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Economia

Federal Reserve: l’ombra del dissenso con il presidente Powell per la prima volta in 30 anni

Alla vigilia della riunione FOMC, la Federal Reserve appare divisa. Mentre i tassi resteranno fermi, l’attenzione è sul possibile dissenso di due membri contro la linea cauta di Powell, un evento che non accade da trent’anni e che potrebbe anticipare le future mosse sull’economia USA.

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La Federal Reserve si appresta alla riunione di mercoledì del Federal Open Market Committee (FOMC) in un clima di apparente tranquillità, ma sotto la superficie si agita un dibattito di rilevanza storica.

Sebbene nessuno si aspetti modifiche ai tassi di interesse, l’attenzione è tutta concentrata sulla coesione interna del comitato, che potrebbe mostrare le prime, significative crepe. Per la prima volta da tre decenni, due membri votanti potrebbero opporsi apertamente alla linea del presidente Jerome Powell, segnalando una crescente divergenza di vedute sulla rotta della politica monetaria statunitense.

Il dilemma: inflazione persistente ed economia in frenata

Il contesto in cui si muove la Fed è particolarmente complesso. Da un lato, l’inflazione, pur avendo rallentato rispetto ai picchi passati, si dimostra più ostinata del previsto e si rifiuta di scendere in modo convincente verso l’obiettivo del 2%. Questo dato, da solo, giustificherebbe la posizione attendista di Powell, orientato a mantenere i tassi agli attuali livelli restrittivi per evitare di compromettere i risultati ottenuti.

Inflazione USA

Dall’altro lato, emergono segnali sempre più evidenti di un raffreddamento dell’economia. I dati sui consumi, motore tradizionale della crescita americana, mostrano segni di debolezza, mentre altri indicatori macroeconomici suggeriscono che la stretta monetaria sta finalmente avendo l’effetto desiderato, forse anche con troppa intensità.

È proprio su questo equilibrio precario che si gioca la partita all’interno del FOMC: rischiare una recessione per stroncare definitivamente l’inflazione o iniziare ad allentare la presa per sostenere l’economia?

Le voci del dissenso: Waller e Bowman sfidano la cautela

In questo scenario, la posizione di Jerome Powell è chiara: non è ancora il momento di tagliare i tassi. Tuttavia, questa visione non è più unanime. Due membri del comitato, Christopher Waller e, con alta probabilità, Michelle Bowman, sembrano pronti a manifestare il proprio dissenso.

Tradizionalmente considerati “falchi”, ovvero più inclini a una politica monetaria restrittiva, le loro posizioni si sono fatte più sfumate. Waller, in particolare, ha recentemente aperto alla possibilità di un taglio dei tassi qualora i dati sull’inflazione continuassero a mostrare progressi, anche modesti.

La loro eventuale opposizione non sarebbe necessariamente a favore di un taglio immediato, ma potrebbe rappresentare un forte segnale per sollecitare un cambio di rotta o, quantomeno, per preparare il terreno a un allentamento nel prossimo futuro. Un voto contrario indicherebbe che, secondo loro, il rischio di un eccessivo rallentamento economico sta superando quello di una fiammata inflazionistica.

Le implicazioni di un voto diviso

Un dissenso da parte di due membri votanti sarebbe un evento tutt’altro che trascurabile. Romperebbe la solida immagine di consenso che Powell ha cercato di mantenere e proietterebbe un’immagine di una Fed divisa sulle prossime mosse. Per i mercati finanziari, abituati a interpretare ogni sfumatura della comunicazione della banca centrale, questo rappresenterebbe un elemento di incertezza.

Il dissenso inoltre dà ulterire forza alle critiche del Presidente Trump, che accusa Powell di essere troppo timido con i tagli dei tasi di interesse che permetterebbero di rilanciare l’economia.

Mentre la decisione di lasciare i tassi invariati è ampiamente scontata, gli operatori analizzeranno con la massima attenzione il comunicato ufficiale, il numero di voti dissenzienti e, soprattutto, le parole di Powell durante la conferenza stampa. Ogni sillaba sarà passata al vaglio per capire quanto sia profonda la spaccatura interna e quali siano le reali intenzioni del comitato per le riunioni autunnali. La vera notizia, questa volta, non sarà la decisione in sé, ma la discussione che l’ha generata.


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