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La Cina svela il gioco: “Non vogliamo la sconfitta russa!” Un terremoto per la UE e l’Ucraina

Una dichiarazione clamorosa della Cina getta un’ombra oscura sul futuro dell’Ucraina: “Pechino non può permettersi una sconfitta russa”. L’incontro segreto tra il ministro Wang Yi e la UE rivela tensioni inimmaginabili, minacciando il summit di luglio. Cosa significa questo per l’Europa, gli USA e la guerra?

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Se quello che riporta il SCMP è corretto, la UE e l’Ucraina si trovano in una situazione veramente molto complessa e se contavano sulla mediazione della Cina hanno preso un grosso granchio.

Secondo quanto riportato dal media, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha dichiarato mercoledì alla responsabile della politica estera dell’UE, Kaja Kallas, che Pechino non può permettersi una sconfitta russa in Ucraina.

Secondo fonti vicine all’incontro, Wang ha espresso il timore che una vittoria ucraina sposterebbe l’attenzione degli Stati Uniti interamente sulla Cina, intensificando le tensioni geopolitiche.

Queste parole, pronunciate durante un lungo confronto di quattro ore a Bruxelles, hanno sorpreso per la loro franchezza, contraddicendo la posizione ufficiale cinese di neutralità nel conflitto. Una lezione di Realpolitik che l’Eruopa, completamente stordita dall’ideologia, ha dimenticato da tempo.

Nonostante le critiche dell’UE, che accusa Pechino di fornire a Mosca componenti a duplice uso, Wang ha negato ogni sostegno militare o finanziario diretto alla Russia, sottolineando che, in caso contrario, la guerra sarebbe già finita. Tuttavia, la Cina non ha mai condannato l’invasione russa e mantiene stretti legami diplomatici ed economici con Mosca, alimentando le frustrazioni europee.

Il dialogo, descritto come rispettoso ma teso, ha messo in luce le profonde divergenze tra Cina e UE, a sole tre settimane da un importante summit bilaterale previsto per il 24 e 25 luglio a Pechino e nella provincia di Anhui che, a questo unto, rischia di essere già fallito in partenza.

Combattimenti in Ucraina

Infatti Wang ha lasciato intendere che il summit potrebbe essere accorciato, segnale di un malcontento cinese per le posizioni dell’UE, inclusa la prossima blacklist di due banche cinesi per presunte violazioni delle sanzioni contro la Russia. Wang ha promesso ritorsioni se le misure saranno confermate.

Sul fronte commerciale, l’UE continua a contestare le pratiche cinesi, come il dumping e i sussidi, e si trova in difficoltà per le restrizioni di Pechino sulle esportazioni di terre rare e magneti, essenziali per settori come l’aeronautica, l’automotive e l’elettronica.  Wang non ha offerto soluzioni strutturali, limitandosi a evidenziare una riduzione dei tempi per le licenze di esportazione, una risposta giudicata “dismissiva” da fonti europee.

Il conflitto in Ucraina rimane una delle principali fonti di attrito. L’UE vede la prolungata durata della guerra come un possibile vantaggio strategico per Pechino, che potrebbe beneficiare della distrazione americana.

Nel frattempo, le mosse del presidente USA Donald Trump, che ha minacciato di abbandonare Kyiv e ha sospeso alcune forniture di munizioni per timore di scorte limitate, rafforzano i timori cinesi di un futuro scontro diretto con Washington.

L’incontro, interrotto da una cena loffia, quindi in stile di Bruxelles, lascia presagire un summit inconcludente, anzi fallimentare in partenza, che forse sarebbe meglio evitare tout court, magari per motivi tecnici. Wang, dopo Bruxelles, si è diretto a Berlino per incontrare il nuovo ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul e il cancelliere Friedrich Merz, per parlare con chi veramente comanda in Europa, per poi proseguire verso Parigi e avere un contatto con il governo francese, che pensa di contare.

La Cina, nel suo resoconto ufficiale, ha minimizzato le tensioni, sottolineando l’assenza di conflitti fondamentali con l’UE, ma, a questo punto, per gli Europei non resta che tentare di ricostruire un buon rapporto con Trump. Chi pensava di avere una sponda con Pechino ha preso un grosso abbaglio.


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