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Europa

La lezione euro-greca ci ha insegnato che democrazia ed interessi nazionali non coincidono con il dare seguito ai ricatti neocoloniali nel Mediterraneo di Schauble & Co. La destabilizzazione europea che verrà

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Grazie alla sfida greca – persa, ad oggi – ed alle inflessibili richieste tedesche – che han portato Atene alla miseria, anche se oggi i media tacciono le pene della cittadina ellenica che ad esempio deve tagliare gli alberi per scaldarsi – abbiamo finalmente capito che l’interesse nazionale dei paesi UE in generale non coincide necessariamente con le imposizioni di austerità della Germania, imposizioni che si ricordi hanno ad es. portato Atene ad avere una mortalità infantile a livello dei paesi in via di sviluppo. E tutto questo accade anche se i media non ne parlano più, tutti allineati evidentemente nel tacere verità scomode….

FireShot Screen Capture #078 - 'GRECIA E IL NUOVO COLONIALISMO GERMANICO_ PRIMA LI AFFAMI CON L’AUSTER_' - movimentobaseitalia_altervista_org_grecia-e-il-nuovo-colonialismo-germanico-prima-li-affami-co

Finalmente abbiamo capito che l’interesse tedesco incentrato sul rigore inflessibile è finalizzato a perpetrare l’enorme accumulo di ricchezza di Berlino dall’inizio della crisi subprime a spese dei periferici, ossia grazie a tassi a zero e ad uno spiazzamento delle merci dei paesi competitor quali ad es. l’Italia (…) per il tramite di una moneta unica molto più svalutata di quello che sarebbe il marco tedesco (ma non sufficientemente deprezzata per supportare le inefficienze dei paesi europeriferici).
In fondo lo spirito degli eredi di Goethe – quanta sapienza sacrificata sugli altari del proprio egoismo – è sempre lo stesso di 100 e 70 anni or sono, quello che porto’ a due guerre mondiali, il neocolonialismo: in un mondo in cui i grandi paesi emergenti hanno grandi quantità di armi se non bombe atomiche, le moderne colonie sono i paesi deboli dell’EU più i soliti nordafricani da espropriare. Della serie, al periferico di turno lo costringono a comprare i propri prodotti finiti, le loro auto, le loro assicurazioni dopo aver importato dalle colonie materie prime a basso costo (che è anche manodopera a basso costo), ingenerando un deficit di bilancio da colmare col debito il quale viene poi reso irredimibile da una valuta non svalutabile (con l’euro) che costringe i paesi vittime come la Grecia di Tsipras da una parte a vendersi tutto a partire dalle proprie aziende e possedimenti di pregio, dall’altra si creano nelle nuove colonie le condizioni socioeconomiche per un’esistenza a basso costo, utilissima per far svernare i pensionati del nord che nella madre patria (tedesca) non possono sopravvivere a causa di un costo della vita elevato ed inadeguato alle pensioni di un welfare di massa scappato di mano. A questo nuovo modo di soggiogare il debole ci aggiungo anche il finale, impossessarsi dei beni delle famiglie, della nuda proprietà delle loro case, per garantire ai propri anziani un buon retiro anche con una temperatura adeguata per terminare la propria esistenza.
Ripeto, tutto questo non è follia, è semplicemente il ripetersi di un fenomeno che gli europei conoscono da centinaia di anni, declinato dalle nuove contingenze fatte di finanza e di vincoli nucleari: appunto, il colonialismo, anzi il neocolonialismo del III. millennio.

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Tsipras ce lo ha fatto capire nell’ultimo anno in attesa del tanto agognato default greco (che CERTAMENTE arriverà): tutto quanto avvenuto ci avrebbe dovuto dare la scossa svelando l’arcano che i grandi interessi anche locali – quelli delle elites cooptate al progetto elitario tedesco che hanno convertito le proprie ricchezze in euro da instabili dracme, lire, escudos con l’avvento della moneta unica – cercano di tenere nascosto. Ossia il progetto euro austero coincide anche e soprattutto con l’interesse di questi nuovi collaborazionisti, delle elites locali cooptate nel piano dell’austerità euro imposta a danno della masse delle popolazioni, non più destra contro sinistra ma una nuova forma di feudalesimo. Una restaurazione dei grandi potentati in chiave moderna, ricchi contro poveri, alla fine si finisce sempre lì (oggi l’obiettivo è tornare al vero passato, pochissimi abbienti ed una massa di persone che sono costrette a lavorare senza poter risparmiare ma solo per tenere in piedi un sistema di consumi praticamente obbligatori – assicurazioni, banche, autostrade, energia, anche affitti ecc.ecc. da cui traggono vita le solite rendite di posizione). Guarda caso costoro sono coloro che detengono le leve del potere, i giornali, le grandi imprese. È la finanza fa il resto, indirizzando il progetto a colpi di spread.

A scanso di equivoci ricordo che lo scrivente non è certamente comunista, assolutamente direi.

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In questo contesto “bloccato” le probabilità che prima o poi ogni eventuale riformatore europeo che voglia fare veramente gli interessi della propria cittadinanza venga esautorato anche in modo violento sono altissime! Il recente caso del Portogallo in cui il mandato del nuovo governo è stato dato a condizione di non uscire dall’Europa è più che significativo.

Se ci pensate bene l’unica via d’uscita da questa insostenibile follia dell’austerità euro imposta – a danno soprattutto dei periferici – è che qualcuno destabilizzi la base della cittadinanza dei paesi che subiscono, magari anche armandola, per ribellarsi alla chiara ingiustizia di questa Europa che fa gli interessi solo dei paesi dominanti, ossia dell’asse franco tedesco. Se siete logici capite che per uscire da questo cui de sac e’ necessario che un paese veramente egemone desideri per propri interessi la rottura dell’euro. È questo potrebbe accadere se e solo se detto paese egemone fosse letteralmente alla canna del gas (leggasi, anche in guerra di fatto) o per calcolo pensi di trarre profitto da detto epilogo di eurorottura. E per trarne profitto le condizioni dovrebbero ad esempio essere tali per cui l’Europa unita possa rappresentare una minaccia per il benessere del dominus, divenendo detto soggetto europeo un avversario del paese egemone.  Ad esempio, nel momento in cui l’Europa decida di attivarsi militarmente in teatri di guerra globali, quando arrivi a fare geopolitica con una sua propria agenda, magari anche in contrasto o di fatto rompendo l’alleanza NATO [nata preminentemente in funzione anti russa, ndr].

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Come capite il puntualissimo intervento francese in Siria a fianco di Mosca – tempismo che guarda caso ha evitato ad una Francia oggi in profonda crisi economica il rientro nei parametri di deficit europei con la scusa della guerra, una puntualità incredibile per pensare che sia causale -, l’invio dei Tornado tedeschi in Mali a fare gli interessi francesi (magari in veste europea? guarda caso proprio dove c’è l’uranio che serve ai francesi per fare energia e bombe, Mali e Niger), la nomina come commissario ONU per la Libya di un tedesco dopo che lo spagnolo suo predecessore (Bernardino Leon) è stato pescato con le mani della marmellata fatta di consulenze personali con paesi arabi [accuratamete evitando di nominare un italiano che potrebbe veramente risolvere la situazione, ndr], il raddoppio del gasdotto russo-tedesco attraverso il Baltico, eventi a cui fanno da contraltare le reazioni rappresentate dal dieselgate, dai vari scandali in cui sono stati coinvolti personaggi tedeschi e finalmente anche dagli attentati in Europa sembrano il primo vero passo per ingenerare le condizioni necessarie affinchè il macro evento di rottura della moneta unica si possa concretizzare. Si delinea finalmente la vera natura dell’asse franco-tedesco: il primo fa il gendarme ed il secondo pensa ai conti. I cd. partners EU? Semplici comprimari nella migliore delle ipotesi (l’Italia ad esempio sembra la gallina grassa da spennare).

Si ricordi sempre, come Robert Paxon ha dimostrato, che il Governo di Vichy non nacque per caso ma piutttosto – dopo lo sfondamento delle linee militari, oggi si sono invece sfondate quelle economiche francesi, ndr – per una innata confluenza post-coloniale/conservatrice/elitaria di vedute delle elites franco-tedesche che 75 anni fa governavano una certa Europa.Uranio_francese_0

Non è un caso che il primo ministro del paese più allineato agli interessi USA in Europa (dopo gli UK, ossia l’Italia) abbia categoricamente escluso un proprio intervento militare in Siria a fianco della “strana coalizione” rappresentata da Parigi e Mosca unite dall’interesse di sottrarsi ai voleri “globali” di Washington. Senza dimenticare che lasciando fare Parigi – che non ha i soldi per fare la guerra, incredibilmente Hollande ha chiesto pubblicamente sostegno economico ai paesi europei guarda caso ottenendo solo supporto dalla Germania – da qui a 6-12 mesi i loro conti salteranno con o senza austerità, basta, come ha fatto il nostro Governo, non aiutarli nè militarmente nè economicamente ma issando i vessilli francesi in lutto ad ogni pennone nazionale…. Insomma, si tratta del solito perenne conflitto tra interessi anglosassoni e franco-tedeschi in cui l’Italia viene necessariamente coinvolta, restando necessariamente a fianco degli USA!

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In questo contesto di caos globale addivenire a pensarci bene l’Italia rischia di non essere tanto distante dalla Siria, che dite?

Purtroppo i popoli europei devono cominciare a metabolizzare che entro un lustro potranno essere portati a combattere l’innata protervia germanica, le condizioni si stanno creando. Appunto, come sempre, il solito epilogo.

Mitt Dolcino


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