Economia
La Von del Leyen prepara una “Rivoluzione” nel Bilancio UE, ma cambierà veramente qualcosa?
Da un documento visto dal Financia Times traspare la volontà della Von Del Leyen di “Rivoluzionare” il bilancio europeo, concentrando in pochi obiettivi i fondi , puntando sulla difesa e con più potere agli stati nazionali. Cambierà veramente qualcosa?
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Bruxelles sta preparando una radicale revisione del prossimo bilancio comune pluriennale dell’UE, un trilione di euro, sostituendo decine di programmi con fondi accorpati che darebbero più potere di spesa alle capitali. La notzia è riportata dal Financial Times
Il piano, delineato in un documento visionato dal Financial Times, richiede un bilancio più “ambizioso” “per dimensioni e impostazione” per far fronte alle maggiori esigenze di spesa per la difesa e agli onerosi rimborsi del debito.
Sebbene il documento non proponga cifre per il bilancio pluriennale, che inizia nel 2028, la Commissione Europea sostiene la necessità della più grande revisione di sempre delle modalità di distribuzione dei fondi, affermando che “lo status quo non è un’opzione”. Un modo indiretto per riconoscere il proprio fallimento: se bisogna riformare tutto è perché si è sbagliato tutto sino a ieri, quando la stessa Von del Leyen era commissaria.
Si fa notare che la necessità di rimborsare i costi dei bond dell’era Covid ammonterebbe da sola a 30 miliardi di euro all’anno, ovvero il 20% della spesa annuale del blocco – un onere finanziario senza precedenti che costringerà l’UE a ripensare i contributi complessivi, e che in realtà viene a condizionare la parte realmente manovrabile del budget.
Qualsiasi tentativo di aumentare il bilancio complessivo incontrerà probabilmente una forte resistenza da parte dei maggiori contribuenti netti al bilancio, come Germania e Paesi Bassi. Allo stesso modo qualsiasi tentativo di prorogare il debito comune incontrerà una pari opposizione.
Invece di impostare il negoziato intorno a categorie consolidate, la commissione ha indicato di voler rivoluzionare la struttura del bilancio, accorpando oltre 50 programmi di spesa “rigidi” in tre fondi principali che offrono maggiore “flessibilità” per affrontare sfide inattese. Però comunque i soldi rimarranno in mano alla commissione, se è possibile con una maggiore discrezionalita.
Il bilancio dell’UE è tradizionalmente finanziato da contributi nazionali pari a circa l’1% del reddito nazionale lordo dell’UE. Circa un terzo è destinato ai sussidi agricoli, un altro terzo alle regioni meno sviluppate – attraverso la cosiddetta politica di “coesione” – e il resto copre tutto il resto, dagli aiuti esteri agli stipendi del personale UE.
Nell’ambito del bilancio semplificato, la commissione concorderebbe un unico “piano per ogni paese con riforme e investimenti chiave”, compresi i fondi regionali e i sussidi agricoli. Questo darebbe in effetti ai governi nazionali maggiore discrezionalità nel decidere i progetti, compresi alcuni che tradizionalmente venivano concordati a livello di autorità locale con Bruxelles. Forse è l’unico punto positivo: lassciando le redini agli stati questi avranno una maggiore possibilità di riallocare i fondi secondo le proprie necessità.
Un secondo “fondo europeo per la competitività” aumenterebbe gli investimenti in settori chiave e progetti comuni, mentre un fondo “rinnovato” per la politica estera sarebbe “più in linea con i nostri interessi strategici”.
Questi due fondi potrebbero consentire all’UE di dedicare una quota molto maggiore del bilancio a progetti di difesa transfrontalieri, che non è stata una priorità nei precedenti bilanci dell’UE.
L’iniziativa di apertura della commissione arriva in vista di una proposta legislativa formale per il bilancio – formalmente noto come Quadro Finanziario Pluriennale – prevista per questa estate. Tutti i 27 paesi devono essere d’accordo, un processo che ha richiesto oltre due anni di negoziati per l’ultimo QFP. Un tempo incredibilmente lungo che fa si che, alla fine tutto questo procedimento giunga alla fine quando sarà completamente superato.
La commissione sostiene che gli attuali meccanismi di distribuzione sono troppo burocratici e lenti nell’approvazione dei progetti. Sebbene l’UE sia attualmente a metà del suo ciclo di bilancio settennale, finora è stato speso solo il 6,4% dei fondi regionali, per cui questi soldi, provenienti dalle tasse dei cittadini, sono praticamente sprecati e non hanno nessun effetto.
Negoziare le dotazioni finanziarie con i governi degli Stati membri semplificherebbe il processo e consentirebbe alla commissione di monitorare come i progetti soddisfano gli obiettivi di riforma generali. Ma questo potrebbe lasciare alle autorità locali e regionali meno voce in capitolo sull’utilizzo dei fondi. Il documento affermava che qualsiasi politica dovrebbe essere “concepita in partenariato con le autorità nazionali, regionali e locali”.
Siegfried Mureșan, membro conservatore del Parlamento europeo incaricato dei negoziati di bilancio, ha dichiarato: “Vogliamo un bilancio che sia meglio allineato alle nuove priorità dell’unione, che sono la competitività e la difesa dell’UE”. Se verranno implementati con la stessa capacità e serietà della precedente commissione siamo fritti!
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