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La Corte di Giustizia Europea rischia di causare il caos negli standard industriali internazionali

La Corte di Giustizia della UE afferma che gli standard tecnici ISO etc devono essere resi pubblici gratuitamente, perché parte della legislazione della Commissione. Chi paghera allora gli enti di standardizzazione, che si mantengono vendendo i fogli degli standard?

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Viti e bulloni
Viti e bulloni

La Corte di Giustizia Europa voleva probabilmente aiutare il libero mercato, ma ha posto le basi per la creazione di un caos mondiale sugli standard industriali che potrebbe avere ripercussioni profondissime.

All’inizio di questo mese, la Corte di Giustizia Europea (ECJ) ha stabilito che esiste un “interesse pubblico prevalente” per la Commissione Europea (Commissione) nel divulgare gli standard armonizzati, aprendo un potenziale vaso di Pandora per gli organismi di sviluppo degli standard che potrebbe avere importanti implicazioni per le organizzazioni di standard e gli sviluppatori di prodotti sanitari che si affidano a tali standard.

Il 5 marzo, la Corte di Giustizia europea ha ribaltato la sentenza di un tribunale di grado inferiore nella causa Public.Resource.Org Inc. e Right to Know CLG contro la Commissione, che aveva stabilito che la Commissione aveva il diritto di rifiutarsi di fornire gli standard di conformità in risposta a una richiesta di libertà di informazione. Con l’annullamento di tale causa, le aziende che desiderano conformarsi a uno standard potrebbero ottenere lo standard dalla Commissione, anziché acquistarlo da un ente di standardizzazione, come l’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO) o la Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC) o il DIN. 

Attualmente i fogli di conformità di questi standard vengono acquistati dalle aziende dalle varie organizzazioni pagandoli cifre non indifferenti, ma neanche indifferenti: ad esempio l’acquisto di uno standard VDE elettrico costa 150 euro, e non comprende i successivi aggiornamento. Alcuni standard, come quelli del settore medico, sono costosi e complessi. Quindi, per alcuni settori, questi fogli di conformità alla fine vengono a costare molti soldi, da cui la causa in cui si chiedeva che venissero resi pubblici senza pagamenti. Del resto se sono standard trattati come obblighi di conformità dalle stesse autorità pubbliche, perché non dovrebbero essere diffusi?

Un problema di legge

Gli standard armonizzati sono effettivamente trattati dalle autorità e dalle aziende al livello di una norma di legge, e la conoscenza delle leggi, come base giuridica, deve essere resa nota a tutti gratuitamente. Però sono sviluppati da organizzazioni private che si affidano alle tariffe per svolgere il lavoro.  ISO non è, di per se, un organo di governo, DIN neppure, quindi sinora hanno potuto vantare un diritto d’autore proprio per pagare gli ingegneri che creano questo documento. 

la scelta della Commissione, storica, di affidare la fissazione degli standard tecnici esternamente avrà favorito la professionalità, ma, nello stesso tempo, ha creato un problema giuridico enorme perché un qualcosa che ha valore di legge non può essere distribuito a pagamento. La genialità di fissare un sistema che si pagava da solo era tale da nascondere, la suo interno, un clamoroso errore di giudizio che confondeva pubblico e privato, a conferma che le cose che appaiono troppo intelligenti spesso non lo sono.

Introdurre gli standard nel diritto europeo li ha resi oggetto di diritto pubblico, e quindi non sono più distribuibili a pagamento. La UE ha spinto per forzare gli standard e diffonderli in tutto il mondo, ma, con la propria opera, li ha uccisi. 

Una questione economica che può generare il caos

Questi standard sono ora discussi a livello internazionale, fra organi di standardizzazione europei, cinesi, indiani e americani. Tutti questi organi li fanno pagare, ma se la UE viene a rivelare gli standard pubblicamente cade anche la possibilità di monetizzarli per gli altri enti. La situazione può evolvere in tre direzioni:

  • la UE può essere esclusa dagli altri enti nella definizione degli standard proprio per evitare la loro diffusione gratuita;
  • la questione della fissazione degli standard viene assunta a livello statale/comunitario, per cui si trasforma da una questione tecnica a una questione politica, con tutto quello che ne deriva. Ad esempio immaginiamo gli USA che giocano nella fissazione di norme con lo stato cinese quando ciascuno ne fa una questione di prestigio e di prevalenza nazionale;
  • non essendo più possibile remunerare gli organi di standardiozzazine questi cessano, banalmente, di emettere gli standard e quindi ogni paese, al limite ogni azienda, fa secondo le proprie esigenze o idee, ovviamente nei limiti di legge. Questo rischia però di generare un aumento dei costi perché le aziende di produzione, anche di subfornitura, si troveranno nella necessità di adattare la propria produzione a una pluralità di necessità produttive.

Ci sarebbe una quarta soluzione: la UE cessa di includere qualsiasi collegamento con gli standard tecnici nella propria legislazione e, con una norma lenzuolo, cancella i riferimenti precedenti. Sarebbe un bel modo per separare quello che è standard tecnico, fissato da enti tecnici autonomi, e norma di legge, dividendo pubblico e privato in modo chiaro. Però questo andrebbe contro il desiderio di controllo totale e assoluto che viene a regnare a Bruxelles. Quindi le aziende è meglio che si preparino a un momento molto caotico.


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