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IRAN: ACCORDO CON LA CINA E URANIO A LIVELLO MILITARE PER IL 2020. Però BOLTON LICENZIATO potrebbe cambiare le cose

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La situazione delle relazioni fra USA (ed Occidente) ed Iran si sta facendo sempre più complicata. Dopo il colpo di scena del mancato incontro in Francia fra il ministro degli esteri di Teheran ed il Presidente americano Trump, fallimento dovuto pare più a Pompeo che al Presidente, vi è stato un cambio di scena piuttosto marcato nel settore.

Prima di tutto Pechino e Teheran hanno firmato un accordo a lungo termine per l’esportazione di petrolio dall’Iran a prezzo scontato, il tutto ignorando completamente le sanzioni imposte da Washington ed il desiderio di portare l’export persiano a zero. Si tratta di un colpo molto forte alla supremazia di Trump, che, tra l’altro, avrà degli effetti negativi molto forti sui mercati finanziari mondiali: infatti la recente schiarita è stata dovuta essenzialmente dovuta alla possibilità di una ripresa dei colloqui cino americani ad ottobre, ma il fatto che Pechino diventi sempre più indipendente dal punto di vista energetico, anzi che questo avvenga  facendo un favore al peggior avversario attuale dell’America, permettendogli di esportare incassando preziosa valuta estera e, soprattutto, assicurandosi delle fornire industriali. Il trattato prevede che il petrolio venga venduto con uno sconto del 20%, un bel vantaggio competitivo per le aziende cinesi,  e potrebbe giungere anche ai 2 milioni di barili al giorno che costituiva la produzione iraniana prima delle sanzioni USA.

Questo accordo non potrà che far ulteriormente infuriare il presidente USA, rendendo assai improbabile un accordo prima delle prossime elezioni a novembre 2020. Inoltre si innesta nel tentativo, comune  fra Cina e Russia, di superare il dominio del dollaro, e su questa strada si incardina l’emissione di un debito pubblico russo in Yuan Renmimbi.

Però questo non è l’unico problema per l’Occidente. Infatti, secondo report affidabili, entro la fine del 2020 l’Iran avrà raggiunto un livello tecnologico tale da poter arricchire l’uranio al 20%, cioè ad usi civili. Da quel momento il passaggio al livello successivo, cioè l’arricchimento più elevato, per uso bellico, sarà solo una questione di tempo.

Il problema è che a questo punto l’intervento militare israeliano sarebbe quasi certo, come accadde contro l’Iraq di Saddam negli anni ottanta e nel 2009 contro la Siria di Assad. Questo scatenerebbe un conflitto senza molte vie d’uscita.

Per arrestare il programma, o porlo completamente sotto il controllo AIEA,  l’Iran vuole una linea di credito da 15 miliardi di Euro necessaria per le proprie industrie e per esportare petrolio. Fino a ieri Trump sembrava irremovibile sulla questione, ma oggi è giunta la notizia del licenziamento del superfalco John Bolton, orami EX consigliere alla sicurezza nazionale. Questo è indice  di un cambiamento di rotta del Presidente, già avvertito con le recenti aperture alla Cina, all’apertura alla Russia con l’invito al G7 e che potrebbe portare ad un cambiamento di rotta anche con l’Iran.


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