Energia
L’Azerbaijan fa il pieno in Italia: la rete IP passa alla statale SOCAR
La compagnia di stato azera SOCAR sta per comprare la storica rete di distributori e raffinerie IP. Un’operazione miliardaria che ridisegna la mappa energetica italiana, con importanti implicazioni per la nostra sicurezza strategica.

La compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian Socar è vicina alla firma di un accordo per l’acquisto della raffineria italiana Italiana Petroli, ha riferito lunedì Reuters citando fonti attendibili.
La famiglia Brachetti-Peretti, proprietaria di Italiana Petroli, che controlla una delle più grandi reti di stazioni di servizio in Italia, ha accettato di vendere la società a Socar, con la firma dell’accordo prevista a breve, secondo fonti di Reuters.
Nel giugno di quest’anno, Reuters ha riferito che Socar è in competizione con Gunvor, uno dei più grandi trader indipendenti di materie prime al mondo, e con il Bin Butti Group di Abu Dhabi per l’acquisizione di Italiana Petroli.
Secondo quanto riferito, tutti e tre i pretendenti hanno presentato offerte per l’acquisto del 100% dell’azienda italiana. All’epoca, i proprietari di Italiana Petroli chiedevano circa 3,5 miliardi di dollari (3 miliardi di euro) per la raffineria, secondo quanto riferito a Reuters nel mese di giugno da fonti informate sulla questione. Italiana Petroli ha una raffineria ad Ancona, una a Trecate e un conto lavorazione presso la raffineria di Ravenna.
Negli ultimi mesi, la Socar dell’Azerbaigian ha ampliato la cooperazione con le principali società straniere per progetti in Azerbaigian e all’estero.
- Accordo con ExxonMobil: Una partnership per esplorare le riserve di petrolio non convenzionale (shale oil) in Azerbaijan, un settore in cui l’esperienza americana è fondamentale.
- Sinergie con la Turchia: Un’alleanza strategica con la turca TPAO e la britannica BP per lo sviluppo di un giacimento di gas nel Mar Caspio.
- Espansione nel Mediterraneo: Un’intesa per lo sfruttamento di giacimenti di gas al largo delle coste di Israele.
- Presenza in Europa Centrale: Un accordo con il gruppo ungherese MOL per attività di esplorazione e produzione in territorio azero, per la regione onshore di Shamakhi-Gobustan. L’accordo rafforza la loro partnership strategica e sostiene il settore degli idrocarburi dell’Azerbaigian in un contesto di crescente domanda globale di sicurezza energetica.
Domande & Risposte
1) In cosa consiste, in sintesi, la notizia? La compagnia energetica statale dell’Azerbaijan, SOCAR, è in fase avanzata per acquistare Italiana Petroli (IP), una delle principali reti italiane di distribuzione di carburanti e raffinazione, di proprietà della famiglia Brachetti-Peretti. L’accordo, valutato intorno ai 3 miliardi di euro, vedrebbe SOCAR prevalere su altri concorrenti internazionali. Questa operazione trasferisce il controllo di un’infrastruttura strategica nazionale a un’entità controllata direttamente da un governo straniero, con un’evidente mossa di integrazione verticale nel mercato europeo da parte di Baku.
2) Perché questa acquisizione è considerata strategicamente importante? L’importanza è duplice. Per l’Azerbaijan, significa assicurarsi uno sbocco diretto e controllato per i propri prodotti petroliferi nel cuore dell’Europa, completando la filiera produttiva. Per l’Italia, l’operazione solleva questioni di sicurezza energetica. La rete di distribuzione di carburanti è un’infrastruttura critica per il funzionamento dell’economia e della logistica nazionale. Il suo passaggio sotto il controllo di un attore statale estero, le cui priorità strategiche potrebbero non sempre coincidere con quelle italiane, rappresenta una potenziale vulnerabilità in un contesto geopolitico sempre più frammentato e competitivo.
3) Quali potrebbero essere le ricadute di questa operazione per l’Italia? A breve termine, l’operazione si configura come un importante investimento estero. A lungo termine, le ricadute dipenderanno dalle strategie di SOCAR. Potrebbe portare a una maggiore efficienza e a nuovi investimenti nella rete IP. Tuttavia, pone anche il rischio che le decisioni su prezzi, forniture e investimenti futuri siano influenzate più dagli interessi geopolitici di Baku che dalle dinamiche del mercato italiano. Inoltre, segna un’ulteriore diminuzione del controllo nazionale su asset considerati strategici, un trend che indebolisce la capacità del Paese di governare autonomamente le proprie politiche industriali ed energetiche.

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