Economia
KKR e la Fibra Italiana: l’Italia non è un paese per tutti
Per il fondo KKR l’investimento in Italia non è stata una buona scelta: perdite notevoli e sviluppi lenti, ma, evidentemente, non hanno ftto i conti con l’oste, cioè il nostro paese.
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L’investimento monstre del fondo americano KKR in FiberCop, la società della fibra ottica nata dallo scorporo di Telecom Italia, si sta rivelando più problematico del previsto. Quello che doveva essere il fiore all’occhiello di un’operazione da 22 miliardi di euro, la più grande mai realizzata in Europa nel settore del private equity, si è rapidamente trasformato in un campo minato, mettendo in luce le sfide del mercato italiano e le incognite che gravano sugli investimenti infrastrutturali nel nostro Paese.
La notizia di un buco da 449 milioni di euro nelle previsioni di EBITDA per il 2025, rivelato a pochi mesi dal closing dell’acquisizione, ha scatenato un terremoto ai vertici di FiberCop.
Le dimissioni del CEO Luigi Ferraris, seguite da un drastico giro di vite da parte di KKR sulla gestione operativa, testimoniano la gravità della situazione. Dietro la facciata di un investimento strategico, emergono i problemi strutturali del mercato italiano e le difficoltà di un settore, quello delle telecomunicazioni, in rapida evoluzione e soggetto a dinamiche complesse.
Il Corto Circuito delle Aspettative
Il cuore del problema risiede in una discrepanza significativa tra le aspettative di KKR, basate su una due diligence presumibilmente solida, e le reali performance di FiberCop.
Le proiezioni presentate dal management indicano un ammanco di ben 2 miliardi di euro di EBITDA cumulato nei prossimi cinque anni rispetto al business plan originario. Un divario che mette a rischio i generosi dividendi promessi agli investitori, tra cui spiccano colossi come il fondo sovrano di Abu Dhabi (Adia) e il fondo pensione canadese CPP Investments, oltre al Tesoro Italiano e F2i.
L’ira degli investitori, in particolare di Adia, è comprensibile. Come è possibile che, a distanza di pochi mesi da una due diligence definita “solida”, i numeri si discostino del 20%? Le ragioni addotte dal management di FiberCop sono molteplici e riflettono le sfide del mercato italiano:
- Lenta adozione della fibra: Le famiglie italiane passano alla fibra più lentamente del previsto, preferendo in alcuni casi altre tecnologie o altri operatori. La fibra, seppur tecnologicamente superiore, non sta decollando con la velocità auspicata, anche perché il mercato sta offrendo delle alternative, da Eolo a Starlink.
- Calo dei ricavi da connettività: La competizione nel settore è feroce e incide sui ricavi. Nuovi operatori e offerte aggressive erodono i margini.
- Aumento dei costi: L’inflazione, i costi del lavoro e gli investimenti in IT pesano sui bilanci.
- Cancellazione contratti: La perdita di un contratto da 100 milioni di euro con Telecom Italia, probabilmente legata alle dinamiche di mercato e alla riorganizzazione del settore, ha avuto un impatto significativo.
- Complessità del carve-out: Lo scorporo da Telecom Italia ha generato inefficienze e costi imprevisti.
- Regolamentazione stringente: Il settore delle telecomunicazioni in Italia è altamente regolamentato e soggetto a rischi difficili da prevedere. La burocrazia e le normative possono rallentare lo sviluppo e aumentare i costi.
- Geografia complessa: La conformazione geografica dell’Italia rende costosa e complessa la posa della fibra in alcune aree remote. Chi ha investito non ha perso il tempo nel prendere un’automobile farsi un giro per il nostro Paese, ha agito sulla carta, dove tutti i terreni sono pianeggianti. La nostra popolazione è molto più sparsa di molti paesi europei, quindi raggiungerla è molto più complesso.
Problemi Italiani, Problemi per KKR
La vicenda FiberCop è un campanello d’allarme per gli investitori stranieri in Italia. Evidenzia la difficoltà di replicare modelli di business di successo in un contesto economico e regolatorio complesso come il nostro. Il fatto è che non tutto il mondo è uguale e le ricette applicate in Nebraska, magari, non sono adatte all’Umbria.
Le infrastrutture digitali, pur strategiche, si scontrano con la lentezza della burocrazia, la complessità del mercato e una domanda che non sempre risponde alle aspettative. La popolazione italiana invecchia, e quindi non ha molto interesse nello spendere per la fibra.
Per KKR, l’operazione FiberCop rischia di trasformarsi da trionfo a grattacapo. La stretta di vite sulla gestione, l’arrivo di manager fidati e la revisione del business plan sono tentativi di correre ai ripari. Resta da vedere se questi interventi saranno sufficienti a rimettere in carreggiata un investimento che, per ora, sembra più un problema che una promessa di guadagno. La fibra italiana, per KKR, si sta rivelando più indigesta del previsto.
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