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La Nigeria fa cadere le accuse ad ENI di corruzione e ora si torna a investire

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Il colosso italiano dell’energia Eni ha ottenuto un’altra vittoria selle accuse di corruzione nell’accordo petrolifero in Nigeria, con il Ministero della Giustizia nigeriano che giovedì ha deciso di ritirare 1,1 miliardi di dollari in cause civili contro la società, come riportato da Bloomberg.

Un portavoce dell’Eni ha poi confermato a Bloomberg il ritiro ufficiale delle accuse in materia mosse dalle autorità Nigeriane e che altrimenti avrebbero portato alla richiesta di danni per 1 miliardo di USD. 

Il ritiro delle accuse fa seguito a una sentenza del tribunale italiano del 2021, che ha assolto Eni dalle accuse di corruzione relative all’acquisizione da parte di Eni e Shell della licenza del giacimento petrolifero OPL 245.

Il ritiro delle rivendicazioni apre tecnicamente la strada a Eni e Shell per lo sviluppo del giacimento che, secondo il colosso energetico italiano, contiene 560 milioni di barili di riserve recuperabili.

Nel 2013, la polizia britannica ha indagato sull’accusa secondo cui l’accordo sulla licenza petrolifera da 1,3 miliardi di dollari conteneva elementi di corruzione e riciclaggio di denaro, riguardante pagamenti presumibilmente effettuati a una società collegata all’ex ministro del petrolio nigeriano Dan Etete, che era stato condannato per riciclaggio di denaro in Francia nel 2007. Un giudice britannico ha archiviato il caso.
Nel 2021 un tribunale di Milano ha dichiarato non colpevoli anche Eni e Shell. Quindi tutte le accuse in Europa sono cadute e ora sono caduta anche quelle in Africa.

OPL 245 è un giacimento petrolifero offshore in acque profonde a circa 150 km al largo del delta del Niger. Qui sono state fatte due importanti scoperte di petrolio e gas (Etan e Zabazaba) nel 2005 e nel 2006. Wood Mackenzie stima che il blocco contenga circa 1 miliardo di barili di petrolio equivalente , risorse scoperte e potenziali. I pozzi petroliferi sottomarini sarebbero collegati a una nave FPSO, mentre il gas verrebbe trasportato tramite un nuovo gasdotto, secondo WoodMac, verso un sistema offshore o a Bonny Island per l’esportazione come gas naturale liquefatto (GNL).

Giovedì, Eni ha detto a Bloomberg che ora collaborerà con il governo nigeriano per considerare la via da seguire per convertire la licenza petrolifera per consentire lo sviluppo del blocco. .


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