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Lettera aperta a Luigi Di Maio da uno dei tanti attori italiani.

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Egregio vice presidente Di Maio,
mi chiamo Kaspar Capparoni, sono un attore e non so se il mio nome le potrà dirle qualcosa ma questo mi creda poco importa. Quello che invece mi interessa e di poterle parlare riguardo alla situazione drammatica, e oserei dire quasi irreversibile, in cui versa il mondo dello spettacolo e della cultura (cinema, teatro e televisione).

Da troppi anni, come lei ben saprà, stiamo aspettando una legge “intelligente” e “funzionale” che possa far rialzare la testa al nostro intero sistema produttivo. Purtroppo ad oggi questa benedetta legge non è stata realizzata e il nostro mondo continua a vivere di sovvenzioni pubbliche, pseudo commissioni ed altre obbrobriosità che poco hanno a che fare con la competitività del nostro mercato in Europa e nel mondo.

A causa di questa pessima gestione della cultura da parte della politica sono ormai 30 anni che il nostro mercato è fuori da ogni tipo di competitività. Comprendo che i problemi dello spettacolo siano poco interessanti dal punto di vista mediatico, ma mi creda che 40 anni fa eravamo la quinta voce dell’economia del nostro paese ed eravamo il fiore all’occhiello della cultura in Europa. Oggi ,invece, purtroppo siamo solo “fantasmi”.

Se un’azienda chiude, la politica e l’opinione pubblica, giustamente, si mobilità in aiuto di essa, se invece migliaia di artisti e persone del settore non riescono più a trovare opportunità di lavoro allora… diciamo così, lo si ignora.
Il mio desiderio è quello di poterla incontrare, tempo permettendo con i suoi impegni ovviamente, per poter scambiare con lei impressioni e soluzioni che credo risolutivi e che faranno tornare il nostro settore competitivo.

Ovviamente non attraverso le inutili sovvenzioni pubbliche o altri espedienti che la sinistra in tutti questi anni ha messo in atto per gestire, sottomettere a proprio piacimento il mondo della cultura, ma con altre opportunità che intanto vado ad esporle sommariamente.

Assodato che le sovvenzioni statali per ovvi motivi di sostenibilità non riescono a fornire un reale ed efficiente supporto al cinema italiano, al teatro e alla cultura in generale, sono sempre più convinto che l’unica soluzione per ridare competitività e onorabilità a un mercato che ci vede completamente “out” sia quello di incentivare, come fanno nei maggiori paesi della Comunità Europea, attraverso gli interventi privati delle piccole medie e grandi imprese. Per interventi ovviamente intendo riferirmi a quella parte (x%) delle tasse che le imprese devono allo stato e che attraverso regole precise le società di produzione create dalla costola dell’impresa madre possono investire nel cinema nel teatro e nella cultura in generale.

Facciamo un esempio pratico: sappiamo che oggi la competitività del mercato internazionale del settore è molto alta e che la qualità e i costi di produzione sono molto superiori rispetto alla nostra realtà nazionale. Allora l’unica opportunità per noi è di ricreare in un periodo di 10-15 anni quella qualità e quella quantità di produzioni che ci permetteranno di riconquistare parte del mercato che oggi non ci appartiene più.

È ovvio che questa società produttive saranno “no-profit” almeno nel periodo dei 10-15 anni in cui lo Stato permetterà loro questo tipo di defiscalizzazione. I loro ricavi dovranno obbligatoriamente essere reimmessi nel ciclo produttivo della stessa creando altro lavoro e altre opportunità e migliorando inevitabilmente la qualità delle opere stesse.

Una volta ricreata la competitività sul mercato dopo 10-15 anni cosa accadrà delle società produttive? Esse potranno continuare ad operare come società di produzione avere ricavi e quindi non essere più considerate “no-profit” e pagare le tasse con una tassazione agevolata e con l’obbligo di reinvestire (x%) percentuale dei ricavi ottenuti così da mantenere alta la produttività e la qualità stesse.
Per creare l’interesse da parte delle piccole medie grandi imprese a questa forma di defiscalizzazione lo Stato riconoscerà ad esse nell’arco di un periodo “un premio di produzione” ovvero potranno ulteriormente detrarre una (x%) percentuale delle loro tasse qualora avesse raggiunto un certo numero di produzioni. Le piccole e medie impresa potranno creare delle cooperative proprio per far fronte alla loro limitata capacità contributiva rispetto alle grandi imprese. Oltre ad avere un vantaggio fiscale esse potranno usufruire anche di un ritorno pubblicitario e di una maggiore visibilità mediatica. La formula finale che una legge di questo tipo creerebbe, sarebbe: – tasse, +lavoro, + mercato, + profitti,+contribuenti.

Gentile on.le Luigi Di Maio le parlo da attore italiano che per poter lavorare devo rivolgermi a produzioni tedesche o inglesi che le garantisco per creatività e ingegno hanno molto da imparare da noi mente ad organizzazione…

Augurandole buon lavoro e complimentandomi con lei per il suo successo politico attendo un suo gentile riscontro nella certezza di aver interpretato anche le aspirazioni di tanti colleghi desiderosi di far ritornare grandi le produzioni italiane.

Cordialmente
Kaspar Capparoni


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