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L’ESTREMISMO DEI MODERATI, ovvero non proponiamo minestre riscaldate.

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Stefano Parisi durante la conferenza stampa a Milano il 24 febbraio 2010. ANSA

Questa volta niente grafici ma solo un po’ di politica. Berlusconi ha incaricato Stefano Parisi di creare il nuovo “Partito dei Moderati”, la cosa politica che dovrebbe essere in grado di opporsi al PD, di far riconquistare alla creatura azzurra la centralità della scena politica.

  • Certo, non si presenta particolarmente bene visto che all’aspetto dimesso accompagna la sua recente sconfitta a Milano. Perché, anche se si parla di “Miracolo”, in realtà quella di Parisi è stata una sconfitta bella e buona: nonostante la giunta Pisapia arrivasse sconfitta e divisa alla sfida, e Giuseppe Sala presentasse qualche scheletro nell’armadio, Parisi potrebbe anche essere riuscito a “Compattare” i moderati ma non ce l’ha fatta a scaldare gli animi, con il suo aspetto da ragioniere dell’ufficio sinistri. Nonostante questo, anche grazie alla totale assenza di veri capi fra gli azzurri (le teste latitano già da tempo), è riuscito a ricevere l’investitura da un Berlusconi che, per l’ennesima volta, spera di veder realizzato il suo sogno di partito azienda.

    Non voglio parlare delle fratture e delle antipatie interne già suscitate dalla sua nomina in Forza Italia, e dalla freddezza con cui è stato accolto fra gli alleati. Quello che vorrei qui sottolineare è l’inutilità della sua missione, almeno nella misura in cui è stata finora proposta. I “Moderati” in Italia non si identificano più con la classe media piccolo imprenditoriale del 1994, quella che brontolava e affollava i ristoranti alla moda, accusata di evadere le tasse ma in qualche modo coccolata dai governi, soprattutto del vecchio centrodestra. Questa classe media non esiste più, è stata spazzata via dalla crisi economica, dalla globalizzazione, dalla disoccupazione, dai tagli alla previdenza ed allo stato sociale. Al suo posto vi è un gruppo di “Lumpen proletariat”, di sottoproletariato, che sopravvive ogni giorno di espedienti e di discount nel ricordo di un benessere che fu. Come sottolineato anche in diversi articoli precedenti, dalla nascita dell’euro si è assistito in Italia ad una polarizzazione della società in tanti poveri, pochi meno poveri e pochissimi ricchi privilegiati.

    La fortuna di un movimento politico alternativo a Renzi e al PD sta nella mutazione genetica dell’ultimo Partito Democratico: le radici sociali sono ormai completamente disseccate e al suo posto sono sorti legami con il ricco mondo degli affari: del resto in Italia, dopo tutti questi anni di governo e sottogoverno, o si va in galera o ci si corrompe con le varie amicizie all’ISPI, a Bildeberg, alle corruttele di Bruxelles, ed il PD è stato abilissimo nell’adattarsi al potere imperante. Questo dà l’illusione del consenso sociale, perché c’è sempre una categoria di mantenuti di lusso pronta ad applaudire al potente di turno. Ma è un’illusione, un’apparenza. Come è successo prima al fascismo, poi al craxismo anche questa nebbia artificiale di consenso sparirà alla prima forte prova della realtà. Questa deriva elitaria lascia spazi enormi di caccia solo in parte, e temporaneamente, occupati dal M5s. Però se non esiste più la classe media, ha senso richiamare a raccolta i moderati? Non è che la caduta di Forza Italia è dovuta anche alla sparizione della classe che l’aveva fortemente sostenuta sul nascere e che ora non esiste più anche, se non soprattutto, per gli errori di Forza Italia stessa? E che senso ha, ora, riproporre una strada “Moderata tradizionale” quando questa parte già perdente perché non esiste più l’humus economico e sociale che la manteneva?

    Ormai si tratta non più di difendere la classe media, i moderati, ma si tratta di ricrearla quasi da zero. Per ottenere quest’opera non bisogna avere una atteggiamento moderato, ma al contrario rivoluzionario, perché si tratta di estirpare quei mali profondi che l’hanno devastata, cominciando da una globalizzazione e da una europeizzazione forzata, mal vissuta, fatta sulle spalle della gente e proseguendo con quel decisionismo superficiale ed inefficiente che ha contraddistinto gli ultimi venti anni di governo, per giungere al terzomondismo nichilista d’accatto che ci vuole sempre inferiori a qualsiasi altro popolo della terra.

    Per tutti questi motivi quello che necessitano i moderati italiani non è ora una tiepida minestra riscaldata, ma una vera rivoluzione. Ci sono rivoluzionari in giro?

     
     
 
 

 


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