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L’Economia USA è in recessione dal 2024: i dati truccati e la Fed lo hanno nascosto

dati ufficiali sull’occupazione USA erano sbagliati. L’economia americana è entrata in recessione nel 2024, ma la Casa Bianca e la Fed non l’hanno detto. Ecco cosa significano davvero i nuovi numeri e perché Powell ora rischia il posto.

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Per quasi due anni l’economia americana sembrava essere un caso reali di  “gatto di Schrödinger”: contemporaneamente in recessione, se si analizzavano i dati con obiettività, e in piena espansione, se si prestava fede alle narrative governative. Ora sappiamo che quei dati ufficiali non erano solo ottimistici, ma semplicemente errati o falsati. E a confermarlo, con un certo imbarazzo, non siamo solo noi, ma persino l’economista capo di Bloomberg, Anna Wong.

In una nota che ha il sapore di una bomba a orologeria, Wong ammette che le massicce revisioni preliminari ai dati del Bureau of Labor Statistics (BLS) suggeriscono che l’economia statunitense “è probabilmente entrata in recessione alla fine dello scorso anno”, più o meno quando la Casa Bianca smetteva di preoccuparsi di fingere che tutto andasse per il meglio.

Secondo l’analisi di Bloomberg, la crescita dei posti di lavoro (valutati con i payrolls, le buste paga) ha rallentato drasticamente a partire dalla tarda primavera del 2024, arrivando a contrarsi in due mesi. Per tutto il 2024, l’aumento dei salariati è stato meno della metà di quanto necessario per mantenere stabile il tasso di disoccupazione. Insomma, mentre il racconto ufficiale parlava di un mercato del lavoro sano e robusto, la realtà era ben diversa. Una realtà che, evidentemente, alla Federal Reserve non era nota, o che ha preferito ignorare, continuando a rinviare i tagli ai tassi e trovandosi ora in drammatico ritardo sulla curva economica.

I dati nudi e crudi: la Fine della narrazione positiva

Le revisioni dei dati, che saranno definitive solo tra il 2026 e il 2027, dipingono un quadro che definire deludente è un eufemismo. Wong sottolinea che il picco del ciclo economico è stato raggiunto intorno ad aprile 2024. Da lì in poi, è iniziata la contrazione. In altre parole, gli Stati Uniti sono probabilmente entrati in recessione proprio mentre l’amministrazione Biden magnificava la forza dell’economia in vista delle elezioni di novembre.

Vediamo i punti salienti emersi dall’analisi di Bloomberg, basata sui dati preliminari:

  • Crollo delle assunzioni: La media mobile a tre mesi dei nuovi posti di lavoro è passata da 196.000 a marzo 2024 ad appena 6.000 ad agosto 2024.
  • Soglia di stabilità non raggiunta: Con una popolazione in crescita, gli analisti stimavano necessarie circa 200.000 assunzioni nette al mese per stabilizzare la disoccupazione. I dati reali mostrano un livello drammaticamente inferiore.
  • Mesi in negativo: Nel 2024 ci sono stati probabilmente due mesi con un segno meno davanti alla creazione di posti di lavoro: agosto (-5.000) e ottobre (-32.000).
  • Un rimbalzo effimero: Dopo che la Fed ha iniziato a tagliare i tassi a settembre 2024, c’è stata una timida ripresa, ma il mercato del lavoro si è nuovamente arenato all’inizio del 2025.

Questi numeri sono fondamentali, perché la creazione di posti di lavoro è uno dei due indicatori principali su cui il NBER (l’ente che certifica ufficialmente le recessioni) basa le sue decisioni.

Le colpe di Powell: tempismo elettorale e danni economici

Ed è qui che la questione diventa squisitamente politica e riguarda direttamente il vertice della Federal Reserve. Anna Wong evidenzia come la Fed abbia fatto la cosa giusta tagliando i tassi in modo aggressivo a settembre 2024, una mossa che ha dato un po’ di ossigeno a un’economia in affanno. Ma poi, cosa è successo?

Dopo le elezioni di novembre, vinte da Trump, e un breve rimbalzo, l’economia ha mostrato di nuovo segni di debolezza nel primo trimestre del 2025. A quel punto, in modo quasi inspiegabile, il presidente della Fed Jerome Powell ha interrotto il ciclo di tagli, lasciando che l’economia scivolasse di nuovo verso il baratro, in quella che l’economista di Bloomberg definisce una possibile recessione a “doppia V” (double-dip).

Il tempismo delle decisioni di Powell appare, a dir poco, sospetto.

  1. Taglio pre-elettorale: Un taglio “jumbo” da 50 punti base a settembre 2024, giusto in tempo per evitare che il crollo economico diventasse palese prima del voto di novembre. Una mossa quasi obbligata per dare una chance ai Democratici.
  2. Stop post-elettorale: Una volta che Trump ha vinto, Powell ha inspiegabilmente tirato il freno a mano sui tagli, nonostante la debolezza economica persistesse, di fatto spingendo di nuovo l’economia sull’orlo del precipizio.

Ecco perché, quando il presidente Trump minaccia di licenziare Powell, potrebbe non trattarsi di un semplice capriccio politico. Se i dati confermeranno questa sequenza, Trump avrà sul tavolo una causa reale e circostanziata: l’aver anteposto calcoli politici alla stabilità economica del Paese, prima salvando la narrativa pre-elettorale e poi, forse, danneggiando l’avvio della nuova presidenza. La Fed, che dovrebbe essere un’entità tecnica e indipendente, si ritrova così al centro di un gioco politico che ne mina irrimediabilmente la credibilità.

Domande e Risposte

1) Qual è il nocciolo della notizia e perché emerge solo ora? Il nocciolo è che i dati sull’occupazione negli Stati Uniti per il 2024 erano significativamente gonfiati. Le revisioni preliminari indicano che l’economia americana non era affatto “resiliente”, ma è probabilmente entrata in recessione già nella seconda metà del 2024. Questa informazione emerge solo ora perché i dati sul lavoro vengono sempre sottoposti a revisioni periodiche man mano che affluiscono informazioni più complete. Le revisioni preliminari di benchmark, più accurate, hanno rivelato una discrepanza enorme tra la realtà e la narrazione ufficiale diffusa prima delle elezioni.

2) Perché questa revisione dei dati è così importante per la politica monetaria della Federal Reserve? È fondamentale perché dimostra che la Federal Reserve ha preso le sue decisioni basandosi su dati errati. Rifiutandosi di tagliare i tassi di interesse per gran parte del 2024, potrebbe aver inasprito una recessione che non “vedeva” ufficialmente. Questo mina la credibilità della Fed come istituzione basata sui dati e suggerisce che le sue azioni possano essere state influenzate da fattori esterni, come la politica, piuttosto che da una corretta analisi economica, mettendola in grave ritardo rispetto alle reali condizioni del ciclo economico.

3) Quali sono le ricadute politiche di questa scoperta, in particolare per il presidente della Fed, Jerome Powell? Le ricadute sono enormi. La rivelazione fornisce al presidente Trump una giustificazione concreta e non pretestuosa per la sua intenzione di licenziare Jerome Powell. L’accusa non sarebbe più un generico attacco all’indipendenza della banca centrale, ma si baserebbe su un’apparente, grave negligenza o, peggio, su decisioni dal tempismo politico. La sequenza di un taglio dei tassi prima delle elezioni e uno stop subito dopo la vittoria di Trump appare come una manovra per influenzare il ciclo politico-economico, una colpa gravissima per un banchiere centrale.

E tu cosa ne pensi?

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