDITA’ INTERNA che per le classi produttive italiane equivale ad un veleno mortale.
b) Esternamente l’Italia ha avuto una politica altrettanto disastrosa. La priorita’ di una nazione come la nostra dovrebbe essere quella di essere in un sistema quanto piu’ flessibile possibile, proprio perche’ in tale tipologia di sistema diamo storicamente il meglio di noi. Invece ci siamo sdraiati in uno schema ad altissimo grado di RIGIDITA’ ESTERNA,  dove abbiamo svenduto sostanzialmente la nostra sovranita’ a burocrati ed a nazioni straniere, abbiamo perso ogni strumento di flessibilita’ (moneta, banca centrale, tassi, politiche di bilancio) e ci facciamo dettare la politica economica (e non) da stranieri che hanno la stessa flessibilita’ di un ferro da stiro, e che prosperano in sistemi rigidi, pianificati e sclerotizzati, dove anche la “lunghezza della zucchina” deve essere frutto di una decisione centrale.
Un individuo reattivo e geniale, inserito in un ambiente rigido, si sdraia.
Per far ripartire la nazione e’ fondamentale e strategico, ridurre fortemente tali rigidita’, e confrontarsi internamente e col resto del mondo, con la massima flessibilita’ e rapidita’ possibile, valorizzando e contando sull’iniziativa dei singoli. 
Dal punto di vista personale cosa dirti? La storia e’ ciclica: purtroppo siamo capitati nel ciclo sbagliato.
Cordialmente
   
By GPG Imperatrice

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