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John Maynard Keynes: una breve guida all’economista più influente del XX secolo

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Chi era Keynes, spesso citato, a proposito o a sproposito, nelle discussioni di carattere economico? Senza volervi obbligare a leggere un libro di economia, vogliamo fornirvi qualehe informazione di base.

Chi è John Maynard Keynes

John Maynard Keynes (1883-1946) è stato uno dei più influenti economisti e filosofi del XX secolo, noto per aver sviluppato la teoria economica keynesiana e per aver partecipato alle principali conferenze internazionali del suo tempo.

Keynes nacque a Cambridge da una famiglia di intellettuali. Studiò matematica a Eton e al King’s College di Cambridge, dove entrò in contatto con la filosofia di Alfred North Whitehead e Bertrand Russell. Si interessò anche alla politica, alla letteratura e all’arte, e divenne membro del Bloomsbury Group, un circolo di artisti e scrittori che includeva Virginia Woolf, Lytton Strachey e Duncan Grant, con cui Keynes ebbe una relazione omosessuale.

Durante la prima guerra mondiale, Keynes lavorò come funzionario del Tesoro britannico e fu inviato alla conferenza di pace di Versailles nel 1919. Qui si oppose alle dure condizioni imposte alla Germania, che riteneva ingiuste e dannose per la stabilità dell’Europa. Scrisse un libro critico sul trattato, intitolato Le conseguenze economiche della pace, che ebbe un grande successo e lo rese famoso.

Negli anni venti, Keynes si dedicò all’attività accademica, finanziaria e culturale. Fu docente di economia a Cambridge, direttore della Banca d’Inghilterra, editore della rivista Economic Journal e mecenate di vari artisti e scrittori. Nel 1925 sposò Lydia Lopokova, una ballerina russa dei Ballets Russes, con cui ebbe un matrimonio felice. Keynes era bisessuale e prima del matrimonio aveva avuto diverse relazioni omosessuali.

Nel 1936 pubblicò la sua opera più famosa, Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, in cui elaborò una nuova teoria economica basata sull’importanza della domanda aggregata e del ruolo dello Stato nell’intervenire nell’economia per garantire la piena occupazione e la stabilità dei prezzi.

Nonostante le attribuite esperienze omosessuali giovanili, Keynes si sposa felicemente. La moglie di John Maynard Keynes era Lydia Lopokova, una ballerina russa di grande talento. Si incontrarono nel 1918 e si sposarono nel 1925. Lydia era famosa per il suo lavoro con i Balletti russi di Serge Diaghilev e aveva una carriera di successo nel mondo della danza. Nonostante provenissero da mondi molto diversi, il loro matrimonio fu appassionato e affettuoso.

Lydia Lopokova

Lydia sostenne Keynes nelle sue attività accademiche ed economiche, e spesso lo aiutava a rilassarsi con il suo spirito vivace e la sua passione per l’arte. La loro relazione fu caratterizzata da un profondo affetto e rispetto reciproco, contribuendo alla vita personale e professionale di entrambi. Lydia Lopokova divenne una figura importante nella cerchia intellettuale dell’epoca e lasciò un’impronta duratura nella storia accanto al noto economista.

Durante la seconda guerra mondiale, Keynes riprese il suo ruolo di consigliere del Tesoro e negoziò con gli Stati Uniti i prestiti necessari per finanziare lo sforzo bellico britannico. Inoltre, partecipò alla conferenza di Bretton Woods nel 1944, dove propose un sistema monetario internazionale basato su una moneta universale chiamata bancor. Il suo progetto fu però respinto a favore di quello americano basato sul dollaro.

Keynes morì nel 1946 a Tilton, la sua casa di campagna nel Sussex, per un attacco cardiaco. Fu sepolto nel cimitero della chiesa di St Peter a Firle. La sua eredità intellettuale è ancora oggi oggetto di studio e dibattito tra gli economisti e i filosofi.

John Maynard Keynes e il suo ruolo durante, e dopo, la Grande Guerra

Keynes abbandonò l’Università di Cambridge per lavorare al Tesoro nel 1915. Lavorò ogni giorno per dare sostegno agli sforzi di guerra durante il primo conflitto mondiale. Ciò diede fastidio ai membri pacifisti del Gruppo Bloomsbury del quale Keynes faceva parte. Lytton Strachey, membro del gruppo e suo carissimo amico gli inviò una lettera nel 1916 interrogandolo sul perché lavorasse ancora al Tesoro. Keynes si guadagnò quasi subito una reputazione come uno degli uomini più capaci e abili del Tesoro e per questo fu mandato alla conferenza di Versailles come consigliere del Governo inglese1

Keynes si oppose alle dure condizioni imposte alla Germania, che riteneva ingiuste e dannose per la stabilità dell’Europa. Scrisse un libro critico sul trattato, intitolato Le conseguenze economiche della pace, che ebbe un grande successo e lo rese famoso. Nel libro, Keynes sosteneva che le riparazioni dei danni di guerra da parte della Germania erano insostenibili e avrebbero provocato povertà, disoccupazione, inflazione, instabilità politica e sociale, e forse una nuova guerra. Keynes proponeva invece una pace basata sulla cooperazione economica, sull’annullamento dei debiti di guerra, sulla riduzione delle barriere commerciali, sulla creazione di un’Unione europea e di una moneta comune3.

Keynes rassegnò le dimissioni dal Tesoro nel giugno 1919, in segno di protesta contro il trattato. Scrisse una lettera a Lloyd George, il primo ministro britannico, in cui esprimeva la sua delusione e la sua preoccupazione: «Qui non posso più fare nulla di buono. Anche in queste angosciose ultime settimane, ho continuato a sperare che trovaste il modo di fare del trattato un documento giusto e conveniente. Ma ora è troppo tardi, evidentemente. La battaglia è perduta». Aveva trogicamente ragione, come insegnò l’ascesa al potere di Hitler.

Keynes tornò a Cambridge, dove riprese la sua attività accademica e finanziaria. Continuò a scrivere saggi e articoli in cui criticava il trattato di Versailles e proponeva soluzioni alternative per la ricostruzione dell’Europa. Fu anche coinvolto in varie iniziative umanitarie e culturali per aiutare i paesi colpiti dalla guerra, in particolare l’Austria e la Germania5.

Keynes fu uno dei primi a prevedere le conseguenze negative del trattato di Versailles e a proporre una visione diversa dell’ordine internazionale basata sulla cooperazione e non sulla competizione. Le sue idee furono in gran parte ignorate o respinte dai governi dell’epoca, ma influenzarono molti intellettuali e politici successivi. Il suo libro Le conseguenze economiche della pace è considerato un capolavoro della letteratura economica e politica del XX secolo

Keynes e la Grande Crisi del 1929

Keynes pensava che la grande crisi del 1929 fosse causata da una caduta della domanda aggregata, ovvero la somma della spesa per il consumo, la spesa per gli investimenti, la spesa pubblica e la spesa per le esportazioni nette. Questa caduta era dovuta a vari fattori, tra cui la speculazione finanziaria, la sovrapproduzione industriale, il protezionismo commerciale, la rigidità dei prezzi e dei salari, la propensione al risparmio delle famiglie e la preferenza per la liquidità degli investitori. Keynes riteneva che in una situazione di crisi, il mercato non fosse in grado di raggiungere da solo l’equilibrio, a causa della mancanza di incentivi a consumare e a investire. In questo caso, era necessario che lo Stato intervenisse con una politica fiscale espansiva, in cui aumentava la spesa pubblica e/o riduceva le tasse, per stimolare la domanda aggregata e creare posti di lavoro. Questo effetto era amplificato dal cosiddetto moltiplicatore keynesiano, che affermava che un aumento della spesa pubblica generava un aumento maggiore del reddito e della spesa nell’economia.

Keynes agì per riuscire a minimizzarne le conseguenze sia a livello teorico che pratico. A livello teorico, scrisse numerosi saggi e articoli in cui criticava le teorie economiche liberiste e proponeva le sue idee alternative. A livello pratico, entrò in contatto con il presidente americano Franklin D. Roosevelt, che aveva avviato il New Deal, un programma di riforme economiche e sociali basato sull’intervento statale nell’economia. Keynes apprezzò il New Deal e lo studiò come un esempio di applicazione della sua teoria. Keynes fu anche coinvolto in varie iniziative umanitarie e culturali per aiutare i paesi colpiti dalla crisi, in particolare l’Austria e la Germania.

Keynes ebbe anche un ruolo importante nell’abbandono del Gold Standard da parte del Regno Unito nel 1931. Il Gold Standard era un sistema monetario internazionale basato sul valore dell’oro, che imponeva ai paesi di mantenere una parità fissa tra le loro monete e l’oro. Keynes riteneva che il Gold Standard fosse un ostacolo alla ripresa economica, perché limitava la capacità dei paesi di espandere l’offerta di moneta e di adattare i tassi di cambio alle condizioni economiche. Keynes sostenne che il Regno Unito dovesse abbandonare il Gold Standard e lasciare fluttuare liberamente la sterlina, per poter seguire una politica monetaria espansiva e favorire le esportazioni. Keynes influenzò l’opinione pubblica e i politici con i suoi scritti e le sue conferenze, e contribuì alla decisione finale del governo britannico di uscire dal Gold Standard.

Ecco un discorso, diffuso nei cinegiornali dell’epoca, in cui Keynes difendeva l’uscita dal gold standard.

La scelta di abbandonare il gold standard per una politica espansiva salvò l’industria britannica e la fece trovare pronta alla prova della seconda guerra mondiale.

La teoria economica di Keynes

L’apporto alla teoria economica proveniente da Keynes si basa sulla convinzione che il settore privato non sempre produca i risultati più efficienti per l’economia nel suo insieme, e che quindi sia necessario un certo grado di intervento statale per influenzare la domanda aggregata, in particolare nei periodi di crisi o di recessione.

Keynes introduce il concetto di domanda aggregata. La domanda aggregata è la somma della spesa per il consumo, la spesa per gli investimenti, la spesa pubblica e la spesa per le esportazioni nette. La domanda aggregata determina il livello di produzione e di occupazione nell’economia.

  • Se la domanda aggregata è inferiore alla capacità produttiva dell’economia, si verifica una situazione di sottoccupazione e di deflazione.
  • Se la domanda aggregata è superiore alla capacità produttiva dell’economia, si verifica una situazione di sovraccupazione e di inflazione.

La teoria keynesiana sostiene che in una situazione di sottoccupazione, il mercato non sia in grado di raggiungere da solo l’equilibrio, a causa della rigidità dei prezzi e dei salari, della propensione al risparmio delle famiglie e della preferenza per la liquidità degli investitori. In questo caso, è necessario che lo Stato intervenga con una politica fiscale espansiva, in cui aumenta la spesa pubblica e/o riduce le tasse, per stimolare la domanda aggregata e creare posti di lavoro. Questo effetto è amplificato dal cosiddetto moltiplicatore keynesiano, che afferma che un aumento della spesa pubblica genera un aumento maggiore del reddito e della spesa nell’economia.

La teoria keynesiana si raccorda con il modello IS-LM, che è un modo per rappresentare graficamente l’equilibrio macroeconomico generale in un’economia chiusa, cioè senza scambi con l’estero. Il modello IS-LM si compone di due curve: la curva IS (Investment-Saving) e la curva LM (Liquidity preference-Money supply).

La curva IS mostra la relazione inversa tra il tasso di interesse e la produzione nel mercato dei beni, dove la domanda aggregata è uguale all’offerta aggregata. La curva IS si sposta verso destra quando aumenta uno dei componenti della domanda aggregata (consumo, investimento, spesa pubblica o esportazioni nette).

La curva LM mostra la relazione positiva tra il tasso di interesse e la produzione nel mercato della moneta, dove la domanda di moneta è uguale all’offerta di moneta. La curva LM si sposta verso destra quando aumenta l’offerta di moneta o diminuisce la preferenza per la liquidità.

L’intersezione tra le due curve indica il livello di produzione e il tasso di interesse che assicurano l’equilibrio simultaneo nei due mercati. Il modello IS-LM permette di analizzare gli effetti delle politiche fiscali e monetarie sull’economia.

Secondo il modello IS-LM, una politica fiscale espansiva (aumento della spesa pubblica o riduzione delle tasse) provoca uno spostamento verso destra della curva IS e un aumento del livello di produzione e del tasso di interesse. Questo effetto può essere parzialmente o totalmente compensato da una politica monetaria restrittiva (riduzione dell’offerta di moneta o aumento della preferenza per la liquidità), che provoca uno spostamento verso sinistra della curva LM e una riduzione del livello di produzione e del tasso di interesse.

Al contrario, una politica monetaria espansiva (aumento dell’offerta di moneta o riduzione della preferenza per la liquidità) provoca uno spostamento verso destra della curva LM e un aumento del livello di produzione e una riduzione del tasso di interesse. Questo effetto può essere parzialmente o totalmente compensato da una politica fiscale restrittiva (riduzione della spesa pubblica o aumento delle tasse), che provoca uno spostamento verso sinistra della curva IS e una riduzione del livello di produzione e un aumento del tasso di interesse.

Keynes e la seconda guerra mondiale

Keynes riprese il suo ruolo di consigliere del Tesoro durante la seconda guerra mondiale e fu coinvolto in varie questioni finanziarie e monetarie. In particolare, negoziò con gli Stati Uniti i prestiti necessari per finanziare lo sforzo bellico britannico, che erano condizionati alla rinuncia del Regno Unito al Gold Standard e all’accettazione del dollaro come moneta di riserva internazionale. Keynes si oppose a queste condizioni, che riteneva sfavorevoli per il Regno Unito e per l’Europa, ma dovette accettarle per ottenere i fondi.

Keynes partecipò anche alla conferenza di Bretton Woods nel 1944, dove si discusse della creazione di un nuovo sistema monetario internazionale dopo la guerra. Keynes propose un sistema basato su una moneta universale chiamata bancor, che sarebbe stata emessa da un’istituzione internazionale chiamata Clearing Union. Il bancor avrebbe avuto un valore fisso rispetto all’oro e sarebbe stato usato per le transazioni commerciali tra i paesi. Il sistema avrebbe imposto ai paesi con surplus o deficit commerciali di adeguare le loro politiche economiche per raggiungere l’equilibrio. Keynes riteneva che il suo sistema fosse più equo e stabile di quello basato sul dollaro.

Il progetto di Keynes fu però respinto a favore di quello americano, proposto da Harry Dexter White, che prevedeva la creazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale. Il sistema americano si basava sul dollaro come moneta di riserva internazionale, che era convertibile in oro a un tasso fisso. Gli altri paesi dovevano mantenere tassi di cambio fissi rispetto al dollaro e potevano ottenere prestiti dal FMI in caso di difficoltà. Il sistema americano favoriva gli Stati Uniti e i paesi con surplus commerciali, mentre penalizzava i paesi con deficit commerciali.

Keynes accettò il compromesso con riluttanza e contribuì alla stesura degli accordi finali. Tuttavia, rimase insoddisfatto del risultato e temette che il sistema americano fosse instabile e iniquo. Keynes morì nel 1946, prima che il sistema entrasse in vigore. La sua eredità intellettuale è ancora oggi oggetto di studio e dibattito tra gli economisti e i politici.

Critiche all’economia keynesiana

L’economia keynesiana ha ricevuto numerose critiche da parte di altre scuole di pensiero economico, che ne hanno messo in dubbio l’efficacia, la coerenza e la sostenibilità. Tra le principali critiche, possiamo citare le seguenti:

  • La critica monetarista: questa critica è stata formulata dalla scuola di Chicago, il cui principale esponente è stato Milton Friedman. I monetaristi sostengono che i ricorrenti squilibri del sistema economico hanno cause prevalentemente monetarie, sicché lo strumento più idoneo a garantire la stabilità è costituito dalle manovre poste in essere dalle banche centrali per regolare la quantità di mezzi di pagamento in circolazione (politica monetaria). La politica monetaria è ritenuta preferibile rispetto a quella fiscale anche sotto il profilo delle tempestività, in quanto le manovre sulle entrate e le spese pubbliche vengono attuate mediante procedure legislative e amministrative piuttosto lunghe e complesse.
  • La critica della scelta pubblica: questa critica è stata formulata da James M. Buchanan e dalla sua scuola delle scelte pubbliche. I sostenitori della scelta pubblica osservano che in una democrazia rappresentativa gli organi politici devono rispondere alle richieste dei propri elettori e, in genere, sono restii a effettuare scelte di politica fiscale che possano apparire impopolari o provocare tensioni sociali. Gli interventi di finanza funzionale sono attuati con facilità (e a volte con leggerezza) quando si tratta di espandere la spesa pubblica o alleggerire la pressione dei tributi, mentre vi sono non poche remore di fronte alla necessità di provvedimenti restrittivi.
  • La critica della nuova macroeconomia classica: questa critica è stata formulata da Robert Lucas e dalla sua scuola della nuova macroeconomia classica. I nuovi classici contestano l’efficacia della politica fiscale basandosi sul concetto di aspettative razionali, secondo cui gli agenti economici sono in grado di prevedere le conseguenze delle azioni del governo e di adeguare il loro comportamento di conseguenza. In particolare, gli agenti economici anticipano che un aumento della spesa pubblica finanziato con il deficit dovrà essere compensato in futuro da un aumento delle tasse o da una riduzione della spesa stessa. Pertanto, essi aumentano il loro risparmio per far fronte al futuro onere fiscale, annullando l’effetto moltiplicatore della spesa pubblica. In realtà questa critica spesso sopravvaluta la capacità previsionale degli agenti e la loro razionalità.

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