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Inflazione: alla fine è arrivata anche in Giappone: che farà la Bank of Japan?

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Alla fine l’inflazione è arrivata anche in Giappone, dove non si vedeva da un po’ di anni. I prezzi al consumo in Giappone sono aumentati del 2,5% anno su anno ad aprile 2022, il massimo da ottobre 2014, dopo un aumento dell’1,2% un mese prima. L’ultimo dato ha segnato anche l’ottavo mese consecutivo di inflazione annuale, con i prezzi dei generi alimentari in aumento al ritmo più veloce degli ultimi 7 anni (4% contro 3,4% a marzo). Ulteriori pressioni al rialzo sono arrivate anche dal costo del carburante, luce e acqua (15,7% contro 16,4%), vestiti e calzature (0,8% contro 0,7%), cultura e svago (1,3% contro 1,3%), alloggi (0,4% contro 0,3%). %), mobili (2,3% contro 0,4%), istruzione (0,9% contro 1,4%) e vari (1,2% contro 1%). Allo stesso tempo, il costo del trasporto è sceso dello 0,2%, molto meno del calo del 7% di marzo. Nel frattempo, i prezzi delle cure mediche sono ulteriormente diminuiti (-0,7% vs -0,4%). I prezzi al consumo core sono aumentati del 2,1% su base annua, l’ottavo mese consecutivo di aumenti e il massimo da marzo 2015, in linea con le previsioni e battendo l’obiettivo del 2% della BoJ per la prima volta in sette anni. Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,4% ad aprile, allo stesso ritmo dei due mesi precedenti.

 

L’indice principale dei prezzi al consumo in Giappone, che esclude i prodotti alimentari freschi ma include i costi del carburante, al contrario di quanto accade in altri paesi, è balzato del 2,1% nell’aprile 2022 rispetto all’anno precedente, raggiungendo il massimo da oltre sette anni e superando l’obiettivo del 2% della Banca del Giappone, guidato da un yen debole e aumento dei costi dell’energia e di altre materie prime. Anche l’inflazione core è aumentata per gli otto mesi consecutivi e ha accelerato da un aumento dello 0,8% a marzo.

Questo indicatore è importante perché è quello seguito dalla Bank of Japan per guidare la politica monetaria. Anche in questo caso la  la BoJ ha spazzato via le pressioni inflazionistiche e ha affermato  che sono solo questioni “transitorie”.

“Non è necessario inasprire la politica monetaria in risposta a una tendenza transitoria, al contrario di una sostenuta”, ha detto ad aprile il capo della BoJ Haruhiko Kuroda a un parlamento nervoso.

Lo yen si è svalutato tutto l’anno (tranne che per un rimbalzo degli ultimi giorni), da qui derivano parte di quelle pressioni inflazionistiche, poiché il crollo del tasso di cambio dello yen rispetto al dollaro fa sì che materie prime e materie prime importate, compresi cibo ed energia materie prime, molto più costose.

Lo yen è precipitato nei confronti del dollaro perché la BoJ si rifiuta di cambiare il suo tasso di riferimento negativo e il controllo della curva dei rendimenti, anche se la Fed è ora alle prese con l’inflazione e i rendimenti statunitensi sono aumentati. Data l’incoscienza della BoJ, lo yen ha pagato il prezzo e la BoJ ha così contribuito a importare l’inflazione.

Comunque la BOJ doveva fare qualcosa di fronte a questa svalutazione e aumento dell’inflazione, e lo stava facendo  rallentando gli acquisti di titoli di stato. Poi però ha dovuto riprenderli, e anche in modo massiccio

La BOJ ha dovuto riprendere gli acquisti nell’ambito della sua “Politica di controllo dei tassi di interessi”, che non possono superare lo 0,25%. Però questo rende ancora più difficile difendere lo Yen, e la svalutazione dello yen potrebbe importare anche più inflazione.

Un bel problema per la BOJ.

 


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