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La Federal Reserve taglia i tassi, ma di poco, ma ora dà più peso al Lavoro che all’Inflazione

La Fed taglia i tassi per salvare i posti di lavoro, ma il futuro è un rebus: il neoarrivato Miran vota subito in dissenso

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Come da copione, la Federal Reserve ha premuto il grilletto, annunciando un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base. Il nuovo range si attesta così tra il 4% e il 4,25%, segnando il primo allentamento monetario dallo scorso dicembre. I mercati, che già pregustavano l’inizio di una lunga discesa, hanno esultato, ma il taglio poteva essere superiore.

Ecco il grafico con i nuovi tassi:

Il Dilemma della Stagflazione “Fatta in Casa”

La decisione arriva in un momento particolare. Da un lato, i dazi imposti dall’amministrazione Trump stanno soffiando sul fuoco dell’inflazione, un fenomeno che, in teoria, richiederebbe tassi più alti per essere raffreddato. Dall’altro, lo stesso shock commerciale, unito a timori sull’economia e al rallentamento di alcuni mercati, sta rallentando l’occupazione e creando un certo pessimismo,

Questa combinazione, un mix velenoso di stagnazione economica e inflazione, costringe la Fed a una scelta quasi impossibile tra i suoi due mandati principali: la stabilità dei prezzi e la piena occupazione. E la risposta di Jerome Powell è stata cristallina: prima vengono i posti di lavoro, anche perché proprio questi sono un problema adesso, con un rallentamento dell’occupazione.

Lo stesso Powell, nella conferenza stampa, ha ammesso la natura “insolita” della situazione, attribuendone, neanche troppo velatamente, la responsabilità alle politiche presidenziali:

“Stiamo osservando l’inflazione e prevediamo che continuerà a salire… Crediamo sia giunto il momento di riconoscere che i rischi per l’altro mandato, quello dell’occupazione, sono aumentati”.

In pratica, la Fed spera che l’aumento dei prezzi dovuto ai dazi sia un’onda anomala e passeggera, mentre il rischio di un peggioramento del mercato del lavoro è un pericolo più concreto e immediato. Un taglio definito di “gestione del rischio”, per evitare che l’equilibrio “strano” del mercato del lavoro si rompa del tutto. Certo  che Powell continua a prendere delle posizione politiche che non saranno gradite a Trump.

I mercati esultano, ma il “Dot Plot” gela le Aspettative

Se la notizia del taglio ha inizialmente innescato un’ondata di ottimismo, con il Dow Jones che ha toccato nuovi massimi storici, l’entusiasmo si è presto smorzato. A gettare acqua sul fuoco è stato il cosiddetto dot plot, il grafico che riassume le previsioni dei singoli governatori della Fed sui futuri movimenti dei tassi.

E qui è arrivata la doccia fredda. Se i mercati scommettevano su una maratona di sei tagli nel prossimo anno, il dot plot, la carta che mostra le previsioni del board sull’andamento dei tassi,  ha mostrato una realtà ben diversa:

  • Due ulteriori tagli sono previsti per il resto dell’anno in corso.
  • Soltanto un taglio aggiuntivo è mediamente previsto per tutto il 2026, contro i tre attesi dal mercato.
  • Ancora più significativo, il gruppo più nutrito di funzionari della Fed non prevede alcun taglio per l’anno prossimo.

Questa discrepanza tra le attese del mercato e le intenzioni della banca centrale ha scatenato un’immediata volatilità, con gli indici che, dopo i picchi iniziali, hanno iniziato a oscillare nervosamente.

La carta dot plot – Federal Reserve

Il dissenso che si fa notare

A rendere il quadro ancora più complesso è l’incombente influenza politica. La riunione è stata segnata da un evento tanto significativo quanto atteso: la decisione non è stata unanime. A votare contro non è stato un governatore qualunque, ma Stephen Miran, il nuovo membro del consiglio nominato proprio da Donald Trump, la cui conferma al Senato è arrivata per un solo voto appena prima della riunione.

Miran non si è limitato a dissentire: ha spinto per un taglio ben più aggressivo, da 50 punti base. Le sue proiezioni personali indicano una vera e propria valanga di cinque tagli, per portare i tassi fino al 2,75%. Un segnale inequivocabile che la pressione della Casa Bianca per una politica monetaria ultra-espansiva è già entrata, con i piedi ben piantati, nel consiglio dei governatori.

Questo scenario si inserisce in un contesto di profonda transizione per la banca centrale. Con la posizione della governatrice Lisa Cook ancora sub iudice, il mandato a breve termine di Miran e, soprattutto, la scadenza del mandato di Powell a maggio del prossimo anno, il futuro della Fed appare più incerto e politicizzato che mai. La domanda che tormenta gli analisti non è più “se” la Fed taglierà ancora, ma come e perché lo farà, stretta tra dati economici contraddittori e un’ingerenza politica sempre più esplicita.

Federal Reserve Seal

Domande e Risposte

1) Qual è il nucleo centrale della recente decisione della Federal Reserve?

La decisione principale è stata un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base. La sua importanza non risiede tanto nell’entità del taglio, ampiamente prevista, quanto nel cambiamento di priorità che segnala. Di fronte a un dilemma stagflazionistico (inflazione in rialzo e mercato del lavoro in frenata), la Fed ha esplicitamente scelto di dare precedenza al sostegno dell’occupazione, mettendo temporaneamente in secondo piano la lotta all’inflazione. Questa mossa riflette la crescente preoccupazione per un potenziale rallentamento economico, anche a costo di tollerare prezzi più alti nel breve termine.

2) Che importanza ha il voto contrario del nuovo governatore Stephen Miran?

Il dissenso di Miran è politicamente e simbolicamente molto rilevante. Essendo stato appena nominato da Trump, il suo voto per un taglio doppio (50 punti base) è il primo, chiaro segnale dell’influenza diretta della Casa Bianca all’interno del board della Fed. Rappresenta la volontà politica di una politica monetaria molto più aggressiva e accomodante. Questo episodio incrina l’immagine di unità e indipendenza della banca centrale, introducendo un elemento di pressione politica esplicita che potrebbe condizionare le future decisioni e aumentare l’incertezza sulla traiettoria della politica monetaria statunitense.

3) Quali sono le possibili ricadute di questa situazione sui mercati e sull’economia?

Le ricadute immediate sono state un’elevata volatilità. Mentre un taglio dei tassi è generalmente positivo per l’azionario, la divergenza tra le aspettative del mercato e le proiezioni più caute della Fed (il “dot plot”) crea incertezza. A medio termine, se la Fed continuerà a tagliare per sostenere l’economia, si potrebbe assistere a un ulteriore rialzo delle borse ma anche a un indebolimento del dollaro. Tuttavia, la persistente influenza politica e il rischio che l’inflazione non sia un fenomeno temporaneo potrebbero portare a movimenti di mercato imprevedibili e a una crescente sfiducia.

E tu cosa ne pensi?

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