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LA BOLLA VERDE SI STA SCALDANDO. Torneremo al 1907?

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Bloomberg riporta che in Cina sono in costruzione almeno 20 versioni di Detroit basate sull’auto elettrica. Quello che intendiamo è che 20 grandi progetti di espansione immobiliare, sia industriale sia abitativa, che sono incentrati attorno a progetti di nuove aziende o di nuovi impianti per la costruzione di auto elettriche.  Allo stato attuale sono stati investiti 30 miliardi di dollari in queste “Città cacciavite”, legate alla mobilità alternativa, dal montaggio alla componentistica, il tutto ampliamente sovvenzionato dalle autorità locali, quindi, indirettamente dallo stato. La politica di investimento è tutta improntata al “Wishful thinking”, cioè ad una visione positiva in cui prima si costruisce, quindi si spera che questi impianti vengano utilizzati.

Tutto questo si scontra con una realtà ben diversa. In una situazione in cui comunque il settore auto cinese è in forte calo, la quota delle auto elettriche è cresciuta si, ma comunque la percentuale delle auto su un totale, in calo, è ancora molto basso.

La Cina ha la quota di auto elettriche più alta al monto e non raggiunge l’otto per cento. Questo otto per cento è stato raggiungo con 36,5 miliardi di dollari di incentivi statali dal 2007 al 2016. Non una cifra bassa, anzi, ma che comunque si è deciso di dimezzare. Continuerà questa crescita a fronte di incentivi dimezzati e di nessuna punizione per le auto a motore termico? Abbiamo qualche dubbio in materia. Però tutto si basa sulla promessa che presto la Cina conterà per il 50% del mercato globale dei veicoli elettrici e che questo crescerà in modo esponenziale.

 

In realtà le autorità locali sono state anche piuttosto intelligenti in Cina perchè hanno giocato sullo sviluppo non di centri urbani di grandi dimensioni già esistenti, ma di piccoli centri periferici, riuscendo ad evitare quindi che il costo del terreno e degli immobili esplodesse eccessivamente. Una tattica intelligente, come si può vedere dal seguente grafico che  mette in relazione un’area di sviluppo dell’auto EV ed uno invece urbano

Questo è l’esempio della quanto successo nel distretto industriale di Shunde, dove si sta sviluppando questo tipo di business. Per fare una comparazione con l’Italia è come scegliere di collocarsi nel depresso entroterra alessandrino invece che alla periferia di Milano. Una scelta intelligente, sempre che tutto vada bene come deve andare.

Perchè, anche volendo credere nell’auto elettrica, non è detto che il momento sia quello giusto per il suo boom. Magari è possibile che l’auto elettrica sia il must nel 2040, ma essere presbiti, in economia, è altrettanto pericoloso che l’essere miopi. Anticipare troppo i tempi con gli investimenti è disastroso. Anche la UE che ha investito 4,5 miliardi nelle batterie in un momento in cui la tecnologia è ancora in evoluzione ha fatto una scommessa presbite che potrebbe, anzi quasi sicuramente, si rivelerà un colossale bolla, perchè io scommetto il mio caffè che la batteria che sarà utilizzata anche solo tra dieci anni non è quella che viene finanziata ora.

Come finirà? A me ricorda il “Panico del 1907” quando la speculazione si impossessò di una serie di settori con un sicuro futuro, come quello delle auto o dell’acciaio, speculando su una crescita che vi sarebbe stata, ma non nei tempi previsti dagli speculatori. In Italia la Fiat letteralmente fallì, azzerò il proprio capitale e fu ricapitalizzata dalle banche , COMIT in testa. Vi furono innumerevoli fallimenti alle borse di Milano e Genova. L’automobile ERA il futuro, ma non era il futuro del 1907. Allo stesso modo vedremo una serie di fallimenti a livello mondiale, probabilmente nel corso del 2020, legati all’inversione del mercato.


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