Difesa
L’Iran potrebbe riavviare l’arricchimento di uranio in pochi mesi, un annuncio choc che smentisce i raid
Nonostante gli attacchi, l’Iran potrebbe riprendere l’arricchimento di uranio in pochi mesi. Il capo dell’AIEA svela dettagli inediti che mettono in dubbio l’efficacia dei raid.

Un’ombra inquietante torna a stagliarsi sul programma nucleare iraniano, gettando nello sconcerto la comunità internazionale. Dopo i massicci e devastanti attacchi aerei condotti da Israele e dagli Stati Uniti, che si presumevano aver paralizzato il programma atomico di Teheran per anni, arriva una notizia che riscrive il copione in modo drammatico.
Il capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Rafael Grossi, ha rivelato ai giornalisti che l’Iran potrebbe riprendere l’arricchimento di uranio entro pochi mesi.
Un’affermazione che suona come una doccia fredda, specialmente considerando che, solo poche settimane fa, un’ondata di bombardamenti senza precedenti aveva colpito le strutture nucleari iraniane. A metà giugno, un’enorme campagna di attacchi israeliani è stata seguita a ruota dagli attacchi aerei statunitensi, con l’obiettivo dichiarato di distruggere le strutture chiave del programma.
Danneggiato ma non distrutto: la cruda realtà
Mentre il dibattito sui danni effettivi è ancora aperto, la maggior parte dei funzionari, compresi quelli iraniani, concorda sul fatto che i siti siano stati seriamente danneggiati. La stessa AIEA aveva precedentemente stimato un arretramento del programma di 5-8 anni.
Eppure, il nuovo annuncio di Grossi spiazza tutti. Qual è la logica dietro una dichiarazione così audace? Grossi sostiene che alcune risorse critiche per il programma “sono ancora in piedi”. Un’ipotesi agghiacciante è che l’Iran possa aver spostato parte del suo uranio arricchito dai siti nucleari prima degli attacchi.
In un’intervista con CBS News riportata dalla CNN, Grossi ha spiegato che la base di conoscenza e la capacità industriale dell’Iran non sono state completamente spazzate via. Ha anche ricordato che l’AIEA ha trovato in passato tracce di uranio arricchito in siti non dichiarati e che l’Iran non ha fornito risposte credibili al riguardo per anni.
Grossi ha ribadito che, sebbene l’Iran non possieda armi nucleari, l’agenzia non può verificare che il programma sia interamente pacifico. “Possono avere, direi nel giro di mesi, qualche cascata di centrifughe che girano e producono uranio arricchito, o meno”, ha dichiarato Grossi.
La pericolosa “logica della clessidra”
Grossi ha anche messo in guardia contro le semplificazioni dell’intelligence, come l’idea che il programma sia stato “bloccato per due mesi” o che ci vorranno “anni per ricostruire”, definendole fuorvianti. La realtà, ha spiegato, dipende dalla capacità che si misura, e la capacità tecnica dell’Iran rimane intatta.
“Questo approccio della clessidra per le armi di distruzione di massa non è una buona idea… Se lo desiderano, saranno in grado di ricominciare a farlo”, ha detto a CBS News. Per quanto riguarda le scorte esistenti, gli esperti ritengono che l’Iran possa avere circa 408,6 kg di uranio stoccati in un luogo sicuro.
Questo uranio sarebbe arricchito al 60%, un livello ben al di sopra di quello richiesto per l’energia civile ma inferiore a quello per le armi (che richiede circa il 90%). Se ulteriormente raffinato, questo materiale basterebbe per costruire circa nove bombe nucleari. “Non sappiamo dove si trovi questo materiale”, ha ammesso Grossi a CBS News.
Sospensione della cooperazione e misteri irrisolti
“Quindi, una parte potrebbe essere stata distrutta nell’attacco, ma una parte potrebbe essere stata spostata. Per questo, a un certo punto, dovrà esserci un chiarimento”, ha aggiunto. Queste preoccupazioni si aggravano ulteriormente con la decisione di Teheran di sospendere la cooperazione con l’AIEA a seguito dei recenti attacchi.
Ciò include il divieto per le squadre dell’agenzia di ispezionare i siti danneggiati, in particolare la loro centrale di arricchimento di uranio a Fordow. “Dobbiamo essere in grado di accertare, di confermare cosa c’è, dove si trova e cosa è successo”, ha spiegato Grossi.
Le preoccupazioni di Grossi, tuttavia, sembrano contraddire non solo le precedenti dichiarazioni dell’AIEA, ma anche la linea ufficiale dei funzionari statunitensi. Il Presidente Donald J. Trump, per esempio, ha pubblicamente affermato che gli attacchi hanno bloccato il programma nucleare iraniano per “decenni”.
Il Presidente Trump ha anche espresso dubbi sul fatto che l’Iran abbia spostato l’uranio, poiché non avrebbe avuto abbastanza preavviso. Nonostante questa contraddizione di vedute, il Segretario di Stato Marco Rubio ha elogiato l’AIEA per i suoi continui sforzi di monitoraggio.
Tutto questo appare un colossale gioco delle parti in cui ciascuno dice una cosa diversa dagli altri, e nessuna verificabile. I pochi che anno un quadro chiaro, i responsabili iraniani del programma nucleare, si guardano bene dal rivelare informazioni utili. Il rischio è evidente: che fra qualche settimana riomincino le azioni israeliane o USA in Iran, anche perché lo spazio d’intervento è limitato prima che l’Iran migliori le proprie difese. La situazione non è risolta, anzi si è ingarbugliata ancora di più.
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