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LA VERITA’ SU LAVORO E DISOCCUPAZIONE NARRATA DA BANCA D’ITALIA

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Cari amici ,

un recente bollettino della Banca Centrale Europea ha messo a disposizione alcune informazioni che sono in grado di spiegare con attenzione l’andamento del mercato del lavoro e di spiegare con chiarezza alcune apparenti contraddizioni fra inflazione, domanda ed offerta di lavoro, disoccupazione e sottoccupazione.

Uno dei temi più contraddittori della politica economica e monetaria più recente è l’apparente incongruenza fra inflazione core , crescita e mercato del lavoro. In un precedente articolo avevamo messo in evidenza come la crescita stia avvenendo senza inflazione, pur in presenza di un’apparente aumento dell’occupazione, ed avevamo dato responsabilità di questo fenomeno alla mancata dinamica delle remunerazioni, dovuta ad un eccesso nell’incremento di produttività, che viene ad impedire l’aumento delle remunerazioni.

Il bollettino BCE/BI ci viene a confermare questo punto in modo palese. Infatti:

Si presenta una curiosa situazione di carenza di personale accompagnata però ad una ripresa molto basa delle remunerazioni. Questo è dovuto ad un combinarsi del fallimento, a livello europeo, delle politiche di selezione/riqualificazione del personale accompagnate ad un eccesso di produttività che comunque permette una crescita pur in presenza di posizioni lavorative non coperte: se un’unità di prodotto richiedeva in passato , in una situazione normale, un’unità di lavoro, mentre ora richiede solo 0,7 unità di lavoro, la produzione di, ad esempio 3 unità di prodotto richiede 2,1 unità di lavoro, ma viene svolta con solo 2 unità, anche in modo temporaneo, in attesa di trovare “L’ideale” 0,1 unità necessaria.  Comunque l’aumento di produttività viene ad impedire un aumento consistente delle remunerazioni orarie che , a sua volta, comporterebbe un aumento dell’offerta.

Passiamo ora a considerare l’apparente contraddizione fra disoccupazione calante e scarsa dinamica delle remunerazioni.

Vediamo il seguente grafico che ci pone in evidenza il livello di sotto-occupazione, mettendo in luce non solo i disoccupati, ma anche coloro che lavorano meno di quanto desiderano, oppure che vorrebbero un lavoro qualitativamente migliori, o che sarebbero disposti ad entrare nel mondo del lavoro qualora vi fosse un’offerta, ma che attualmente sono inattivi.

In grafico è da applicato a tutta l’Unione Europea  e mostra il peso della sotto-occupazione nel suo complesso. Ancora nel 2017 il 17% della forza lavoro è sotto occupato, il che significa non solo disoccupato, ma anche non attivi per mancanza di offerta, in crescita, e coloro che comunque non lavorano il numero di ore che vorrebbero, cioè i part time forzati, anch’essi in crescita. Anche il presenza di una disoccupazione calante queste due categorie vengono a mostrare un mercato del lavoro malato a livello continentale.

Però cerchiamo di analizzare meglio la situazione della sotto-occupazione per l’Italia e per i paesi più deboli dell’area euro.

Fino all’inizio del 2017 vediamo una crescita continua della sotto-occupazione che ha raggiunto quasi il 20%, contro meno del 10% della Germania. Questo ci spiega molto meglio del singolo valore della disoccupazione  il perchè il nostro mercato del lavoro sia sofferente: una persona abile su 5 o è disoccupata o non è impiegata in modo adeguato. Naturalmente questo viene a comportare un gelo a livello di remunerazione del lavoro e quindi di inflazione core.

Insomma senza una vera crescita del lavoro non ci può essere una vera crescita economica e non ci può essere benessere. Tutte le parole europee e del governo valgono zero, di fronte a questa realtà.

 

 

 


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