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Economia

La crisi della Cina si mostra a Shanghai: crollo delle vendite al dettaglio nella metropoli

Quello che un tempo era il cuore vibrante della Cina ha un problema di consumi, e non indifferente, che rallenta tutta l’economia

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Shanghai – la città più grande della Cina – ha registrato il mese scorso un crollo del 9,4% nelle vendite al dettaglio, il peggior dato mensile da quando, nella primavera del 2022, si era verificato un blocco per pandemia di due mesi, e un indicatore del fatto che i consumi interni rimangono deboli nel centro finanziario del Paese.

Mentre la crescita delle vendite al dettaglio è scesa in tutte le categorie a giugno, un calo del 13,5% nelle vendite di beni di prima necessità e durevoli è stato il principale motore del declino, secondo i dati dell’Ufficio di Statistica di Shanghai.

Le vendite al dettaglio della città hanno registrato una significativa sottoperformance rispetto al livello nazionale, dato che, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica, a giugno l’intero Paese ha registrato un aumento del 2% – un rallentamento meno grave, dato che a maggio era stato registrato un tasso di crescita del 3,7%.

Shaghai, vendite al dettaglio
(dati gennaio mancanti)

I consumi della città hanno subito un rallentamento quest’anno, dopo un periodo di boom seguito alla rimozione delle restrizioni per la pandemia. La crescita delle vendite al dettaglio è negativa da febbraio, con l’eccezione di un aumento dell’1,6% a maggio.

Il calo del mese scorso è stato il maggiore dal giugno 2022, quando la città si è gradualmente ripresa da un prolungato blocco della Covid-19.  A giugno i consumi alimentari di Shanghai hanno subito una lieve flessione dell’1,7% su base annua, mentre le vendite di abbigliamento sono diminuite del 5%. Le vendite di carburante, compresi petrolio e gas, sono diminuite del 4,7%.

Il calo è quindi soprattutto dovuto al crollo, letterale, subito soprattutto dai beni di lusso. Appare chiaro che la crisi immobiliare ha congelato la ricchezza di molte famiglie, anzi ha creato un effetto ricchezza al contrario: tutti si sentono più poveri, quindi risparmiano e spendono meno, soprattutto in beni costosi e di lusso o di investimenti.

Durante i cinque giorni di vacanza per la Festa del Lavoro a maggio, i consumi locali a Shanghai sono stati incrementati di oltre 53 miliardi di yuan (7,3 miliardi di dollari), secondo l’organo di stampa statale Guangming Daily, rappresentando il 33% delle vendite al dettaglio dell’intero mese. Questo dimostra che eventi particolari, come le festività possono riportare occasionalmente a una ripresa dei consumi, ma non può essere festa tutto l’anno.

Il prodotto interno lordo della città, nel frattempo, è cresciuto del 4,8% nella prima metà dell’anno, leggermente al di sotto del tasso di crescita nazionale del 5%. La capitale nazionale Pechino ha superato entrambe con un’espansione del 5,4%.

Quindi c’è anche uno spostamento della ricchezza dalle zone costiere, più vicine al mondo dell’export, a quelle interne, più vicine al consumo nazionale e alla politica.


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